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sabato, Novembre 23, 2024
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Curarsi vicino al mare della Locride potrebbe diventare realtà

Abbiamo intervistato il dottor Giuseppe Longo, direttore del Dipartimento Assistenziale Integrato di Oncologia, ed Ematologia del Policlinico di Modena e componente del consiglio direttivo dell’associazione Angela Serra. Originario di Portigliola, racconta il suo amore per la Locride e ci descrive il progetto previsto per l’ospedale di Locri.

Partiamo dalla descrizione del progetto previsto per Locri, che dal nome fa già sognare: Curarsi con il mare intorno”?

In questo caso “Il curarsi con il mare intorno” presto potrebbe divenire realtà. Vi è una vista d’incanto, dalla  futura Oncologia dell’Ospedale di Locri, completamente ricostruita e resa strutturalmente al passo con i tempi. Davanti fa da sfondo il mare con quel golfo che consentì l’approdo alla cultura greca, dietro la collina con gli uliveti e sullo sfondo Gerace, uno dei borghi più belli d’Italia. In questo contesto, un luogo di cura modernissimo e funzionale mette a proprio agio chi dovrà frequentarlo per malattie molto serie.

Una volta vinta la guerra con la burocrazia ci sarà da realizzare il progetto esecutivo.  Tempi?

 I tempi tecnici non sono molto lunghi, come ha già detto il  dottor Massimo Federico, Presidente dell’associazione Angela Serra, in due anni potrebbero completarsi i lavori. I pazienti potrebbero usufruire dei benefici assistenziali di una struttura all’avanguardia in un ragionevolissimo breve periodo di tempo.

Lei è consapevole di essersi schierato contro il nemico non della sanità calabrese, ma con quel mostro che genera un buco da 330 milioni di euro per l’emigrazione sanitaria?

 Io ho la consapevolezza che la migliore qualità di cura oggi deve essere erogata il più vicino alla casa del paziente. I pazienti devono essere centralizzati per interventi diagnostico terapeutici, che richiedono tecnologie avanzate ad elevato impatto o che richiedono grande expertise. Creare un’organizzazione sanitaria (oncologica nel nostro caso) articolata in percorsi diagnostico terapeutici assistenziali multidisciplinari con integrazione ospedale-territorio, all’interno di una rete provinciale e regionale oggi è il miglior modo per soddisfare i bisogni dei pazienti. La presa in carico globale, guidando per mano il paziente, con l’aiuto di un case manager, per tutto il percorso assistenziale è il miglior modo per evitare da un lato, i talora, inutili viaggi della speranza e dall’altro far acquisire, fiducia ai cittadini nella sanità pubblica ed universalistica mettendo in ombra anche pezzi di sanità privata.

Quanto influisce a livello di salute, potersi curare nel proprio territorio senza affrontare i viaggi della speranza?

La migliore qualità di cura a parità di soddisfazione dei bisogni dal punto di vista tecnico professionale e strutturale, è quella erogata a pazienti all’interno del loro contesto sociofamiliare. Molti di noi hanno potuto percepire il disagio psicosociale di un familiare, di un amico o di un conoscente nel trovarsi sradicati dal proprio contesto sociofamiliare nel momento di massima fragilità. La malattia è la fase della vita in cui si è più vulnerabili ed indifesi, proprio in queste fasi c’è più bisogno di avere vicino i propri affetti, ed essere supportati dai propri cari. Potersi curare nel proprio territorio avendo piena fiducia delle strutture assistenziali costituisce un importante fattore favorente l’aderenza, la tollerabilità e la compliance alle cure con l’ottenimento del miglior risultato terapeutico possibile.

Sono stati fati tanti passi avanti nella cura di questa malattia, ma dal momento che ci sono diversi tipi di tumore, c’è speranza di arrivare ad una cura definitiva?

Una cura definitiva in senso generale generico non ci sarà mai per i tumori, come non ci sarà mai per nessuna patologia. Oggi i pazienti, con molte tipologie di tumori, possono guarire completamente (leucemie acute, Linfomi, tumori del testicolo, della mammella, del colon e tutti i tumori eradicabili completamente con la chirurgia) o avere lunghissime sopravvivenze una sorta di cronicizzazione della malattia (mieloma multiplo, melanoma ecc), ci sono altri tumori in cui ancora oggi i trattamenti sono insoddisfacenti (tumore metastatico del pancreas, delle vie biliari, dello stomaco ecc)

Ad oggi quali sono le percentuali dei guariti, rispetto a chi viene colpito da un tumore?

Oggi in Italia gli uomini affetti da tumore maligno sono vivi il 54% a 5 anni dalla diagnosi.  Le donne sono vive il 63% a 5 anni. Questo è un dato complessivo. È possibile avere i dati di sopravvivenza a 5 anni per singolo tumore così come riportato da AIRTUM (associazione italiana registri tumori)

Conosce Locri e la Locride?

Ho avuto la grande fortuna di vivere i miei primi 18 anni della mia vita nella Locride, dove sono nato nel piccolo paesino di Portigliola. A Locri, ho trascorso i miei anni delle medie (Maresca) e del liceo scientifico Zaleuco. Vengo nella Locride non solo per le vacanze estive, Natale e Pasqua, ma tutte le volte che posso, a trovare mia mamma, il resto della famiglia, ed i tanti amici e conoscenti. La Locride è una terra abitata da persone generosissime, disposte a grandi sacrifici, dotati di una grandissima tolleranza e resilienza. Questa innata, ed estrema bontà d’animo dei cittadini di questo territorio ha impedito la marginalizzazione di quella minoranza che con i suoi comportamenti, purtroppo non ha consentito di far conoscere questa terra né per le sue bellezze naturali (mare, colline, montagne) né per la sua storia Zaleuco, Persefone ecc.

 

 

 

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