Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 6 Dicembre.
Accadde che:
1990 (34 anni fa): un aereo militare in avaria e senza controllo si schianta contro l’Istituto tecnico Salvemini a Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna. Erano le 10.33, nell’aula II A c’erano la professoressa e 16 studenti di quindici anni. Dodici rimasero uccisi: Deborah Alutto, Laura Armaroli, Sara Baroncini, Laura Corazza, Tiziana De Leo, Antonella Ferrari, Alessandra Gennari, Dario Lucchini, Elisabetta Patrizi, Elena Righetti, Carmen Schirinzi, Alessandra Venturi. Il bilancio di quella terribile mattina fu, oltre ai morti, di 88 feriti, 82 ragazzi e 6 adulti, alcuni in modo molto grave. A 72 di loro verrà riconosciuta un’invalidità civile dal 5 all’85%. Il jet, un Macchi Mb326 dell’Aeronautica, era partito per un’esercitazione da Villafranca (Verona): lo pilotava il sottotenente Bruno Viviani, che tentò invano l’atterraggio di emergenza all’aeroporto di Bologna e riuscì a salvarsi, riportando qualche lesione, lanciandosi con il seggiolino eiettabile. L’aereo centrò in pieno il primo dei due piani della succursale del Salvemini provocando una voragine di diversi metri di diametro. L’Istituto era frequentato da circa 200 ragazzi dai 14 ai 18 anni. Cento di loro più i professori rimasero bloccati dalle fiamme al piano più alto e liberati dai Vigili del Fuoco e dai soccorsi arrivati subito, circa sette minuti dopo lo schianto. Il 10 dicembre ci furono i funerali, una folla immensa accompagnò i ragazzi della II A nel loro viaggio. Gli studenti del Salvemini lessero un messaggio: “… Non vogliamo fare richieste ma solo domandarci come è possibile trasformare il dolore autentico di molti di fronte alla durezza di queste morti, in attività quotidiana tesa al rispetto della vita… Noi oggi ci sentiamo comunità, quella comunità che non sempre avvertiamo di essere. E questo ciò che vogliamo raccogliere da questa esperienza tremenda…” Nel ’95 il pilota e due superiori furono condannati in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione, ma la Corte d’Appello, e infine la Cassazione nel ’98, ribaltarono la sentenza, assolvendo i tre imputati da ogni accusa perché “il fatto non costituisce reato”.
2007 (17 anni fa): a Torino, avviene un incendio nello stabilimento della ThyssenKrupp che provoca la morte di 7 operai. Gli operai, Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino morirono investiti da una fuoriuscita di olio bollente in pressione che aveva preso fuoco. La sede torinese della ThyssenKrupp era in via di dismissione, in quanto si voleva mantenere produttivo esclusivamente lo stabilimento di Terni: dalle indagini effettuate dalla Procura della Repubblica e dall’ASL emerse che, molto probabilmente a causa dell’imminente chiusura della fabbrica, gli impianti non rispettavano le condizioni di sicurezza; gli estintori erano scarichi, i telefoni aziendali isolati, gli idranti malfunzionanti; al momento dell’incidente non erano presenti dipendenti specializzati nella prevenzione degli incendi, in quanto l’azienda non aveva investito in corsi di formazione ed affidava il contrasto dei roghi a personale occasionale. Inoltre, le forze sindacali denunciarono che i lavoratori interessati avevano accumulato 4 ore di lavoro straordinario, essendo operativi ininterrottamente da 12 ore.
Scomparso oggi:
343 (1681 anni fa): muore, a Myra (Turchia), San Nicola di Bari noto anche come san Nicola di Myra, san Nicolao, san Nicolò, è stato un vescovo greco di Myra, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane. Nato, a Patara di Licia (Turchia), il 15 marzo del 270, probabilmente è il santo che vanta il maggior numero di patronati in Italia. Fin da piccola mostra spirito caritatevole e generosità verso gli altri. Tali doti lo favoriscono nella nomina a Vescovo di Myra. Una volta eletto, la tradizione racconta che comincia a fare miracoli. Si narra che San Nicola abbia resuscitato tre giovani morti e placato una terribile tempesta di mare. Perseguitato per la fede, imprigionato ed esiliato sotto l’imperatore Diocleziano, riprende l’attività apostolica nel 313, quando viene liberato da Costantino. La sua figura è legata al mito di Santa Claus (o Klaus) che in Italia è Babbo Natale, l’uomo barbuto che porta i doni ai bimbi sotto l’albero di Natale.