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lunedì, Ottobre 7, 2024
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Il Centro Studi Giustizia & Giusta a tutela delle libertà dei cittadini: il caso Open Arms

Giustizia & Giusta, il centro studi giuridico affronta le tante e profonde criticità volte a tutelare i diritti e le libertà dei cittadini che finiscono coinvolti nei lunghissimi e complicati processi, in ultimo l’analisi del processo Open Arms.

In una sala affollata di giornalisti e avvocati è stato presentato il Centro Studi Giuridico Giustizia & Giusta e lo scopo di questo: tutelare i cittadini dalla deriva dei processi e restituire la libertà a volte calpestata. Primo momento di riflessione e studio il processo Open Arms, che tanto sta facendo discutere sulla manifesta essenza “politica”. A presentare il Centro, dopo i saluti del Presidente del Consiglio dell’Ordine di Vibo Valentia, Avvocato Francesco De Luca, è intervenuto il Presidente Giacomo Francesco Saccomanno, che ha ribadito la necessità di riequilibrare i rapporti tra l’esecutivo e la magistratura, in quanto negli ultimi decenni vi è stato un forte condizionamento ed utilizzo del processo per danneggiare questo o quell’altro “politico”. Un uso, a volte spropositato, in evidente violazione della Costituzione e che, però, sta portando l’Italia ad una deriva giudiziaria. Il Centro si assume l’onere di processare i “processi non giusti” e di informare correttamente i cittadini e, se possibile, assumere anche posizioni forti e penetranti. A seguire è intervenuto il Professore e Avvocato Luciano Maria Delfino, che ha evidenziato la mancanza di un dialogo tra i poteri dello Stato, l’indebolimento della Carta costituzionale e della classe politica. Inoltre si è indebolita la necessità che vi sia un’operazione di riequilibrio del sistema che possa garantire al potere legislativo ed al potere esecutivo di non essere sempre sotto scacco dell’ordine giudiziario, con l’aggiunta di  distorsioni dello stesso sistema giudiziario. Tali evidenti situazioni obbligano di “procedere alla necessità di affrontare e definire l’aspetto della responsabilità civile dei magistrati, di separare le carriere tra giudici e magistrati dell’accusa e soprattutto di sottrarre il controllo disciplinare a coloro che ne devono essere oggetto.

Ciò consentirebbe di giungere ad un rasserenamento del panorama e consentirebbe di ripristinare un quadro di giusto equilibrio tra i poteri. In riferimento al processo Open Arms si è evidenziato:

  1. il soccorso ai migranti non è stato negato, con sottoposizione a visite mediche, rifocillati e fatti sbarcare quelli in difficoltà e i minori;
  2. gli altri sono stati tenuti a bordo in conformità al dettato dei decreti di sicurezza. In sostanza, una legittima difesa degli interessi dello Stato, senza alcuna privazione della libertà, in quanto la nave avrebbe potuto spostarsi in qualsiasi altro porto messo a disposizione dalle altre Nazioni, come la Spagna. Importante, sotto l’aspetto della valutazione della esistenza del reato, l’intervento dell’Avvocato Giovanni Marafioti ha evidenziato che non doveva occuparsi la magistratura italiana del caso, ma gli organismi sovranazionali (Cedu, Corte Europea di Giustizia..) atteso che si assumono violati principi che nascono da convenzioni internazionali, violazioni che sarebbero state consumate non da un privato cittadino, ma da un ministro che agisce a tutela di un bene tutelato da una legge dello Stato. Semmai per ipotesi assurda, lo Stato italiano avrebbe dovuto rispondere per l’azione dei suoi rappresentanti. In secondo luogo spettava esclusivamente al comandante della nave entrare senza indugio nelle acque territoriali italiane e fare sbarcare i migranti. Tale condotta sarebbe stata assistita dalla esimente dell’art 51 che non punisce chi commette il fatto nell’adempimento di un dovere, che era in testa allo stesso – gravato da una posizione di garanzia – e cioè quello di prestare il necessario soccorso. Sotto un terzo aspetto, per come ammesso dall’allora Ministro Toninelli, la sicurezza della navigazione fino l’attracco era di sua competenza, mentre il Ministro Salvini si occupava dello sbarco. Dunque un’assoluta mancanza di possibile responsabilità in testa allo stesso. Infine l’Avvocato Vincenzo Barca che ha contribuito al dibattito riferendosi e richiamando i principi fondamentali della Costituzione Italiana avendo riguardo di puntualizzare le discrasie procedurali della pubblica accusa nel processo Open Arms per i reati contestati a Matteo Salvini nell’esercizio delle sue funzioni di Ministro, anche rispetto a casi analoghi, dove è stato violato l’articolo 112 della nostra Carta Costituzionale, specificando che la “giustizia giusta” è quella giustizia la quale sulla base del principio del giusto processo, risponde con assoluta certezza nello stesso modo a casi identici. La legge infatti dovrebbe essere uguale per tutti solo se si interpreta il concetto di uguaglianza secondo i dettami della Corte costituzionale, nel senso che bisogna trattare in modo eguale situazioni giuridiche uguali ed in modo diverso situazioni giuridiche diverse. In tale direzione ha snocciolato dati impressionanti: decine di condotte equali assunte da altri ministri sono state totalmente ignorate, così come sono state ignorate le responsabilità di altri Ministri, che hanno condiviso e permesso la chiusura dei porti e la stessa condotta del comandante della nave che poteva anche forzare il blocco se ci fossero state condizioni di pericolo per i migranti.

Le conclusioni del Presidente Saccomanno sono terminate con i ringraziamenti dei relatori, per il coraggio assunto nel difendere pubblicamente i diritti fondamentali dei cittadini e della libertà di questi, e ha ribadito che il Centro Studi andrà avanti, anche affrontando altre situazioni critiche come il processo di Genova, dove il Presidente della Regione, Giovanni Toti, è stato costretto a dimettersi per poter ottenere la libertà, e cercherà di portate la vicenda dell’Open Arms di fronte la Corte costituzionale per l’evidente violazione della ripartizione dei poteri, con aggressione di quello esecutivo da parte della magistratura inquirente, sottolineando che si sarebbe aspettato un forte intervento delle autorità legittimate (articolo 134 Carta costituzionale: un potere dello Stato, lo Stato o una Regione) oppure del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio dei Ministri o ancora del Ministro della Giustizia. Essendoci negli ultimi tempi una maggiore apertura per la proposizione della questione il Centro Studi cercherà di sottoporre alla Corte l’odierna vicenda che appare sin da subito, un vero conflitto di attribuzioni.

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