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Auguri di buon Natale, perché il Natale raggiunge sempre i lontani e coloro che sono stati allontanati

Con le parole di Matteo Lo Presti, la Riviera saluta questo Natale e fa gli auguri a tutti i lettori, nel segno di parole antiche e vecchie tradizioni. Il buon Matteo riporta alcune frasi e parole di don Primo Mazzolari parroco di Bozzolo, paesino vicino a Mantova, che è spesso citato da papa Francesco.

Di Matteo Lo Presti

“Questo Natale è un gran dono fatto alla povera gente. È come tutti gli altri Natali. I Natali che sono passati, i Natali che verranno. Povera gente quella di tanti anni fa, quando Gesù nacque dalla Vergine nella stalla di Gerusalemme; povera gente quella che venne dopo. Povera gente i pastori, i magi, Cesare Augusto, Erode, i sacerdoti. Povera gente sempre, anche se mutano gli imperi, le civiltà le economie. In questo inguaribile contrasto tra noi e il dono, è la sostanza del Natale, il suo significato divino, il suo mistero”. Poche, intense, luminose parole di don Primo Mazzolari parroco di Bozzolo, paesino vicino a Mantova, che per la sua testimonianza coerente del Vangelo ebbe a subire negli anni sessanta oltraggi dalla autorità religiosa. Fino a che Giovanni XXIII non lo accolse (1969) in Vaticano e nell’abbraccio gli sussurrò “Ecco la tromba dello Spirito Santo nella pianura mantovana”. Nato a Boschetto di Mantova (1890) a sessanta anni dalla morte, Mazzolari è spesso citato da papa Francesco “Don Primo era un prete povero, non un povero prete”. E ancora il 17 novembre per la giornata mondiale dei poveri lo citava. “Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie. Il povero è una polveriera, se le dai fuoco, il mondo salta”.

Nelle sue prediche natalizie don Primo si interrogava “Dopo venti secoli ch’egli è venuto, che cosa c’è di cambiato nel mondo?”. E aggiungeva “I poveri, gravati come sono da troppe ingiustizie sono portati a pensare che sia un’irrisione, al loro stare male, questo vangelo, ove la povertà, loro quotidiano affanno è dichiarata una “beatitudine”. Ma Gesù è uno come noi: un povero diavolo che ha pagato come noi paghiamo, che si è lasciato crocifiggere sopra un legno invece di farne una clava. E per colmo i suoi si sono affrettati a tirarlo dall’altra parte, contro i poveri, basta seguire le vicende di questi secoli di civiltà cristiana per averne la prova”.

Aveva portato mistero e scandalo la nascita di Gesù e poi subito leggi persecutorie. E tutti sentiamo soprattutto insieme alla coraggiosa testimonianza di papa Francesco che troppe avidità e troppi cinismi sono stati accumulati intorno alla figura del Cristo nelle sue chiese, sul suo cammino e perfino sulle deviazioni del suo messaggio. Ha tuonato papa Francesco contro l’accumulo di denaro e ha cercato di spiegare che il vangelo insegna solo come farci bastare la povertà.

Crea sgomento che le Parola solidarietà e misericordia, tanto menzionate, esaltino il dono del Natale che è grande e poco esigente. Per i credenti il Natale è una risposta ad una attesa nei confronti di chi accetta il Dio che si è fatto uomo, per misurare il nostro impegno verso i lontani. Per i laici occasione di riflettere sulla dimensione di un quotidiano lacerato da troppe tragedie e tormentato da disperate mortificazioni degli uomini. Ci dobbiamo confrontare con la morte di innocenti e con il pianto delle madri. Il rispetto umano, la possibile bontà è una credibile avventura senza fine. Con l’impegno anche civile di battere il male con amore limpido. Questa la cifra del cristianesimo e di tutti coloro che si battono per dare speranza ad un mondo di pace.

“Natale Natale più soldi al capitale” recitava uno slogan del lontano 1968. Oggi siamo di fronte a responsabilità e a profonde crisi sociali. La consapevolezza di un mondo che vive aridità di prospettiva e di progetto ideale è assai alta: i giovani galleggiano su diffidenze e privazione di valori.

I bambini troveranno davanti al presepio doni affettuosi: così per conciliare un filo autentico tra la fede e la poesia, per sentire insieme la consolazione di una nascita quella di Gesù, che ci mette in ascolto delle sofferenze di tutti gli uomini di buona volontà, che desiderano essere consolati. “Il Natale- ricorda Mazzolari – è come l’alta marea: raggiunge sempre i lontani e coloro che sono stati allontanati”.

Auguri

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