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Città del mare: Locri a gonfie vele, Siderno non sa nuotare

Se in estate capiti sul lungomare di Locri, vedi una rivoluzione estetica nel segno del decoro urbano. Sport, mare, divertimento, locali curati nei dettagli, apericena, insegne, lampioni, piazzette, cestini e pochissimi mozziconi a terra. Dal Ponte di Locri si vede la nuova pista ciclabile che s’allunga verso Siderno, come a volerle tendere la mano. Ma Siderno, per ora, sembra ritirarla per una questione di mentalità. Basta fare cento passi di là del Novito e si vedono auto alzare nuvole di polvere, moto sfiorare pedoni, parcheggi selvaggi, sporcizia, plastica, sorci morti e ossi di seppia. E come passare da Positano a Castel Volturno in un attimo.

 Jim Bruzzese

Cosa succede quando una città elegge chi osserva il mondo con uno sguardo lungo?

Se in estate, nel tardo pomeriggio, capiti sul lungomare di Locri, vedi una rivoluzione estetica nel segno del decoro urbano. Canone estetico, appunto, che unito a quello morale, hanno spazzato via la cappa oscura che ha soffocato la città di Zaleuco per quasi mezzo secolo, fino all’omicidio Fortugno.

Sport, mare, divertimento, centinaia di ragazzi che promuovono le serate, locali curati nei dettagli, apericena, insegne, lampioni, piazzette, cestini e pochissimi mozziconi a terra. Un salotto che sorride, ammantato di schiuma marina, civiltà e “sunset”.

Un miracolo di visione e di competenza, di politica e gusto, di cui non facciamo i nomi delle persone, ma quello delle amministrazioni: Calabrese, Fontana.

Durante la bella stagione Locri non ha nulla da invidiare a città balneari più famose, che s’affacciano sul mare aperto, con spiagge lunghissime e ombrelloni come Dio comanda.

L’altra sera, mi hanno riferito, a Sud della città, tra gli orti urbani e la pineta verso Epizefiri, mentre correva, una donna avrebbe detto a chi le stava accanto: “menomale che me ne sono tornata”. Questo potrebbe essere il motto: “Tornare”. Se tutti facessero come Locri e Roccella, tornare non sarebbe la fine del mondo, tantomeno un’utopia.

Dall’altra parte della città di Locri, verso il Siderno, sta per andare in porto (viste le verifiche, le delibere e i pareri) il progetto di sviluppo turistico più importante di sempre: una Città del Mare da 9 milione e 700 mila euro. Con il nuovo anno si aprirà il cantiere.

Una prospettiva elevata che unirà i centri più popolosi del territorio. La città guidata da Giuseppe Fontana procede a gonfie vele. Basta affacciarsi dal Ponte di Locri – destinato a diventare ‘Ponte Onda Jonica’ secondo le indicazioni dell’architetto Paolo Albano – e si vede la nuova pista ciclabile che, oltrepassata la Capannina, s’allunga verso Siderno, come a volerle tendere la mano. Ma Siderno, per ora, sembra ritirarla per una questione di mentalità. Basta fare cento passi di là del Novito e vedi auto alzare nuvole di polvere, moto sfiorare pedoni, parcheggi selvaggi, sporcizia, plastica, sorci morti e ossi di seppia. E come passare da Positano a Castel Volturno in un attimo.  Dell’area naturalistica sidernese rimangono solo le piante dell’Hotel President e le dune intorno la foce. Il resto è stato saccheggiato da una visione del futuro obnubilata e da frotte di barbari.

Eppure, a capo dell’ufficio tecnico era approdato con un curriculum di fama interregionale l’architetto, Lorenzo Surace, il quale avrebbe dovuto portare un po’ di “costa blu roccellese” nella buzzurra Siderno. Ai più e ai più sapienti era sembrata quasi la reincarnazione del Frigio Pitagora, che giunto a Kaulon annunciò l’Orsa Bianca.  Da Surace ci aspettava uno scatto, un accenno di risalita dal fosso di non ritorno. Ma col passare dei mesi, con l’estate finita, il nostro capo tecnico s’è rivelato più un profeta, che un matematico. Neppure una cima di salvataggio, né un cestino lungo quella pista ciclabile dove, il “Naufrago” ancora una volta è risultato il locale più amato della Locride, nonostante la prossimità di pescatori sporcaccioni e rifiuti mai raccolti.

Siderno aveva i soldi par avvicinarsi a Locri, per guardarla, imitarla e tenderle a sua volta la mano. Avrebbe dovuto puntare tutto sul lungomare e l’aria naturalistica verso la fiumara. Un progetto che avrebbe contagiato a macchia d’olio l’intera città. Ma i tanti quattrini del PNRR sono stati distribuiti a macchia di leopardo, un po’ al polifunzionale, un po’ alla piscina e un bel po’ a due anfiteatri di cemento armato che, a primo acchito, sembrano sovrastare il verde della villa comunale.  Siamo alla solita pessima pratica dei soldi a pioggia, che tanto piace a politici del Sud, con buona pace dello sviluppo possibile e della crescita sociale ed economica, della creazione di ricchezza e di nuovi posti di lavoro.

“Sink or swim: annega o nuota” dicono gli inglesi quando si trovano dinanzi a una situazione complicata.

La sindaca, Mariateresa Fragomeni, deve invertire la rotta e, a breve termine, iniziare a seguire, navigando a vista, quella dei colleghi Giuseppe Fontana e Vittorio Zito.

 

 

 

 

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