Ci sono persone che non dovrebbero morire mai. Una di queste era Walter Pedullà, professore di Letteratura Italiana, critico letterario, giornalista, per molti famoso come presidente della Rai negli anni novanta, grande studioso della letteratura e della parola. Nato a Siderno, si è laureato a Messina in Lettere, una laurea che forse per i giovani potrebbe sembrerebbe un titolo normale, ma in quegli anni non era facile studiare fino al grado universitario. Infatti molti sono i racconti e gli scritti che si riferiscono a quegli anni difficili del dopoguerra in Italia. Anche nei racconti della mia famiglia, Walter era il giovane studioso con cui si giocava e si condivideva il tempo passato nei rifugi antiaerei nel periodo della seconda guerra mondiale. Oppure il professore di Roma che era vicino di ombrellone a mare durante l’estate. Oppure la voce narrante della nascita e crescita dei maggiori autori calabresi degli anni sessanta, da Mario La Cava a Corrado Alvaro, con cui condivise pure momenti di studio e di vita. Per tutti invece divenne famoso negli anni novanta quando fu nominato presidente della Rai televisione Italiana. Una persona schiva, di poche parole se non si parlava di letteratura, in quel campo era un fiume in piena, conosceva come pochi la letteratura Italiana. La nostra redazione che ha avuto la fortuna di intervistarlo più volte e di discutere con lui di questi ed altri argomenti, lo vuole ricordare con la sua ultima intervista concessa al nostro giornale nel giugno del 2021.
Walter Pedullà: Al cuore non si comanda il mio batte per la Locride
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