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sabato, Novembre 23, 2024
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Cop29: nella culla del petrolio, la Conferenza per salvare il clima

A Baku, capitale dell’Azerbaijan, si sta svolgendo in questi giorni la Cop 29, la 29esima Conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite. Da decidere il nuovo impegno finanziario, il nuovo protocollo, il supporto ai paesi emergenti. Aspettative basse causa assenza di grandi leader, non ci saranno Biden, Von Der Leyen, Lula, Putin, Macron. Stamattina la Presidente Meloni a Baku.

In questi giorni si tiene, e proseguirà fino al 22 Novembre, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, la cosiddetta Cop29, che quest’anno sarà a Baku, in Azerbaijan. Le Cop si tengono ogni anno, e hanno come scopo quello di stabilire obiettivi e procedure da attuare, attraverso le quali tutti i paesi del mondo dovrebbero seguire, al fine di ridurre le emissioni di anidride carbonica. 

Quest’anno il vertice sarà un pò più diverso rispetto i precedenti perché il focus sarà puntato sui soldi principalmente, visto che senza quelli poco potremmo fare, ma soprattutto perché si dovrà concordare un impegno finanziario per il clima, impegno che dovrà essere rispettato da parte di tutti i paesi dell’Onu, e che dovrà ovviamente superare l’obiettivo di 100 miliardi l’anno decisi nella Cop2022. Difficile a dirsi perciò perché quest’anno l’obiettivo sarà di 1000miliardi! Difficile anche a farsi quindi visto che le premesse di questa conferenza non sono delle migliori.

La settimana scorsa, Donald Trump ha vinto le elezioni americane, diventando nuovamente Presidente degli Stati Uniti in gennaio. Questa notizia non fa ben sperare considerando che l’America è uno dei paesi che inquina di più al mondo e poi perché il futuro Presidente Trump che si è sempre dichiarato anti ambientalista e schierato con i negazionisti, ha già annunciato durante la sua campagna elettorale che il giorno stesso del suo insediamento ritirerà gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, come come aveva fatto nel 2021. A questo si aggiunge l’assenza di numerosi leader mondiali importanti, tra questi lo stesso Presidente americano Joe Biden, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, il Presidente indiano Nahren Dramody, il Presidente cinese Xi Jinping, il Presidente brasiliano Lula, il Presidente russo, Vladimir Putin, il Presidente francese Emmanuel Macron  e altri diversi leader europei.

Insomma i leader dei paesi che più hanno causato e stanno causando il cambiamento climatico, saranno assenti al vertice contro il cambiamento climatico. Ciliegina sulla torta è che la Conferenza si sta tenendo in Azerbaijian, paese che non brilla per i diritti umani e civili, e neanche per quelli ambientali, soprattutto perché fonda la propria economia proprio sull’esportazione di combustibili fossili. Non a caso la presidenza azera non ha incluso nel suo programma l’eliminazione dei combustibili fossili in maniera graduale tra gli obiettivi della sua Cop. 

Il Presidente azero Ilham Aliyev ha dichiarato all’apertura della Conferenza che l’Occidente dovrebbe essere grato per le risorse di petrolio e gas del suo paese, le quali dovrebbero essere considerate come un “dono di Dio”. L’Italia lo sa bene questo, perché il 57% del suo petrolio e il 20% del gas prodotto dall’Azerbaijan, viene esportato in Italia. Sarebbe sa dire che è un altro pessimo segnale sull’esito di questa conferenza. Sarà difficile aspettarsi il meglio da questo vertice, soprattutto perché a nessuno sembra importare che quest’anno la temperatura ha superato di 1,5 gradi centigradi la soglia di aumento medio delle temperature rispetto ai livelli pre-industriali.

Il Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato «la catastrofe climatica sta martellando la salute, ampliando le disuguaglianze, danneggiando lo sviluppo sostenibile e scuotendo le fondamenta della pace!» 

Stamattina la Presidente italiana Giorgia Meloni si è recata a Baku dove ha tenuto il suo discorso, e ha detto: «Dobbiamo avere una prospettiva globale realistica, abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per favorire il processo di transizione, dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie disponibili.»

Meloni dovrebbe sapere bene però che non ci sono alternative alle fonti fossili, e ignora deliberatamente le energie rinnovabili, già mature e disponibili, che potrebbero essere già una prima via d’uscita dalla crisi climatica.

La Presidente ha poi continuato: «Stiamo lavorando per un compromesso efficace, ma le responsabilità devono essere condivise e bisogna superare le divergenze tra Paesi sviluppati e Paesi emergenti» 

C’è da chiedere ai paesi emergenti cosa ne pensano del supporto dei Paesi industrializzati. Nei prossimi giorni i loro interventi.

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