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lunedì, Settembre 23, 2024
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Panem et Circenses, quando i giochi finiscono si torna nel Medioevo

In Calabria le feste Mariane e le feste dei Santi Patroni portano giorni di gioia, di giochi e di abbondanza, ma quando le celebrazioni finiscono, la società torna ad essere il trionfo dell’isolamento, dell’abbandono, dell’arretratezza e dello spopolamento. Due giorni di festa e si ritorna al Medioevo. di Santo Gioffrè

La falsa socializzazione della Festa di un solo e unico giorno è l’emblema totale della perdita. Una volta, i riti delle Feste Padronali attorno ad un simulacro sacro che ricordava il genus loci e l’appartenenza, livellava per quel solo giorno le classi sociali. Tutti, in quelle festività, pensavano di avere gli stessi diritti di eguaglianza difronte al contesto che caratterizzava quel Santo protettore: ricchi e poveri, feudatari e contadini, ladri e probi.

Quel giorno solo, però.

Il giorno dopo, dopo i fuochi e le scenografie che ripetevano le tradizioni, ognuno ritornava al proprio posto, nella miseria e povertà assoluta o tra l’opulenza che enormi proprietà parassitarie garantivano. Ognuno al proprio posto, tra malattie che erano mortali perchè, tra i miserabili nessuno si poteva curare o prodigiose guarigioni avvenivano avendo il luminare medico alla portata di ogni portafoglio. Con il Santo Padronale che stava a guardare.

Poi, vennero le lotte operaie e studentesche. Le conquiste sociali. Le garanzie costituzionali per ogni italiano e le Feste Padronali si ridussero nell’occasione del solo piacere di ritrovarsi intorno al focolare che rimaneva sacro. Occasione per discutere delle novità che ogni emigrato portava dai campi di lotte e di paesani stanziali che parlavano dell’ansia di sviluppo della Calabria. Insomma, un contesto dinamico di scambio di idee, propositi, progetti e promesse mentre il Santo padronale veniva portato in processione.

Ora, siamo tornati al primordi. La festa padronale artificiosa e artefatta, in una terra come la Calabria, che subisce una feroce sostituzione etnica tra i suoi abitanti e i cinghiali, è solo PANEM ET CIRCENSES. Si allestiscono mega spettacoli per saziare solo due giorni, pance vuote di tutto, e tutto termina insieme alla palla asciutta dell’ultimo fuoco d’artificio. Non una riflessione, non un canto lamentoso, mentre tutto attorno si secca e muore: la sanità, i servizi, le infrastrutture, le scuole, i saperi, il pauroso spopolamento.

Liberi da ogni pensiero e sapere perché, come diceva Ferdinando II, il Popolo ignorante è un Popolo felice.

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