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martedì, Ottobre 22, 2024
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Confini

Come vengono difesi i nostri confini? e come si faceva un tempo? Cosa definisce un paese sicuro? Governo e magistratura, dov’è la linea di confini fra i due. L’analisi degli ultimi avvenimenti.
di Galileo Violini

C’è chi li difende rischiando il carcere, e trova tempo di non rimpiangere una morte che, in attesa del giudizio della magistratura, ricorda gli Stati Uniti. Dagli Stati Uniti dovremo importare, oltre la meta di Far grande di nuovo l’Italia anche che le Vite nere contano? Non stupisce che il nostro Vicepresidente del Consiglio abbia trovato tempo per informarci del suo pensiero sul caso dell’immigrante ucciso a Verona, ma non per commentare quanto successo nella sua Milano, dove non ha notato analogia tra il gioielliere di Cuneo, che, dopo la condanna, ebbe la sua solidarietà, e il barista che non la ha ricevuta, pur avendo entrambi perseguito e ucciso un ladro, superando, rispettivamente, il primo secondo la Corte di Assise di Asti, in attesa di conoscere l’esito dell’appello, e il secondo secondo quanto parrebbero mostrare i video, i limiti della legittima difesa. 

Pardon!, non ho colto la differenza. Il barista cinese, l’orefice della constituency nord-italiana. Gli Stati Uniti sono stati chiamati in causa da Alessandro Sallusti. Ha ironizzato sul considerarli paese non sicuro solamente perché la legislazione di alcuni stati prevede la pena di morte. Ironia di facile successo e convincente. L’ ha ripresa il Presidente La Russa, in una sua intervista di oggi alla Repubblica. Mai dire mai verrebbe da pensare, ricordando suoi precedenti dinieghi, al limite della scortesia, a parlare con inviati di quel giornale. Eppure l’idea tanto ridicola non deve essere se, come citato nell’ormai famoso giudizio della Corte Europea del 4 ottobre, la stessa è applicata da un paese like-minded, per usare un aggettivo di moda, ripreso persino dalla poliglotta Presidente del Consiglio, l’Ungheria, che considera gli USA sicuri limitatamente agli stati che hanno eliminato dalla loro legislazione la pena di morte. 

Matteo (quello dei Vangeli) scrive “non sappia la tua sinistra quello che fa la destra”. Il governo voluto dagli italiani (16%, ma patrioti) segue il dettato. Sul caso Regeni fiumi di inchiostro hanno descritto quanto il comportamiento egiziano sarebbe diverso dai nostri valori. Un ingenuo ne dedurrebbe che l’Egitto è un paese dove la tortura è praticata, uno dei criteri dell’Unione Europea per definire la sicurezza di un paese. Non era sicuro quando l’Italia difendeva Zaki, non lo fu per l’imam di Milano sequestrato nel 2003, secondo governo Berlusconi, e torturato. Non lo è per la XIII sezione Civile del Tribunale di Napoli che, in materia di servizio militare, lo ha sostenuto facendo riferimento a posizioni europee affermate ben prima della sentenza di ottobre per il caso poi servito di base per la recente e criticata decisione sui migranti condotti in Albania. Ma il Presidente La Russa ci tranquillizza, vuole andarci in vacanza a Natale, e un caso (Regeni) in fin dei conti è un caso. Sì, ne ho elencati di più, ma per decreto si può ovviare. Lo chiede la maggioranza della nazione (16%) Logica da Marchese del Grillo verrebbe da dire. O semplicemente, menzogne. Mentire è lecito ad un accusato e anche comprensibile, Quindi perché stupirsi che menta un governo che si sente oggetto di un permanente complotto per sovvertire nelle aule dei tribunali quanto fa per mandato degli italiani (16%)?

Quindi non stupisce, ma non perciò non deve preoccupare il contesto dell’intervista del Presidente del Senato.  Con parole da agnello spiega che abnorme significa anormale. Perché criticare il ministro Nordio? Certo la Treccani suggerisce anche i significati di esagerato, eccessivo. Ma la Treccani la compulsa il Ministro Lollobrigida. La veritá è che le sentenze possono essere criticate. Lo ha fatto Salvini per il gioielliere, successe nel caso della sentenza di Catania, lo fa oggi Nordio. Queste critiche che vengono dal potere legislativo non sono, per carità, invasioni di campo del potere giudiziario che, pure nella sua indipendenza, non le considera definitive fino all’ultimo grado di giudizio. Il Presidente La Russa ci regala un’altra grande affermazione: “capisco che si possa affermare che la Costituzione è permeata da spirito antifascista, ma non è progressista”. Il prezzo di questo riconoscimento è ridefinire lo spirito della nostra Costituzione. La Costituente non era progressista e qunidi nemmeno lo è il testo che Essa emanó. Lo avrá letto il Presidente del Senato? o si sará rifiutato per evitare di dover leggere la scandalosa XIII disposizione (transitoria e) finale? È in questo quadro che egli sommessamente affronta il tema di altri confini, quelli tra i poteri. Poco interessa che l’indipendenza dei poteri non è solo una elucubrazione teorica di Montesquieu. Essa caratterizza ció che definisce uno stato democratico moderno, secondo il comune sentire della maggioranza dell’Unione Europea, che ha spesso censurato possibili derive che intacchino l’indipendenza della magistratrura, come è successo, e succede, nei paesi più vicini ideologicamente al governo Meloni. In Italia quei confini sono definiti dall’articolo 109 della Costituzione.

Se una proposta di ingegneria costituzionale che li vuole modificare viene dalla seconda carica dello Stato, ci sono due soli precedenti che vengono alla mente di confrontabile autorevolezza, il discorso del bivacco del 16 novembre 1924 e quello del 3 gennaio 1925. Pur apprezzando la differenza tra la presentazione problematica del presidente La Russa e la rozzezza dei due discorsi, il filo che li unisce è l’implicita primazia del politico. Eppure del discorso di gennaio merita essere presa in prestito una citazione: “non cerchiamo farfalle sotto l’arco di Tito.” Dobbiamo, tutti, difendere prima ancora che i confini della Patria la sua legge costitutiva, unico testo che ci permette di sentirci partecipi di una patria con valori condivisi e condivisibili da tutti i cittadini e non dal 16 %.

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