L’avvocato Bruno Malattia è uno dei più prestigiosi avvocati penalisti italiani. Ha presieduto per molti anni la Camera Penale di Pordenone, è stato presidente dell’Unione delle Camere penali del Friuli Venezia Giulia e nella sua lunga carriera professionale ha partecipato ad importanti processi in varie parti d’Italia. Qui di seguito l’intervista a cura di Matteo Lo Presti.
Matteo Lo Presti
Domanda: In questi giorni un impegnativo contrasto politico agita il mondo della giustizia: la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti. Il Ministro Nordio ha dichiarato che la riforma del Ministro Vassalli al Codice di procedura penale lo ha stimolato a questa scelta. Quale è un suo primo giudizio?
Risposta: La separazione delle carriere è un tema del quale si discute da qualche decennio, dopo che nel nostro Paese con la riforma Vassalli si è passati da un rito inquisitorio, riconducibile storicamente al processo canonico, ad un rito di tipo accusatorio che avrebbe dovuto naturalmente evolvere fino a portare ad una netta separazione tra chi assume il compito di sostenere la pubblica accusa e chi ha il compito di giudicare.
Caratteristica distintiva del sistema inquisitorio è l’identità del giudice con l’accusatore. Da noi il percorso verso un processo effettivamente accusatorio ha incontrato forti ostilità nella cultura del Paese e, in particolare, nella corporazione dei giudici e solo con l’inserimento dei principi del giusto processo nell’art.111 della Costituzione si sono creati i presupposti per un difficile cambiamento. Credo che vi siano ora le condizioni per giungere alla separazione nonostante le plateali proteste messe in scena dai magistrati in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. Oltre ad una una composita e solida maggioranza parlamentare vi è nel Paese un diffuso sentimento di sfiducia sull’attuale stato dell’amministrazione della giustizia che dovrebbe assicurare il buon esito del probabile referendum popolare.
Domanda: Non crede che la riforma comporti il pericolo di sottoporre i Pubblici ministeri al potere esecutivo?
Risposta: La classe politica italiana ha fatto molta fatica a riprendersi dallo shock di tangentopoli, che l’aveva messa in ginocchio davanti a quell’offensiva, tanto da rinunciare pavidamente all’immunità parlamentare e di offrirsi inerme al potere della magistratura. Sicuramente oggi una parte dei politici medita un inconfessato desiderio di rivincita ma credo che, contro ogni tentazione, l’autonomia della magistratura debba essere preservata e difesa. Proprio per garantire l’indipendenza dal potere esecutivo sia dei giudici che dei pubblici ministeri è necessario che si crei uno sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura mantenendo le garanzie costituzionali.
Domanda: La legge prevede che venga istituita un’Alta Corte di disciplina. Le sembra che questa sia una misura punitiva per i magistrati?
Risposta: E’ essenziale che da una giustizia disciplinare domestica, che fino ad ora ha esercitato controlli blandi sull’operato dei magistrati ed irrogato sanzioni in genere minimali ,si passi alla costituzione di un organismo, l’Alta corte di disciplina costituita anche da componenti laici e ad un sistema puntuale di valutazione dell’attività di ogni magistrato Al riguardo i giudici dovrebbero tener presente che la loro legittimazione trae origine dall’aver superato un esame nozionistico e questa fragile base pone per sempre nelle loro mani il potere giudiziario e assicura loro una progressione retributiva automatica. Qualsiasi altra attività è esposta a ben altre e più severe valutazioni. Un controllo molto più stringente sull’operato dei magistrati è reso ancor più necessario dalla riforma Cartabia che limitando gli accessi alla fase dibattimentale, nella quale si realizza l’effettivo contraddittorio su basi paritetiche tra accusa e difesa, che ha accentuato l’attribuzione di poteri discrezionali di un certo rilievo sia ai PM che ai giudici per una diversa definizione dei procedimenti.
Domanda: Non crede che la riforma limiti il diritto dei magistrati di associarsi in varie correnti?
