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Siderno: San Leo brucia e tutto tace

Ci scrive Franco Martino per sottolineare una situazione difficile che si è verificata presso l’impianto di San Leo, ma nonostante tutto nessuno protesta, nessuno sa cosa sia successo. Forse è il caso di riflettere.

Di Francesco Martino

Mercoledì 28 agosto, nel primo pomeriggio, una testata locale online pubblica un articolo, che informa che, martedì notte, un incendio è scoppiato nell’impianto di San Leo di Siderno e ci sono volute 7 ore per i vigili del fuoco, intervenuti immediatamente, per spegnerlo, dalle 23,30 di martedì alle 6,40 di mercoledì 29.

Si parla di un incendio causato da gas infiammabili che hanno bruciato materiale plastico, con relativa diffusione di sostanze tossiche e pericolose e chiusura di finestre da parte dei residenti.

In un paese normale questa notizia si sarebbe propagata la mattina presto, nemmeno i cittadini, vittime di questa situazione si sono scaldati più di tanto.
Visto anche le temperature alte di questo periodo, si saranno assuefatti dentro casa o sotto l’ombrellone?

Non parliamo dei cittadini della vicina Locri, dall’altra parte della fiumara Novito, e quindi intossicati anche loro in tutti questi anni, che mai hanno alzato un dito,  malgrado che i Comitati ambientalisti di Siderno hanno fatto fuoco e fiamme per bloccare l’impianto, e riuscendo a fermare  l’ampliamento e che l’organico venga trattato altrove.

Torniamo un po’ indietro negli anni, dal 2016, le continue iniziative e proteste organizzate hanno ottenuto che nel TMB di Siderno l’organico venisse lavorato in ambiente aerobico, meno pericoloso per la salute di quello anaerobico che voleva imporci la Regione.

Successivamente con poche forze e ricorsi abbiamo ritardato i lavori perquadruplicare lle linee di lavorazione, che avrebbe significato anche la lavorazione di plastiche, con i rischi che in questi giorni sono evidenti, malgrado altri perorassero il “revamping” del TMB, come si dice  in inglese, ma che si traduce in “beccatevi più sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene”.

In un paese normale, mercoledì mattina i cittadini di San Leo si sarebbero recati in massa davanti al Comune e avrebbero chiesto un incontro con la Sindaca Maria Teresa Fragomeni, come hanno fatto i cittadini di via Carrera che si sono visti improvvisamente un’antenna 5G sotto casa.

Non dico con forconi o bandiere o altro, ma per avere informazioni su quanto era successo nella notte e quali iniziative, la Sindaca,  avesse intenzione  di prendere per evitare il rischio che questo possa avvenire ancora.

Nel settembre 2020, con il Comune sorretto dalla triade Commissariale,  subito dopo l’incendio precedente, la mobilitazione dei cittadini ha portato a Siderno i responsabili della regione a Siderno per incontrarsi con cittadini e amministratori dei comuni.

Oggi,  silenzio e qualche sbuffo in chat.

Ho il dubbio che i cittadini siano abituati ad aspettare che gli altri gli risolvano i problemi, in particolare i Santi.

San Leo non sembra che li ascolti, da anni la zona a lui intitolata, è infestata da odori puzzolenti, sostanze tossiche e cancerogene che bruciano sul torrente Novito.

Stanno aspettando che San Giovanni (Calabrese), assessore con delega all’Ambiente della Regione, ex Sindaco di Locri, gli tolga le castagne dal fuoco (termine che si adatta al caso)?

Aspettano che Santa Maria Teresa (Fragomeni), Sindaca di Siderno, da sola senza la pressione dei cittadini arrabbiati, possa spingere più di tanto sulla regione, che si affronti in modo serio e ormai improcrastinabile la soluzione dell’impianto di trattamento rifiuti sul Novito, costruito in una zona abitata?

Da anni i Comitati ambientalisti  lo dicono, impianti che trattano materiali infiammabili ed emettono sostanze nocive non possono essere collocati  in quella zona.

Oppure aspettiamo che la festa di Portosalvo in arrivo faccia dimenticare tutto e tutti si alzeranno contenti e felici e sfileranno nel corso a festeggiare e implorare la Madonna di Portosalvo che in altre circostanze, secondo la tradizione, ci ha salvato, intervenga anche adesso?

Nella canzone della tradizione siciliana “Malarazza”, Gesù Cristo in croce a un servo che si lagnava,  perchè veniva trattato male dal suo padrone, rispondeva:

“Tu ti lamenti, ma chi ti lamenti, pigghia lu vastuni e tira fora li denti”.

Aspettiamo il prossimo incendio?

Francesco Martino

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