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martedì, Ottobre 22, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 22 Ottobre.

Accadde che:

1942 (82 anni fa): durante la Seconda guerra mondiale, gli Alleati compiono un bombardamento notturno sulla città di Genova. Il maltempo disperse gran parte dei 122 bombardieri originariamente decollati dall’Inghilterra, molti dei quali attaccano erroneamente Savona (scambiata per Genova) causando 55 vittime, su Vado Ligure o su Torino; a Genova i danni sono relativamente contenuti (vengono colpite, tra l’altro, la Basilica della Santissima Annunziata, il Palazzo Imperiale e il Teatro Paganini, distrutto e mai più ricostruito, tanto che il Bomber Command riterrà l’incursione un fallimento, ma il panico destato dal bombardamento della notte precedente, di maggiore intensità rispetto a quelli dei primi due anni di guerra, causò una calca presso l’ingresso del rifugio antiaereo allestito nella Galleria delle Grazie, con la morte di almeno 354 persone.

1962 (62 anni fa): avviene la crisi dei missili di Cuba, quando il presidente statunitense John F. Kennedy annuncia che gli aerei spia americani hanno scoperto armi nucleari sovietiche a Cuba e che ha ordinato un blocco navale sull’isola. Il mondo è a un passo dalla terza guerra mondiale. La marina statunitense controllerà tutte le navi in transito. A riprova dell’esistenza dei missili gli Usa mostrano le fotografie delle rampe di lancio scattate dagli aerei-spia U-2 della Cia. L’Unione Sovietica e Cuba chiedono l’immediata convocazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il sottosegretario alle Nazioni Unite U Thant, su proposta di 45 stati non danneggiati dal blocco navale su Cuba dialoga con i tre capi di stato di Usa, Urss e Cuba. Il 25 ottobre anche Giovanni XXIII rivolge ai governanti di Washington, Mosca e L’Avana l’appello a fermarsi. Da Piazza San Pietro si rivolge al mondo esortando alla pace. La tensione si allenta quando il capo del Cremlino, Nikita Krusciov, accoglie la proposta di U Thant di una mediazione. Le navi sovietiche, con a bordo i missili, intenzionate a forzare il blocco navale Usa, ritornano indietro. Una volta scongiurato il rischio, gli Usa chiedono lo smantellamento delle basi a Cuba che verrà accettato dall’Urss.

Scomparso oggi:

2009 (15 anni fa): muore, a Roma, a soli 31 anni, Stefano Cucchi, mentre si trova sottoposto a custodia cautelare. Le cause della sua morte sono state oggetto di procedimenti giudiziari. Nato, a Roma, il 1° ottobre del 1978, quella di Stefano è una storia alla ricerca della verità, che ha visto la famiglia Cucchi battersi per lunghi anni. Il 31enne morì a sei giorni di distanza dal suo arresto per detenzione di stupefacenti. Fermato dai carabinieri, venne trovato in possesso di dodici confezioni di hashish. Trasferito immediatamente alla stazione dei carabinieri, venne posto sotto custodia cautelare, ed il giorno successivo processato con rito direttissimo. Fu evidente il suo stato di salute grave: aveva difficoltà a camminare e a parlare. Aveva evidenti ematomi agli occhi. Stefano scelse la strada del silenzio e non dichiarò al pm di essere stato picchiato dai carabinieri. Il giudice stabilì che il ragazzo rimanesse in custodia cautelare presso il carcere Regina Coeli, in attesa dell’udienza del mese successivo. Nei giorni successivi, però, le sue condizioni di salute peggiorarono. Da qui il trasferimento all’ospedale Fatebenefratelli: vennero refertate lesioni ed ecchimosi a gambe e viso, la frattura della mascella, un’emorragia alla vescica e al torace e due fratture alle vertebre. Nonostante fu chiesto il ricovero, Stefano si rifiutò e tornò in carcere. Le sue condizioni continuarono a peggiorare, tanto che venne trovato morto nel suo letto il 22 ottobre 2009, presso l’ospedale Sandro Pertini. Il suo peso, al momento della morte era di 37 chilogrammi. I genitori e la sorella Ilaria, durante i giorni successivi al processo, tentarono invano di ricevere notizie su Stefano e vennero a conoscenza della sua morte solo all’atto di notifica dei carabinieri che chiesero l’autorizzazione per l’autopsia. Per nove anni, carabinieri e personale del carcere hanno negato di aver usato violenza nei confronti del ragazzo, sino al mese di ottobre 2018, quando il pm Giovanni Musarò rivelò che il 20 giugno 2018, l’agente dei carabinieri Francesco Tedesco aveva presentato una denuncia in Procura sul pestaggio a sangue di Cucchi: nel corso dei tre interrogatori, il carabiniere ha accusato i suoi colleghi. Nel corso dell’udienza sono spuntati anche delle intercettazioni: un carabiniere che, parlando di Stefano Cucchi, il giorno dopo l’arresto, si augurava che morisse. Il 14 novembre 2019 arrivò la sentenza in appello: fu omicidio. I Carabinieri Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo sono stati giudicati colpevoli di omicidio preterintenzionale: la pena per loro è di dodici anni. Tre anni di pena, invece, per il maresciallo Roberto Mandolini che coprì il pestaggio; due anni e sei mesi a Francesco Tedesco che denunciò i colleghi in aula.

 

 

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