Risposta: E’ senz’altro positivo che la riforma si proponga di eliminare l’influenza che le correnti organizzate della magistratura hanno avuto nella attribuzione degli uffici direttivi con criteri e metodi che spesso non differivano da quelli praticati dalla politica. Il sorteggio sarà forse un criterio imperfetto ma supera una prassi deprecabile. Il sistema delle correnti ha spesso ha favorito combines e scambi di favori in un dialogo a volte incestuoso con la politica.
Domanda: Da un punto di vista pratico la separazione delle funzioni a suo giudizio comporterà maggiori poteri per i Pubblici Ministeri?
Risposta: Anche se fortunatamente sembra si siano quietate le voci di chi chiedeva l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale restano attribuite solo alla diligenza ed alla capacità/volontà di lavoro del singolo Magistrato e della Procura della Repubblica della quale fa parte la cura delle notizie di reato, la selezione del tempo da dedicare alle stesse e le decisioni da assumere. Così nella storia giudiziaria del nostro Paese alcune Procure sono apparse come porti nelle nebbie ed altre si sono segnalate per un attivismo dedicato a bersagli mirati. E’ innegabile che il compito di un magistrato requirente, diverso da quello attribuito ad un magistrato giudicante, richiede propensioni e capacità specifiche che ben giustificano la separazione degli accessi e di quelle che forse impropriamente si definiscono carriere. Una selezione ed una formazione dedicata sarebbero senz’altro utili ed auspicabili. Quello che continuerà a fare la differenza sarà il senso di responsabilità e la correttezza di ogni singolo magistrato.
Domanda: Agli errori che hanno costellato la storia giudiziaria del nostro Paese, dal caso Tortora al caso Pinelli, solo per citarne alcuni, questa riforma potrà portare rimedio?
Risposta: Gli errori rientrano nella fisiologia di ogni sistema giudiziario. Essenziale è che da un lato vi siano rimedi efficaci e, dall’altro, che in presenza di colpa grave il magistrato che li commette debba risponderne personalmente. Mantenere i tre gradi di giudizio respingendo i ricorrenti tentativi di metterli in discussione per soddisfare esigenze di celerità a scapito della verità processuale resta un’esigenza ineliminabile ed il miglior rimedio, mentre all’Alta Corte di disciplina è affidata la speranza che chi sbaglia abbia la giusta punizione.
Domanda: Le pare normale dedicare questa riforma a Berlusconi?
Risposta: Al nome di Berlusconi, quando mi capitava di trovarmi all’estero, mi sentivo sempre rispondere “bunga, bunga”. Dedicargli questa riforma sarebbe, a dir poco, sconveniente.
Domanda: Le è mai capitato nella sua lunga carriera di avere come avversario un Pubblico ministero e in qualche causa successiva trovarselo difronte come giudice?
Risposta: Mi è accaduto più volte di avere come giudice chi prima aveva svolto la funzione di pubblico ministero in processi nei quali io ero il difensore di un imputato. Erano situazioni diverse e la cosa non mi ha procurato alcun problema. Devo riconoscere che la gran parte dei magistrati svolge con competenza e misura il suo ruolo.
Domanda: Si compiono passi verso una legga che protegga con uno scudo penale le forze dell’ordine. Cosa ne pensa?
Risposta: Vi è da essere ben più che preoccupati di fronte al tentativo di assicurare una sorta di impunità alle forze dell’ordine. Purtroppo non dobbiamo meravigliarcene in un Paese che, di questi tempi ed in questo clima politico, ha sostanzialmente deresponsabilizzato chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica abolendo il reato di abuso di ufficio e si propone di depotenziare la funzione ed i controlli della Corte dei Conti. La politica, ai vari livelli, vuole avere le mani libere e chi è al potere vuole poter limitare qualsiasi manifestazione di dissenso, in attesa di un premierato che ci consegni ad un’autocrazia. La nostra Costituzione non è, diversamente da come vorrebbe una vulgata corrente, la migliore del mondo ma resta un presidio fondamentale che va difeso con fermezza e ad ogni costo.