fbpx
martedì, Novembre 19, 2024
spot_imgspot_img
HomeApprofondimentiIl tempo dei ricordi

Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 19 Novembre.

Accadde che:

1969 (55 anni fa): Pelé realizza, su rigore al 34′ della partita fra il Santos (in cui milita) e il Vasco da Gama, il suo millesimo goal. Soprannominato il “Re del calcio” oppure “La perla nera”, Pelé ha scritto pagine immemorabili di questo sport. Ha cambiato il corso del calcio, ha regalato numeri da capogiro, ma anche tantissime vittorie al suo club, il Santos, ma soprattutto alla sua Nazionale brasiliana che con lui ha vinto tre mondiali, di cui due consecutivi. Nato in un piccolo centro nello stato del Minas Gerais, il 23 ottobre 1940, è stato per molto tempo il calciatore più forte al mondo, prima che la sua leadership fosse messa in discussione da un altro genio del calcio, Diego Armando Maradona. A fine carriera, a Pelè saranno attribuite 1.281 reti ufficiali. Nel 1975, dopo un anno lontano dai campi di gioco, Pelé chiuse la carriera con i New York Cosmos, chiamato come uomo immagine della neonata North American Soccer League (NASL). Un capitolo a parte merita la carriera di Pelè con la nazionale brasiliana. Considerato un predestinato, si rivelò al Mondo in occasione dei Mondiali del 1958 in Svezia. In semifinale contro la Francia segnò una tripletta nel 5-2 finale. Grazie a queste reti, il 29 giugno 1958, Pelé divenne a 17 anni e 249 giorni il più giovane calciatore a giocare e vincere una finale di Coppa del Mondo. Tra i record che non riuscì mai a battere c’è quello realizzato da suo padre, centravanti, ossia segnare cinque volte di testa in una sola partita. Pelè, infine, non amava i calci di rigore, li considerava un modo “vile” per segnare.

1998 (26 anni fa): “L’autoritratto senza barba”, del 1889, di Vincent Van Gogh, è venduto all’asta a New York per 71,5 milioni di dollari. Si tratta del terzo dipinto più pagato di sempre. Questo quadro è anche l’ultimo autoritratto di Van Gogh, realizzato come regalo di compleanno per sua madre. La sfida al rialzo fu avvincente, un duello tra il vicepresidente americano di Christie’s e il presidente della stessa casa d’aste in Giappone. Per chi conducessero la trattativa Christopher Hartop e Sachiko Hibiya resta un mistero, ma alla conclusione dell’incanto sulla cifra di 71 milioni e mezzo di dollari le ipotesi si sono concentrate sul mercante svizzero Ernst Beyeler e su Ronald Lauder, proprietario della Estee Lauder, noto collezionista che negli ultimi due anni ha già investito oltre cento milioni di dollari in opere d’arte. Vincent Willem Gogh è stato un pittore olandese, autore di ben 864 tele e di più di mille disegni, tanto geniale quanto incompreso in vita, influenzò profondamente l’arte del XX secolo. Dopo aver trascorso molti anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, morì all’età di 37 anni per una ferita da arma da fuoco, molto probabilmente auto-inflitta. In quel momento i suoi lavori erano conosciuti da ben poche persone e apprezzati da ancora meno.

Nata oggi:

1902 (122 anni fa): nasce, a Roma, Mafalda di Savoia principessa di Savoia, poi d’Etiopia e Albania, divenne langravia titolare d’Assia-Kassel per matrimonio. Secondogenita di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro, è entrata nella storia, soprattutto perché è morta nel campo di concentramento di Buchenwald, in seguito alle ferite riportate durante un bombardamento aereo. Nel 1925 sposò Filippo d’Assia, principe tedesco e capo della casa d’Assia-Kassel. Il marito si impegnò, dal 1930 in poi, fra le fila del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori. Al fianco di Hitler fu una delle persone di primissimo piano che coltivò i rapporti fra Germania e Italia fra il 1933 e il 1940, mentre la moglie cresceva i 4 figli in Italia. La loro vita scorse tranquilla fino all’arrivo dell’agosto 1943. Il 28 agosto di quell’anno, infatti, Mafalda partì per Sofia: Boris III di Bulgaria, marito della sorella Giovanna, stava molto male, anzi per la verità quando lei si mise in viaggio era già morto, ma lei questo non lo sapeva. Boris III era, forse, stato avvelenato dai tedeschi in seguito a un suo colloquio con Hitler. Intanto, la principessa era all’oscuro dell’armistizio di Cassibile con il blocco alleato, firmato il 3 settembre 1943 e reso pubblico l’8 settembre dagli americani, nonostante da parte italiana si volesse posticipare l’annuncio al 12. La notte fra l’8 e il 9 settembre il re e la famiglia fuggirono da Roma con destinazione Brindisi. I 3 figli più piccoli di Mafalda erano già stati portati dai nonni in Vaticano e affidati a Monsignor Montini, futuro Papa Paolo VI. Dopo aver assistito al funerale di Boris III, Mafalda ripartì da Sofia., ma il 9 Settembre la Regina Elena di Romania in persona salì sul treno ed informò la principessa dell’armistizio. Mafalda non ne sapeva nulla, cercò di contattare il padre ma venne informata che aveva lasciato Roma, mentre i suoi figli si trovano ancora in Vaticano. Allora fece di tutto per ritornare a Roma. Il 21 arrivò a Roma dove riuscì a riabbracciare i figli in Vaticano, il 22 arrivò una telefonata dall’ambasciata tedesca, che la informavano che alle 11 era stato organizzato un appuntamento telefonico col marito. Mafalda non sapeva che Filippo era stato arrestato. Iniziò in quel momento l’operazione Abeba, con l’obiettivo di catturare la principessa italiana. Mafalda andò all’ambasciata, accompagnata dall’autista e dal commissario di polizia addetto alla Real Casa, Marchitto. Qui l’autista venne subito arrestato, Mafalda fu arrestata e portata in aeroporto diretta a Berlino. Dopo alcune settimane di prigionia venne condotta a Buchenwald e registrata con il nome anonimo di “Frau von Weber”, anche se la voce della sua vera identità si sparse velocemente. Venne sistemata in una delle baracche speciali per i prigionieri politici. Nel campo incontrò cinque prigionieri italiani che la riconobbero e a loro Mafalda donò cibo e buoni per le sigarette. Nel 1944 i bombardamenti in Germania si intensificarono, e il 24 agosto toccò a Buchenwald. Una bomba colpì la baracca nella quale alloggiava e rimase gravemente ferita ad un braccio, una ferita profonda ma non tanto grave da far temere per la sua vita. Il 26 agosto il braccio stava andando in cancrena e fu decisa l’amputazione. L’operazione fu svolta in modo impeccabile, ma non in modo rapido tanto quanto il corpo debilitato di Mafalda avrebbe richiesto. La chirurgia durò troppo a lungo per il corpo della donna, che perse molto sangue. Dopo l’operazione la principessa fu abbandonata a sé stessa, senza ulteriori attenzioni mediche, morendo il 28 agosto 1944. Il campo di Buchenwald fu liberato dagli alleati qualche mese dopo, l’11 aprile del 1945. Gli italiani del campo cercarono la tomba di Mafalda e lavorarono per l’esercito alleato affinché venisse pagata una croce e una lapide. Vittorio Emanuele apprese la sorte della figlia dai giornali, il 14 aprile del 1945.

 

 

- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
ARTICOLI CORRELATI

Le PIU' LETTE