Poi basta una parola magica “guerra” e gli assassini di bambini diventano statisti, strateghi militari, persone a cui con rispetto si porge la mano e che hanno diritto di parlare nei massimi consessi internazionali. Chi ordina la morte di un bambino è un assassino come e, a volte, peggiore degli assassini di Coco’ o del piccolo Santino De Matteo sciolto nell’acido dai mafiosi.
Febbraio 2014 la Calabria è scossa dal barbaro assassinio, a Cassano dello Jonio, di un bambino di appena tre anni: Coco’.
Ucciso e bruciato insieme al nonno e alla sua compagna. Il delitto è così infame e così atroce che le cosche di ndrangheta, per come possono, tentano di allontanare da loro ogni sospetto.
In Calabria si prega e si invoca Giustizia, si chiede che i “mostri” vengano catturati e processati. Ma nessuno si sognerebbe di chiedere che i bambini appartenenti alle famiglie dei responsabili dell’infame delitto vengano uccisi per vendicare Coco’.
Poi basta una parola magica “guerra” e gli assassini di bambini diventano statisti, strateghi militari, persone a cui con rispetto si porge la mano e che hanno diritto di parlare nei massimi consessi internazionali.
Sono uomini di “onore” (e anche i mafiosi si dicono tali) ma se ci togliessimo le bende dagli occhi vedremmo ciò che realmente sono: assassini.
Ieri è stata ancora bombardata la popolazione libanese e molti bambini come Coco’ sono morti bruciati dalle bombe. E con loro donne incinte, madri, vecchi decrepiti, giovani in età per fare l’amore e non la guerra.
Decine di migliaia sono già stati uccisi a Gaza ed il loro numero è destinato a crescere ora dopo ora.
Quanti ancora ne dovranno morire per placare il sangue innocente versato il 7 ottobre?
Bastano centomila, un milione?
Si dirà che gli “statisti” sono costretti a farlo per costruire la pace e un mondo più giusto.
Si dice che bisogna difendere “l’Occidente” dai barbari!
Chi ordina la morte di un bambino è un assassino come e, a volte, peggiore degli assassini di Coco’ o del piccolo Santino De Matteo sciolto nell’acido dai mafiosi.
Possono essere assolti (a volte acclamati) da noi piccoli uomini ma saranno colpevoli dinanzi al Tribunale dell’Umanità.
Dostoevskij è stato un gigante del pensiero.
Non appartiene alla Russia ma al mondo intero, parla ai suoi contemporanei ma il suo sguardo penetra il futuro.
Basta andare a rileggere uno dei dialoghi più belli tra due dei fratelli Karamazov.
Ivan domanda al fratello più piccolo “… supponiamo che per costruire l’edificio della felicità, della pace e della tranquillità degli uomini, tu dovessi torturare una sola bambina, magari quella che hai visto prima piangere battendosi il petto con il pugno, costruiresti quell’edificio?”
<<No, non lo farei, disse piano Alesa.»
Chissà se Nethanyau, gli invasati ayatollah e gli uomini di Stato di Oriente e Occidente potrebbero trovare qualche minuto per rileggere Dostoevskij.