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giovedì, Novembre 21, 2024
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Realtà o immaginazione? Come cambiano le Regioni

L’avanzata del Centro Destro destabilizza l’Italia e gli Italiani. Dove andremo a finire? Qui l’analisi politica di Sergio M. Salomone.

Io non so che idea abbiano gli Italiani tutti di loro stessi ma ho la quasi certezza che non sia uguale a quella che sbandierano quotidianamente i rappresentanti dei partiti di sinistra che si oppongono all’attuale governo. I quali raccontano uno scenario palesemente in contrasto con una realtà accettata e certificata anche dagli osservatori neutrali e, dunque, non intossicati da appartenenze partigiane. E so di non sbagliare se estendo questa certezza a quei media che si sono insediati stabilmente con carriagi e vettovaglie nel campo largo e incolto (in tutte le accezioni) di Schlein e compagni”. È il gioco delle parti, bellezza, mi si potrebbe rispondere. Oggi tocca a Meloni, ieri era toccato a Conte e prima a Berlusconi e Prodi fino ad arrivare a Fanfani e De Gasperi. A Roma non dicono, forse: a chi tocca nun se ‘ngrugna? Epperò, i comuni mortali, quelli che non si riuniscono nei salotti buoni dei Parioli, dagli e dagli, alla fine si scorticano i cosiddetti e decidono che conta di più quello che si dice, non tanto a Roma quanto, volta per volta, in Abruzzo o in Basilicata o, ieri, in Liguria.

Regioni nelle quali i sanculotti (traduco sempre per gli stessi: i senza mutande) si accorgono di essere da tempo buggerati da chi si è  sempre proposto come nume tutelare dei loro diritti. Quelli che: – Oh, parbleu! – Eppure quando hanno protestato perché non avevano il pane noi abbiamo disposto che gli venissero date le brioches.-  Il popolo, questo sconosciuto. Quelli che non mandano l’armocromista nelle boutique di via Condotti o di via Montenapoleone per scegliere la “parannanza”, il grembiule,  (traduco per lor signori con la erre moscia) che faccia pendant con il colore dei mobili della cucina da indossare (il grembiule) giusto il tempo di farsi notare dagli ospiti come se avessero cucinato loro e non Cracco o Cannavacciuolo. E che, quando vanno a votare, se vanno a votare, votano per coloro che percepiscono come più prossimi alle loro necessità e più capaci di garantire loro il companatico quotidiano. Se ne fottono degli svolazzi sul fascismo montante, del pericolo per la libertà di stampa e di manifestare, dei giudici con la toga colorata anziché nera perché, appunto, chi giudica non dovrebbe avere un colore, della Palestina dal fiume fino al mare, degli amorazzi di un ministro che ha dimenticato che tira più un pelo di .  .  . che una pariglia di buoi, degli appellativi “infame” e “pederasta” scambiati in una chat riservata.

E, allora, diventa del tutto consequenziale che il popolo vada, si, alla riscossa ma in direzione ostinata e contraria. Cito De André che qualcuno non ricorda più, intontito com’è, dal thè speziato che si beve in quegli ambienti. Avanti popolo .  .  .

PS: ommioddio!, non starò diventando di sinistra?

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