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giovedì, Novembre 21, 2024
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Alla Locride serve che alcuni si facciano da parte

Fra le tante cose che davvero servono alla Locride, c’è la necessità che alcuni lascino e mollino la mano. Vi è un ineludibile bisogno di ricambio nella classe dirigente locridea, nei ruoli, apicali, di rincalzo e pubblici. Una società non funziona per amicizia o sentimento, ma funziona, progetta, si evolve, per bravura e capacità.  Occorre dare spazio ai tanti talenti che sono in riva a una stazione, a bordo di un treno  o sopra un aereo.

È che noi sudici siamo sentimentali, e un bel po’ familisti: ci lasciamo prendere dall’affetto, dall’amicizia, dalla famiglia. Così abbiamo riempito gli ospedali, le scuole, i Comuni, gli uffici, di parenti, amici e conoscenti. Abbiamo dimenticato, forse non lo abbiamo mai saputo, che il bene comune è il valore fondante di una società, sta sopra la famiglia, l’amicizia, il sentimento. Si racconta, tra la leggenda metropolitana e la verosimiglianza, che un medico da cui fu portato un ferito abbastanza grave, alzò le mani al cielo ed esclamò, “Qui ci vuole un medico”. Anche a me è capitato, in una prefazione, in una recensione, di esaltare uno scrittore scarso. Mi sembrava male, l’affetto, l’amicizia, la tenerezza. Un inganno innocente, che alla fine nuoce sia al recensito che al recensore, il primo resta quel che è, il secondo perde credibilità. Succede un po’ dappertutto, è accaduto nel passato. Ma affetto, famiglia, sentimento, fanno solo danno se non accompagnati dall’intelligenza. Il vecchio PCI, la vecchia Dc, il PSI, portavano avanti i loro, li ficcavano dappertutto, alla prodizione però associavano spesso il cervello: puntavano sui migliori fra di loro; mettevano la loro gente scegliendo fra i capaci. Così a fare il medico, c’era uno infilato, ma che sapeva portare cure. La deriva generale in posti piccoli è più evidente, il degrado in ogni posto pubblico o di pubblica utilità, rappresenta una zavorra ormai esiziale nella Locride. E, fra le tante cose che davvero servono alla Locride, la necessità che alcuni lascino, mollino la mano, è improcrastinabile. C’è un ineludibile bisogno di ricambio nella classe dirigente locridea, nei ruoli, apicali, di rincalzo e pubblici. Una società non funziona per amicizia o sentimento. Funziona, progetta, si evolve, per bravura, capacità. Che è pure più funzionante se sorretta dall’umanità come sentimento. E chiaramente non è questione di vecchi o di nuovi, vecchismo e nuovismo. Bisogna tornare a portare dentro al bene comune chi sia più in grado di fare il bene di tutti. Continuando a eleggere, assumere, con i criteri dell’amicizia, della famiglia, della posizione di potere, alla fine ci perderanno tutti, il potere, l’amicizia, la famiglia. Il Sud in generale e la Locride in particolare, si stanno, definitivamente, desertificando, per il perseverare di criteri egoistici nella formazione delle classi dirigenti. Che se un avvocato ha un figlio lento e gli lascia lo studio di famiglia, ne avrà nocumento l’ufficio, la famiglia. Il bene comune, i ruoli pubblici, non sono uno studio di famiglia. E alcuni, tanti, dovrebbero chiamare giro, il contesto dovrebbe chiamare giro per loro. Mollare botta e farsi da parte. Dare spazio ai tanti talenti che sono in riva a una stazione, a bordo di un treno o sopra un aereo che si porterà via quelli che davvero potrebbero cambiare le cose. Ecco, fra le innumerevoli cose che servono alla Locride, quella che alcuni lascino è una pre-condizione. 

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