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domenica, Novembre 24, 2024
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Autonomia differenziata, scuola e livelli di responsabilità

Vito Pirruccio torna a parlarci di autonomia differenziata e, nello specifico, degli effetti che avrà sulla scuola pubblica.

Vito Pirruccio

Il livello di discussione in materia di Autonomia Differenziata assume, spesso, i contorni della tifoseria e rischia di non farci entrare nel merito della questione. L’impatto sulla scuola, ad esempio, passa dall’allarme “spacca Italia”, al servizio che migliorerà a vista d’occhio in nome dei famosi LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), con risorse finanziarie aggiuntive che vediamo solo negli annunci propagandistici.

Ma procediamo per gradi.

Innanzitutto, come si determinano i LEP per la scuola? Per quanto ne sappia la Scuola ha avuto da sempre i LEP dal momento storico in cui è passata in mano allo Stato. Si tratta dei famosi Programmi Ministeriali, spesso arbitrariamente tanto bistrattati. C’è, infatti, tra i pedagogisti e le donne e gli uomini di scuola un antico dibattito se occorre seguire pedissequamente i programmi o meno, ma ciò attiene alla didattica non al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento. L’insegnante, previa un’oculata programmazione collegiale, individua, traccia e attua un determinato percorso didattico partendo dai livelli iniziali dell’alunno, ma la meta, la finalità, il traguardo sono i livelli di apprendimento di fine percorso fissati dai Programmi Nazionali.  Se viene rimproverato l’insegnante che sta ingabbiato dentro il Programma, non è per disattendere l’obiettivo finale, ma per indurlo alla ricerca di strategie organizzative mirate e per  costruire una didattica a misura di alunni che ha di fronte. Ma i Programmi Nazionali sono i veri Livelli Essenziali di Prestazione che la Scuola ha sempre avuto e dovrà, a mio parere, continuare ad avere. Non devono essere una camicia di forza per chi opera, ma questo faro verso il quale puntare la Scuola lo deve possedere, altrimenti l’anarchia didattica dell’insegnamento porterà alla scuola arlecchino dei saperi e degli apprendimenti.

Perché la Scuola e la Sanità sono i due servizi essenziali a rischio dentro un quadro di Autonomia Differenziata formato arlecchino? Semplice, sono i pezzi di Stato Sociale che assorbono una quantità enorme di risorse pubbliche. Alla Scuola lo Stato destina 50 miliardi (Si rimanda alla Relazione della Ragioneria Generale dello Stato dal titolo: “BUDGET DELLO STATO PER IL TRIENNIO 2022 – 2024 – MINISTERO DELL’ISTRUZIONE”).

Ma se giustamente si temono ritorsioni verso le aree deboli del Paese in questi due settori strategici per la qualità della vita e della democrazia, l’altro problema che sta dietro la discussione sull’Autonomia Differenziata è quello della Responsabilità di gestione di tali risorse. Su questo aspetto dobbiamo essere altrettanto seri e obiettivi nelle analisi. La qualità e l’efficienza della spesa (mi limito per facilità mia di analisi alla Scuola) è un problema che interroga di più le Regioni del Sud rispetto ad altre aree virtuose del Paese. Lo dobbiamo dire a chiare lettere e senza contorsionismi! E, per non annacquare il concetto di Responsabilità, volutamente non prendo in esame le ragioni storiche che ci stanno, non lo nego, ma spesso vengono utilizzate in modo pretestuoso.

Prendiamo in esame un aspetto della Scuola tanto invocato in sede di discussione sulla “povertà educativa”: il Tempo Pieno. In Calabria e nel Sud[1], in generale, il TP è il grande assente e il misero 11%-12% attivato, per quello che è di mia conoscenza, è gonfiato.

In questo periodo dell’anno le Scuole sono alle prese con le iscrizioni e gli Enti Locali assumono impegni (Servizio Mensa e trasporto) che molti comuni (Non tutti per fortuna!) puntualmente a settembre disattenderanno. Vogliamo dirlo con franchezza, senza nasconderci dietro al dito, che questo modo di agire si chiama SPERPERO?

Nel corso del nostro programma “Lo sguardo di I Care!”, in onda su TELEMIA ogni martedì sera, abbiamo visitato la maggior parte dei Comuni della Locride resisi disponibili al confronto sul tema dei servizi scolastici e, salvo rare eccezioni, abbiamo registrato che il Servizio Mensa o inizia ad anno scolastico abbondantemente avviato o, addirittura, non inizia affatto.

L’Autonomia Differenziata in questo caso non può essere invocata come scusante, perché non è, ancora, in vigore. Vi è, invece, una grande questione che attiene alla Responsabilità e che si sposa con il concetto di Autonomia Amministrativa e di Buona Amministrazione. La responsabilità, nel caso in esame, è chiaramente in capo agli amministratori che disattendono gli impegni, però lo Stato e le sue strutture dirigenziali periferiche non possono assistere impotenti a questo disservizio con evidente sperpero di risorse.  Lo Stato avrebbe gli strumenti “repressivi” che, però, inspiegabilmente non utilizza: la revoca della quota parte dell’IRPEF che va agli Enti Locali per trasferimento e la chiamata alla responsabilità patrimoniale in proprio dei soggetti inadempienti, sia attivi che di controllo.

Siccome abbondano gli acronimi uno in più non guasta, per cui, come vi è la necessità di avere i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), vi è, pure, la necessità di avere i LER (Livelli Essenziali di Responsabilità).

Il dibattito sull’Autonomia Differenziata, quindi, è bene centrarlo sui pericoli che incombono sulla tenuta dello Stato unitario come Paese, ma non bisogna mettere la polvere sotto il tappeto dinanzi alle responsabilità che portiamo come classe dirigente e cittadini. Altrimenti, ci accodiamo al coro delle tifoserie e non è il caso. Quello che c’è basta e avanza.

[1] La legge 820/1971 sulla possibilità di restare a scuola anche il pomeriggio è nata nel 1971 per soddisfare bisogni sociali e aiutare l’innovazione, ma non ha ancora trovato la sua piena realizzazione al Sud d’Italia: solo l’11,7% sono gli studenti iscritti alle elementari nelle Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria. In Sicilia e Sardegna a frequentare la scuola a tempo pieno sono solo il 4,2% dei bambini”. Dato da aggiornare tratto da ORIZZONTE SCUOLA https://www.orizzontescuola.it/il-tempo-pieno-non-funziona-al-sud-in-sicilia-e-sardegna-lo-sceglie-solo-il-4/

 

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