Giovanni Albanese partito da Caulonia giovanissimo, è riuscito a Milano a realizzare i suoi obiettivi, aprendo una pasticceria, che è diventata punto d’incontro dei milanesi. Ma il suo pensiero corre a Caulonia, il suo paese, l’antico borgo, affermando che: “Io un’idea la avrei, ma si scontra con la miopia di chi vive ed opera in una bolla stanca e immutevole, di chi non sa guardare oltre i confini localistici…”.
Affermarsi nella vita è possibile, anche partendo dal nulla. Lo dimostra l’esperienza di Gianni Albanese, un giovane cauloniese partito, come migliaia di suoi coetanei in cerca di un avvenire migliore. Dopo una lunga serie di esperienze, talvolta tragiche, il successo, il raggiungimento e l’affermazione dell’idea prefissatasi. Siamo all’Ortica, quartiere periferico di Milano, poco oltre Lambrate. Da qualche anno l’omonima pasticceria è punto di incontro, se non di richiamo dei milanesi.
“E’stata dura, ma alla fine ci sono riuscito”. Gianni ci riceve con il l’orgoglio ed il sorriso che lo caratterizza. Poi si abbandona ad un lungo ed appassionante racconto della sua vita.
“Alla morte di mio padre, siamo nel 1990, non potevo rimanere a Caulonia a contemplare il tempo passare. Allora valigia, treno e via, Milano. Per lunghi mesi, per solidarietà, assieme all’amico con cui sono partito, abbiamo dormito nei container di un cantiere di muratori alle porte della città. È stata una esperienza difficile, dura. Arrivavo da Caulonia dove non mi mancava nulla, però mi sono adeguato, perché avevo una meta da raggiungere. È stata una esperienza breve, per fortuna, poiché zio Mimmo e la sua famiglia mi hanno accolto ed aiutato. Non smetterò mai di ringraziare ognuno di loro, non potrei e non saprei.
Ho iniziato a lavorare in un’azienda farmaceutica. Facevo 380-390 ore di lavoro al mese- ricorda con orgoglio. Eravamo nel 1990/91. Lavoravo tutti i sabato e, quando chiedevano, se c’era qualcuno che avesse voluto svolgere dello straordinario ero sempre attivo e presente. Mi mancava solo di dormire in azienda. Ero presente dal mattino fino a tarda sera. A 21 anni avrei potuto fare il responsabile di magazzino, ma ho rifiutato, perché quella era solo una tappa che avrei dovuto superare quanto prima. Quando raccontavo cosa facevo e quanto guadagnavo a mia madre, stentava a credermi. Guadagnavo più del doppio di quanto avrebbe guadagnato mio padre, se non fosse morto.
È difficile rispondere alla domanda “cosa significa essere un cauloniese a Milano?” – continua – Per me, è stata la voglia di andare per fare qualcosa, per sé e per la famiglia. Comunque, non è detto che uno che ha voglia di fare qualcosa debba necessariametne andare via da Caulonia. Ma, partire da Caulonia per Milano, sentirsi veramente a Milano c’è molta strada da percorrere, non solo quella chilometrica. Bisogna calarsi in una passione con l’ambizione di diventare qualcuno, di esprimere sé stesso. Far sì che la gente veda che quello che tu esprimi e non avrai problemi per entrarci. Ma queste sono prerogative valide in qualunque città del mondo – precisa – Non sono stato solo a Milano. Ho girato il mondo”.
Quali sono le altre tappe del tuo percorso?
Quando guadagnai un bel gruzzoletto ho iniziato a lavorare con delle agenzie immobiliari. Ma la nostalgia del paese, il bisogno di stare vicino a mia madre erano un richiamo fortissimo. Rilevo il bar di piazza Mese, ed anche il bar Stazione di Caulonia Marina. Poi l’incontro con una ragazza australiana mi portò nell’emisfero australe. In Australia, ho rivoluzionato il gusto degli australiani che amano tanto i dolci. Bene, un giorno, in un noto ristorante di Adelaide, faccio servire ai miei ospiti tutti i dolci possibili, quelli che loro conoscevano. Infine, mi sono fatto portare il dolce che avevo realizzato a casa, una zuppa inglese. Ho inventato l’uovo di Colombo. Dal giorno dopo, mi si è aperta la porta dei buongustai australiani. Preparavo il dolce in casa e guadagnavo quanto non avrei immaginato. Poi, certe storie finiscono e il viaggio di ritorno è presto fatto. Al ritorno, in Italia, sono responsabile vendite della World Cable a Milano. Nel 2005 rilevo la pasticceria Eoliana e, fino ad oggi, sempre al top.
Cosa ha di diverso Milano da altre città?
Vivere bene Milano non è poi molto diverso che altrove. Ma, Milano è Milano, una piattaforma di lancio reale, in Italia. A differenza di altre città, lo stile che la differisce è lavorare. Se non lavori non puoi stare e Milano; se non lavori, non puoi vivere a Milano, per i costi della vita, ma anche per una serie di fattori. Saresti un disadattato. Milano non accetta chi non lavora, perché ha i suoi ritmi, i suoi riti, i suoi costumi e chi ci vive viene immerso in quei meccanismi che sono poi i bisogni fisiologici per respirare. L’elemento edificante è la passione con cui ci si approccia al lavoro che è una forma di vita.
Fai emergere una forte differenziazione tra la Calabria e Milano.
Da noi, in Calabria, il lavoro è vissuto come un peso, a Milano è funzionale al tempo che stai vivendo, all’aria che respiri. Dopo tutto, sono gli individui che fanno la differenza, quale che sia il luogo ove tu ti confronti.I vagabondi ci sono dappertutto, anche a Milano. La differenza la fanno coloro che hanno una determinata idea di vita, che hanno una meta, che hanno ambizione di migliorasi ogni giorno che passa, di modificare in meglio il proprio stato, la propria condizione di vita. Quando entri nel vivere quotidiano di Milano respiri un’aria che ti trascina, che ti spinge a migliorarti. Oggi per affermarsi nella società non è sufficiente lo studio, bisogna esprimere altro. Avere un appoggio ti aiuta a precorrere i tempi. Può aiutarti a partire ma non ad arrivare.
Cosa avranno visto in te i milanesi?
Non saprei. Però, se hai voglia di lavorare, se ti applichi lo vedono e ti premiano. Del resto, se hai voglia di lavorare non hai neppure bisogno di qualcuno che ti aiuti, è il lavoro che ti si presenta davanti.
Immancabile una riflessione sulla condizione dei giovani calabresi.
Vorrei tanto poter lanciare un messaggio ai ragazzi di Calabria, quello di non mollare mai, di avere idee chiare e ben definite, nutrire le proprie idee, di pianificare ed avviarsi incontro alla vita con fierezza e fiducia nel futuro. Ma di ricordare che non è sufficiente la scelta di quello che si vuole fare, ma di non nutrire ingordigia di denaro facile, di guadagnare subito o di apparire.
Inevitabilmente il suo pensiero corre a Caulonia, il suo paese, l’antico borgo “Attrattore di turismo e fonte di lavoro, a quello che potrebbe offrire al visitatore ed ai suoi abitanti. Io un’idea la avrei – stigmatizza – ma si scontra con la miopia di chi vive ed opera in una bolla stanca e immutevole, di chi non sa guardare oltre i confini localistici…”.
Ilario Camerieri