È noto a tutti che la Calabria è la prima regione d’Italia per indennizzi a persone innocenti finite in carcere. In tale contesto, giovedì, la procura di Catanzaro, guidata dal dottor Gratteri, ha dato un ulteriore pennellata al quadro già molto angosciante arrestando quasi 200 persone. Tra questi il sindaco della città di Rende. In questo tipo di inchieste, un politico importante non deve mai mancare, pena il calo di attenzione da parte dell’opinione pubblica.
Il contesto:
Un centinaio di aderenti a “Nessuno tocchi Caino” sono in sciopero della fame per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla diffusa pratica di pena di morte tramite suicidio in carcere. Di questi il 30% era in attesa di giudizio.
Sappiamo, inoltre, che le carceri calabresi sono in pessimo stato e che al loro interno, l’unica autorità riconosciuta è la ‘ndrangheta.
Infine, è noto a tutti che la Calabria è la prima regione d’Italia per indennizzi a persone innocenti finite in carcere.
In tale contesto, giovedì, la procura di Catanzaro, guidata dal dottor Gratteri, ha dato un ulteriore pennellata al quadro già molto angosciante arrestando quasi 200 persone. Tra questi il sindaco della città di Rende, nonché presidente dell’ Anci Calabria.
In questo tipo di inchieste un politico importante non deve mai mancare, pena il calo di attenzione da parte dell’opinione pubblica. La nuova maxi-retata avviene in un momento in cui “Rinascita Scott” si trascina ed agonizza tra stanchezza e noia. L’avvocato Pittelli continua ad essere detenuto, ma è difficile sfuggire alla sensazione che i motivi della sua detenzione abbiano poco da fare con il processo.
Tra l’altro Rinascita Scott, un piccolo processo di provincia gonfiato artificialmente, per impressionare l’opinione pubblica, rischia di saltare nella sua interezza.
A questo punto la strategia della procura è classica, direi quasi obbligata. Bisogna rilanciare e magari alzare la posta.
Spostare la discussione da Pittelli al sindaco Manna e ad altri politici oggi coinvolti. Dai Mancuso alla cosca degli zingari e via dicendo.
Sia chiaro noi non facciamo indagini e non sapremmo farle. Non è questo il nostro mestiere, quindi, non siamo innocentisti e tanto meno colpevolisti.
Continuiamo a credere nella presunzione di innocenza, ed alla necessità di non ferire a morte una persona quando non ricorrono le condizioni indispensabili per l’emissione d’un mandato di cattura. E di abusi, in Calabria, in questi ultimi trenta anni ne sono stati fatti a migliaia, senza mai una pur timida autocritica da parte dei responsabili.
Il risultato è che in Calabria la campagna elettorale è stata aperta da tre colpi di pistola contro la segreteria di un parlamentare, mentre lo stesso si trovava nei locali ed oggi, in piena campagna elettorale, si registra l’ennesima retata che di fatto sposta l’attenzione dell’opinione pubblica dal floscio e moscio dibattito “politico” alla attività dell’antimafia.
Avvantaggiando di fatto i candidati duri e puri.
Una sola certezza la strategia messa in campo in questi anni da noti procuratori antimafia è fallita. È iniziata tanti anni fa sull’esempio di quanto succedeva a Palermo dove magistrati eroici scrivevano la storia facendo luce, almeno parzialmente, sui rapporti oscuri tra mafia e Stato (centrale e periferico), su centinaia di omicidi, di estorsioni e di ricatti mentre in Calabria da “Stilaro” a “Mandamento Jonico” a “Marine” e via dicendo ogni “retata” corrispondeva ad una acclarata strage di innocenti. E per ogni innocente arrestato la ‘ndrangheta conquista mille simpatizzanti.
Così, ancora oggi, la ‘ndrangheta è protagonista e il “Minotauro” dell’antimafia pretende sempre nuove vittime innocenti per mantenersi in vita.