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Asp Catanzaro: l’Unità Medicina Trasfusionale avvia un nuovo protocollo

di Pasquale Maria Natrella

ASP Catanzaro: nell’Unità Operativa Medicina Trasfusionale controllo centralizzato delle terapie anticoagulanti e protocolli per migliorare l’utilizzo di sangue e emoderivati. Si è riunito nei giorni scorsi a Lamezia Terme il Comitato aziendale per il buon uso del sangue (CoBUS) dell’ASP di Catanzaro che ha il compito di definire sistemi di valutazione del consumo di sangue nelle singole Unità operative della ASP di Catanzaro al fine di promuovere la corretta indicazione alla terapia trasfusionale, secondo il principio del corretto rapporto rischio/beneficio. La riunione del comitato è stata presieduta, dal Dottore Nico Fusto, Direttore dell’Unità Operativa Medicina Trasfusionale del Presidio Ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme.

Prospetto dati sull’attività della raccolta sangue:

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Nel corso dell’incontro è stato evidenziato che la raccolta di sangue nel Presidio di Lamezia Terme è aumentata rispetto agli anni precedenti e al contempo si evidenzia una diminuzione dei consumi, l’incremento delle attività ambulatoriali per gli esterni ha consentito un miglioramenti sulla raccolta del plasma. Inoltre è stata ottimizzata la fase di preospedalizzazione con preventivi trattamenti a base di terapie infusionali di farmaci a base di ferro. Dal mese di ottobre il Centro Trasfusionale gestisce la Terapia anticoagulante orale (TAO); questo migliorerà i tempi di consegna dei referti, semplificherà le procedure burocratiche, e aumenterà la compliance (adesione) terapeutica, che registra il grado con cui il Paziente segue le prescrizioni terapeutiche.

Grafici sull’aumento della raccolta del sangue:

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La dotazione strumentale è stata potenziata grazie all’acquistato di un trombolestografo TEG6s, che permetterà di monitorizzare direttamente in sala operatoria i pazienti con alterazioni emostatiche, aumentando la sicurezza dei pazienti durante gli interventi, migliorando e ottimizzando il consumo di sangue, di emocomponenti e di emoderivati. Si sta anche lavorando ad una progettualità che preveda i protocolli operativi per l’attuazione delle trasfusioni a domicilio per i pazienti cronici e/o politrasfusi, che attualmente accedono al Pronto Soccorso, disimpegnando dunque risorse e personale medico e sanitario.

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