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Autonomia differenziata: occorrono parole chiare

Nei prossimi mesi il Consiglio regionale della Calabria dovrà affrontare forse una delle questioni più importanti del regionalismo italiano dal 1970 ad oggi: quello dell’autonomia differenziata. Molte Regioni del Nord hanno chiesto di avere più funzioni ad esse delegate e, quindi, maggiore autonomia su una serie di settori strategici fondamentali per la vita dei cittadini. Il rischio è che si aprano ulteriori divari tra regioni ricche e regioni povere del Paese, come nel sistema scolastico o in quello sanitario.

Il dibattito sull’autonomia differenziata ha assunto in Calabria toni – diciamo la verità – un po’ da farsa. Occorrono parole, infatti, chiare e senza equivoci da parte del mondo politico e istituzionale, non giochetti da equilibristi per cercare di tenere assieme tutto e tutti.

Così non va bene ed occorre dirlo con estrema nettezza.

Nei prossimi mesi il Consiglio regionale della Calabria dovrà affrontare forse una delle questioni più importanti del regionalismo italiano dal 1970 ad oggi: appunto l’autonomia differenziata. Molte Regioni del Nord a diversa guida politica, com’ è ampiamente noto, hanno chiesto di avere più funzioni ad esse delegate e quindi maggiore autonomia su una serie di settori strategici fondamentali per la vita dei cittadini. Il rischio è che si aprano ulteriori divari tra regioni ricche e regioni povere del Paese, come nel sistema scolastico o in quello sanitario.

Su questa frontiera le Regioni del Sud devono (dovrebbero) fare fronte comune. Ora il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nella sua battaglia che lo vede quotidianamente impegnato per la difesa della Calabria, su questo problema cerca comprensibilmente (dal suo punto di vista) di salvare capre e cavoli e accanto alla difesa dei diritti dei cittadini e alla perequazione tra le Regioni aggiunge altre considerazioni che non sono però facilmente compatibili con il disegno di legge di Calderoli, il quale ha inaugurato il 2023 proprio con una visita in Calabria ad Occhiuto. Ma Forza Italia e Lega stanno nello stesso Governo e dunque alla fine si dovrà scegliere da che parte stare.

Lo stesso dicasi per autorevoli esponenti del PD calabrese e meridionale, che devono così giustificare quello che il loro compagno di partito Bonaccini sta facendo in Emilia Romagna, che è perfettamente in linea con i governatori leghisti del nord su questo punto.

Le cose, però, stanno così e le riepiloghiamo per la corta memoria di qualcuno: il tentativo di alcune regioni ricche di trattenere sul proprio territorio il gettito fiscale che lì si ottiene non è altro che un modo per rompere il patto di solidarietà e di unità nazionale cui recentemente si è invece richiamato il presidente della Repubblica con parole chiare e che non si prestano a nessun equivoco. Occhiuto, in quanto esponente di primo piano di un partito della maggioranza di centrodestra che governa il Paese, dovrebbe quindi utilizzare la filiera istituzionale di cui gode per mettere un freno ai suoi alleati di Governo, e in particolare alla Lega, rispetto a questi temi.

Non possiamo permetterci una scuola su base regionale o una sanità regionale e infrastrutture regionali. Questo per un dato evidente e ben preciso: senza una solidarietà nazionale una regione povera come la Calabria potrà essere solo ancora più povera e sganciata dalla locomotiva del Paese. Non è meridionalismo stanco o il solito piagnisteo meridionale, bensì una questione di diseguaglianze, di diversi diritti di cittadinanza che dobbiamo scongiurare a tutti i costi.

Su questo aspetto, il Consiglio regionale calabrese deve far sentire fino in fondo la propria voce. Se il presidente Occhiuto svestirà i panni di leader politico del centrodestra di Governo e tutelerà i diritti dei calabresi, l’opposizione ha annunciato (lo ha detto con chiarezza il consigliere Lo Schiavo) che sarà con lui; se, al contrario, romperà il fronte delle regioni del Meridione e quindi, indirettamente, aprirà una falla, facendo passare senza opporsi la secessione delle regioni ricche, il problema ci sarà e si porrà.

E ci sarà anche per quelle forze politiche calabresi di sinistra che tentano di stare con il piede in due staffe. Bonaccini potrà avere per il suo territorio tutte le ragioni che vuole ma le parole di Mattarella nel suo discorso di fine anno sono un segnale per tutti, a destra come a sinistra. Gli equilibrismi non si fanno ormai neppure al circo equestre: ci pensino partiti e istituzioni calabresi. Ricordiamo infine che il 10 novembre 2022 si è ufficialmente avviata la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare di riforma degli articoli 116 e 117 della Costituzione. L’iniziativa è di un gruppo di cittadini che fanno riferimento al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, con primo firmatario Massimo Villone. All’iniziativa hanno aderito i sindacati della scuola. Sarà necessario raccogliere 50.000 firme entro sei mesi affinché la proposta abbia validità e possa essere trasmessa al Parlamento per la discussione.

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