In questa prima decade di agosto, abbiamo assistito al grande ritorno del Festival “Ai confini del Sud”. La performance, spalmata su tre giorni, si è tenuta a Locri presso il giardino della Fondazione Zappia. Le scelte artistiche hanno consentito l’ascolto di musiche che si sono tradotte in melodiche emozioni.
Dopo anni di assenza, in questa prima decade di agosto, abbiamo assistito al grande ritorno del Festival “Ai confini del Sud”.
La performance, spalmata su tre giorni, si è tenuta a Locri presso il giardino della Fondazione Zappia.
Il direttore artistico, Massimo Cusato, ha scelto per noi le esibizioni che come sempre sono risultare essere musica sublime per le nostre orecchie. Dai suoni etnici a quelli del jazz: generi contaminati di estrema gradevolezza anche per i pubblici meno avvezzi a questo tipo di note.
Massimo è un percussionista locrese che girando il mondo ha esportato i suoi suoni spingendosi fino ai confini più lontani dai quali sono derivati sodalizi che lo hanno condotto a lavorare con gli artisti più raffinati del panorama internazionale.
È autore del libro “ABC del tamburello tradizionale calabrese” nel quale sono illustrate le principali tecniche per chi intende approcciarsi a questo strumento.
Si sono, quindi, esibiti: Mario Venuti con Tony Canto, Marco Zurzolo Quintet e per finire Tony Bungaro accompagnato da Antonio Fresa al pianoforte.
Mario Venuti è un cantautore di origini per metà siciliane, vissuto a Catania; la sua carriera artistica inizia in una cover band nei locali della movida catanese e si esibisce per i militari statunitensi nella base di Sigonella. Nel 1982, inizia l’esperienza dei Denovo, gruppo musicale rock nato a Catania in cui venuti è sia sax che chitarra che voce. Nel 1994, debutta da solista e nel 1996 progetta un tributo a Franco Battiato dal titolo “Battiato o non Battiato”. Collaborando con Carmen Consoli viene fuori un Venuti più intimista. La sua musica è spigolosa e armonica al tempo stesso, ricercata nell’uso degli aggettivi dalla matrice gutturale che popolano i suoi testi. I contenuti sono riflessioni sulla vita, sull’amore e sull’anima che consentono a ciascuno di rispecchiarsi nei suoi brani. In particolare, il concerto ci ha condotto verso sonorità brasiliane grazie all’accompagnamento del musicista Tony Canto in un connubio tra melodie italiane e tropicali. Venuti e Canto, insieme, esaltano il comune gusto e la nutrita passione per il pop internazionale.
La seconda serata ha visto come protagonista il “Marco Zurzolo quintet”.
Marco Zurzolo è un sassofonista e compositore, diplomato al conservatorio di Napoli, che presto affiancherà alla sua conoscenza classica la cultura jazz. Collabora con vari artisti del panorama musicale italiano e internazionale, è autore di varie colonne sonore per il cinema, la pellicola “In punta di piedi” per la quale ha vinto il premio qualità del Ministero della cultura ne è un esempio. Napoli e la sua agente sono uno stimolo per la sua musica. A Napoli e alla sua gente si devono le emozioni, la poesia, l’eleganza e la tradizione trasformata in musica che diventano contrassegno di qualità e originalità: fusione di suoni e linguaggi, dal jazz alla canzone napoletana passando attraverso le sonorità del Mediterraneo.
Il tutto è un viaggio che rievoca ricordi, sensazioni ed emozioni nell’incantevole città partenopea in un connubio tra musica e società. Il sassofono di Zurzolo guida il quintetto, attraverso la melodica esplorazione dei sentimenti del viver quotidiano unito a un accurata ricerca armonica in un dialogo tra strumenti e un’interlocuzione tra il sassofono, protagonista e il resto della band.
Terza e ultima serata, il cantautore Tony Bungaro accompagnato da Antonio Fresa al pianoforte. Nato a Brindisi, Bungaro esordisce a Sanremo nel 1988, anche se sarà apprezzato più come autore che come cantante. Nella sua carriera, fondamentale sarà la collaborazione con Fiorella Mannoia con l’album “Combattente”. Ha composto alcune colonne sonore e collaborato anche con Massimo Ranieri e altri artisti internazionali. La sua musica è un po’ più levigata rispetto a quella di Venuti ma comunque sempre molto intimista come testimoniano i brani scritti per Fiorella. La musica risulta addolcita grazie all’apporto e al contributo del pianoforte suonato da Antonio Fresa.
La manifestazione ha riscosso il meritato successo. Notevole la presenza e il coinvolgimento del pubblico.
Un grazie va al direttore artistico Massimo Cusato e all’amministrazione comunale di Locri per avergli affidato l’incarico, nello specifico all’assessore alla cultura Domenica Bumbaca che gli ha consegnato il premio “Citta di Locri” nell’ambito del Giugno Locrese per il merito, si legge nella motivazione per aver “rivoluzionato con …profonda intuizione emotiva il mondo delle percussioni…trasformando il tamburello in uno strumento di immenso valore culturale”.
Le scelte artistiche si sono rivelate, infatti, consone a soddisfare quanto e forse anche più di quanto si sarebbe potuto desiderare, consentendo l’ascolto di musiche che si sono tradotte in melodiche emozioni.
Beatrice Macrì