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giovedì, Novembre 21, 2024
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Autonomia Differenziata: il referendum è l’ultima carta da giocare per salvare l’Italia!

Se si scavasse nel dna dell’80% delle popolazioni del Nord Italia, si troverebbe un legame genetico con il Sud. E allora, perché rinnegarlo? È un futuro che dobbiamo scongiurare a tutti i costi. Non si può trovare pace pensando alle generazioni future che oggi stanno studiando e crescendo. Che Italia stiamo lasciando loro? Un Italia divisa?
di Nicodemo Vitetta

“Accade solo in Calabria, dove il tempo sembra essersi fermato e dove non si odono i rimbombi e gli echi delle guerre. Gli unici rimbombi si sentono in occasione delle tradizionali feste patronali, sia nei piccoli che nei grandi paesi, e in alcune città importanti come Reggio Calabria, dove si festeggia con grande fervore e fede. Raccontare della Calabria è come chiudere gli occhi su un luogo magico, dove si possono ammirare le meravigliose evoluzioni della natura. Basta girare la testa di pochi gradi per trovarsi sulla riva del Mar Jonio o alle falde dell’Aspromonte. Qui, il treno e le barche dei pescatori si accompagnano lungo un tragitto meraviglioso, baciato dal sole e dai numerosi scavi archeologici, patrimonio dell’umanità.

In questa terra, i mitici guerrieri, i Bronzi di Riace, hanno scelto di farsi scoprire nella loro purezza, regalando al mondo un patrimonio inestimabile e lasciando immaginare quante altre ricchezze potrebbero essere portate in superficie. Dovremmo saper meglio gestire il nostro patrimonio storico, artistico, naturale e ambientale, perché chi ha governato non ha capito che la vera ricchezza è nelle profondità della terra e della cultura. Noi viviamo immersi nei colori, negli odori e nei profumi che non si possono creare in laboratorio. È grazie a noi che i più importanti scienziati al mondo hanno fatto grande l’Italia. E grazie a persone semplici come Mia Martini, Mino Reitano e Rino Gaetano, la Calabria è un orgoglio nel mondo. Mino Reitano, con la sua vitalità e l’esuberanza interpretativa, ha cantato l’amore romantico, il Mezzogiorno e la condizione dell’emigrante, toccando il cuore del pubblico con melodie orecchiabili e testi emotivi. Rino Gaetano, con la sua voce ruvida e i testi ironici e di denuncia sociale, ha saputo mescolare umorismo e serietà, creando brani che erano sia divertenti che riflessivi. Mia Martini, con la sua voce dotata di un’ampia estensione e di una grande duttilità, ha trasmesso emozioni profonde attraverso canzoni che sono diventate classici della musica italiana. È grazie a tanti professionisti, medici, scienziati oppure i molti scrittori che hanno saputo raccontare che l’Italia è maestosa e operosa”. 

Immaginiamo, per un attimo, un’Italia dove l’economia differenziata diventa realtà. Sarebbe la fine di un sogno, un tradimento della Costituzione che proclama l’unità e l’indivisibilità del nostro Paese. Ci siamo resi conto troppo tardi, o forse qualcuno ha voluto nascondere la verità: questa riforma potrebbe diventare la linea di demarcazione economica e sociale tra Nord e Sud.

Abbiamo un’ultima carta da giocare: il referendum! E che nessuno osi convincerci del contrario: le regioni più ricche del Nord potrebbero prosperare, avendo più risorse da investire nei servizi pubblici, mentre il Sud, già svantaggiato, potrebbe sprofondare ancora di più. La qualità dei servizi pubblici, come sanità e istruzione, potrebbe precipitare ulteriormente nel Sud. Già oggi esiste un divario abissale tra Nord e Sud, e l’autonomia differenziata rischia di ampliare queste differenze in modo irreversibile. Senza una redistribuzione equa delle risorse, le disparità sociali e territoriali potrebbero esplodere, creando un’Italia ancora più povera e lacerata. È come se un genitore avesse cinque figli: ai primi tre non fa mancare nulla, mentre gli altri due vengono abbandonati al loro destino. Se si scavasse nel dna dell’80% delle popolazioni del Nord Italia, si troverebbe un legame genetico con il Sud. E allora, perché rinnegarlo? È un futuro che dobbiamo scongiurare a tutti i costi. “Non riesco a trovare pace pensando alle generazioni che stanno studiando e crescendo. Che Italia stiamo lasciando loro? Già durante la mia infanzia, mio padre vedeva tutto in modo pessimistico. Io non riesco a vedere un futuro migliore.”

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