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venerdì, Gennaio 10, 2025
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Italia – Stati Uniti – Iran: l’accordo a tre per liberare Cecilia Sala

Le trattative per portare alla liberazione di Cecilia Sala dal carcere di Evin, in Iran, hanno coinvolto l’intero governo italiano, dalla Farnesina ai servizi segreti. Tra fatti, retroscena e indiscrezioni, l’accordo fatto tra Italia e Iran ha permesso di riportare la giornalista Cecilia Sala a casa. Gli Stati Uniti hanno dato il loro via libera. Nonostante la liberazione di Sala però, la vicenda potrebbe ancora non essersi conclusa.

Cecilia Sala è tornata a casa. Dopo 21 giorni passati da detenuta nel carcere di Evin, in Iran, tristemente noto per i trattamenti subiti dai dissidenti del governo iraniano, la giornalista italiana è stata rilasciata ed è atterrata ieri all’aeroporto di Ciampino, dove ha potuto abbracciare la famiglia, il compagno e le forze del governo italiano pronte ad accoglierla. Si è trattato di un vero e proprio successo per il governo italiano, arrivato più in fretta del previsto. In questi 20 giorni fatti di fitte interlocuzioni tra i servizi segreti italiani e quelli iraniani, il governo Meloni cercava il sostegno dell’amministrazione degli Stati Uniti – sia quella uscente di Joe Biden, sia quella che presto entrerà in carica di Donald Trump, per il rilascio quanto più liscio e veloce possibile della giornalista Sala.

L’accordo Italia – Iran

Dopo la prima settimana di detenzione della giornalista Sala, la Farnesina è venuta a conoscenza che il destino della giovane era inevitabilmente legato a quello di il cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, ingegnere e imprenditore esperto di droni, accusato di terrorismo. Abedini è stato arrestato in Italia con la richiesta di estradizione negli Stati Uniti. Il caso di Sala e quello di Abedini erano legati.

Stando a questo il coinvolgimento dei servizi segreti italiani è diventato fondamentale. Nonostante proprio negli stessi giorni Elisabetta Belloni abbia rinunciato alla sua carica come Direttrice del DIS, Giovanni Caravelli, Direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) – sostanzialmente i servizi segreti che operano all’estero -, avrebbe ripreso i contatti con Ismail Khatib, capo dei servizi iraniani. I due avevano già collaborato in precedenza per il caso della liberazione della travel blogger Alessia Piperno che nel 2022 era detenuta a Evin. 

L’accordo Italia – Stati Uniti

Il dialogo tra i due leader dei servizi avrebbe riguardato Sala e Abedini, ma anche più in generale il ruolo che l’Italia può avere nel garantire un dialogo tra l’Iran e la nuova amministrazione degli Stati Uniti, così come in Siria e in Libano. 

A confermare la decisione del rilascio di Sala da parte dell’Iran è stata la mossa della Premier Giorgia Meloni che è volata a Mar-a-Lago per incontrare di persona Donald Trump, presentandogli la situazione. Il presidente eletto avrebbe dato il suo assenso. Nel frattempo, il governo italiano avrebbe contattato anche lo staff dell’uscente Joe Biden, assicurandosi che non ci fosse l’intenzione di ostacolare o bloccare le trattative. Il 7 gennaio Sala è stata tolta dall’isolamento. Questo avrebbe confermato che l’Iran aveva intenzione di mantenere gli accordi, di fatto liberando la giornalista prima che l’Italia abbia negato l’estradizione di Abedini, grazie alle garanzie fornite dai servizi segreti guidati da Caravelli. Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, così, un aereo privato è partito per Teheran per riportare Sala in Italia, insieme allo stesso Caravelli.

La vicenda non è conclusa

L’accordo da parte dell’Iran sul rilascio della giornalista Sala è stato rispettato, la parte italiana adesso dovrebbe rilasciare Abedini dal carcere di Milano senza estradizione – che sarebbe però un dispetto diplomatico al governo americano visto che gli Stati Uniti hanno chiesto, anche se non in maniera ufficiale l’estradizione di Abedini. Il Ministro della Giustizia Nordio ha il potere di negarla, come già avvenuto altre volte in passato. La priorità per l’Italia sarebbe ora quella di chiudere la vicenda senza troppo rumore, evitando che l’eventuale liberazione di Abedini sia vista come uno “scambio di ostaggi”.

La partita si deve ancora concludere quindi. Il 15 gennaio la Corte d’Appello di Milano deciderà se spostare Abedini dal carcere agli arresti domiciliari. 

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