Sono trascorsi due mesi da quando non si hanno più notizie di Alberto Trentini, arrestato in Venezuela. Questa notte il governo Venezuelano ha reso noti alcuni dettagli della situazione, Trentini è stato arrestato con l’accusa di essere in contatto con frange ribelli che stanno organizzando un’insurrezione per destituire Nicolás Maduro. La famiglia ha chiesto al governo italiano di impegnarsi per la sua liberazione: “Da quasi due mesi nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, confidiamo che la Presidente del Consiglio ed i Ministri interessati, si adoperino con lo stesso impegno e dedizione recentemente dimostrati a tutela di una nostra connazionale, per riportare presto e incolume Alberto, in Italia”.
Alberto Trentini si trova in un carcere di Caracas dal 15 novembre, anche se nessuno sapeva il perché fino a stanotte, quando il governo Maduro ha reso noti i motivi dell’arresto di Trentini. Lo hanno arrestato con l’accusa di essere in contatto con frange ribelli che stanno organizzando un’insurrezione per destituire Nicolás Maduro. Per il regime di Caracas, quindi, Alberto Trentini è un terrorista. Si trova nel paese Sudamericano dal 17 ottobre perché collabora come operatore umanitario con “Humanity & Inclusion”, una ONG impegnata nell’assistenza umanitaria alle persone con disabilità. Di lui si hanno poche notizie, si sa solo che il 15 novembre scorso mentre i recava per lavoro dalla capitale Caracas a Guasdualito, è stato arrestato insieme all’autista della Ong che lo accompagnava. Il territorio in cui si trovavano i due è nel sudovest del Venezuela al confine con la Colombia, nello Stato frontaliero di Apure che si sa essere occupato dalla guerriglia. La Dgcim, la Direzione generale del controspionaggio militare utilizzata per far scomparire gli avversari politici, lo avrebbe perquisito e nel suo cellulare avrebbe trovato dei messaggi scambiati con i dissidenti. Secondo l’agenzia di intelligence venezuelano, il 45enne avrebbe usato come copertura l’organizzazione umanitaria per avere libertà di movimento e di contatti. Da allora è detenuto in una una cella del carcere di Caracas, dove vengono portati dai servizi segreti i prigionieri politici. La sua è una delle tante “desapariciones forzadas” (sparizioni forzate).
Il Governo al lavoro
Le informazioni su Trentini sono poche, nessuno purtroppo è riuscito a vederlo, nemmeno l’Ambasciatore Italiano in Venezuela ha avuto la possibilità di incontrarlo o di parlarci. Le sue condizioni al momento quindi non sono note. L’uomo inoltre soffre di problemi di salute e non dispone probabilmente delle medicine necessarie o di beni di prima necessità. Il governo Italiano ha fatto sapere di essersi mosso da tempo: il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato:
«Ho fatto convocare stamani l’incaricato d’affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L’Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare le leggi internazionali e la volontà democratica del suo popolo. Stiamo lavorando in tutti i modi per venire a capo della situazione, nello stesso modo in cui abbiamo lavorato per riportare a casa gli altri italiani da quando siamo al governo, Piperno prima, Sala poi».
Anche Pier Ferdinando Casini ha commentato il caso: «Mi sento in dovere di ricordare pubblicamente che vi sono altri detenuti con passaporto italiano, come Americo de Grazia, del quale il nostro Parlamento ha più volte sollecitato la liberazione».
Più che un caso giudiziario questo sembra sia l’ennesimo caso di quella politica degli ostaggi – copia incolla con Iran – che una dittatura come quella di Maduro porta avanti, in cambio di concessioni o estorsioni dai paesi Occidentali. Il timore è quindi che il cooperante sia finito in una tenaglia internazionale che usa i prigionieri come pedine sullo scacchiere politico. Un caso quindi molto simile a quello della giornalista Cecilia Sala con la differenza che il regime iraniano aveva almeno aperto un canale di comunicazione diplomatico. Il regime Venezuelano di Nicolàs Maduro invece sembra mantenere la linea dittatoriale, se si considera che quello di Alberto Trentino non è neanche l’unico caso di cittadino italiano arrestato in Venezuela. Venerdì scorso è iniziato ufficialmente il terzo mandato consecutivo da Presidente, già al potere dal 2013. I toni del regime però non sembrano migliorati rispetto i precedenti mandati, e piuttosto che una collaborazione con il governo italiano, sembra che Maduro stia alzando muri rimanendo isolato e in silenzio.