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giovedì, Settembre 19, 2024
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Padre Damiano Bova presenta tre libri nella sua Bivongi

Accolto dalla sindaca Grazia Zaffino, padre Damiano Bova è tornato nella sua Bivongi (dove è nato nel 1931 da genitori coltivatori diretti), in compagnia dell’archeologa Maria Teresa Iannelli e dei suoi editori Antonella Cuzzocrea e Franco Arcidiaco di Città del Sole edizioni.

Giusi Mauro

Nella suggestiva piazzetta Vittorio Emanuele e sotto lo sguardo attento di un pubblico appassionato e della telecamera di Tele Montestella Odv, sono stati presentati tre poderosi volumi del grande studioso che ha conseguito il titolo accademico di Teologia morale presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino in Roma nel 1967. All’interno dell’Ordine ha svolto una intensa attività con impegni di formazione di giovani domenicani, di insegnamento di teologia morale e di attività apostolica. Assegnato al convento di Bari presso la Basilica di San Nicola, ha avuto l’incarico di Segretario degli studi dell’Istituto di Teologia Ecumenica e Redattore della rivista Nicolaus per dieci anni (1969-1979). Eletto Priore e Rettore della Pontificia Basilica di San Nicola in Bari, ricoprì questo incarico dal 1979 al 1988 e dal 2005 al 2011. Per la sua attiva e fattiva presenza di oltre un trentennio gli è stata conferita il 20 aprile 2012 la cittadinanza onoraria di Bari. Dal 1973 al 1993 ha insegnato teologia morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari e di Matera e nell’Istituto di Teologia di base di Molfetta. È stato Priore e Rettore del Santuario di Madonna dell’Arco a Santa Anastasia (NA) dal 1993 al 1999 e Priore del convento di Barra dal 2000 al 2003, con l’incarico anche di Segretario del neo fondato Istituto Interprovinciale domenicano di Filosofia di Napoli-Barra. Nonostante i prestigiosi e gravosi impegni derivanti dalle sue cariche, padre Damiano non ha mai dimenticato la sua terra e ha impiegato tutto il suo tempo libero per approfondire gli aspetti storico-antropologici-sociologici della Vallata dello Stilaro.

Nella sua ampia ed esauriente introduzione, l’archeologa Maria Teresa Iannelli  ha sottolineato l’importanza fondamentale che rivestono i suoi volumi per chiunque voglia approcciare la storia di un territorio straordinariamente ricco di Storia e Cultura.

Nelle 616 pagine del “Dizionario Etimologico del dialetto Bivongese” l’Autore si è proposto di conservare il patrimonio culturale della lingua del suo paese natio, con l’intento di tramandarlo ai posteri in sintonia col pensiero di Erodoto (Storie – libro III, 38): «… se si proponesse a tutti gli uomini di fare una scelta fra le varie tradizioni e li si invitasse a scegliersi le più belle, ciascuno, dopo opportuna riflessione, preferirebbe quelle del suo paese: tanto a ciascuno sembrano di gran lunga migliori le proprie costumanze».

Padre Damiano non è uno specialista di glottologia, ma spinto da una forte curiosità intellettuale a riguardo dell’origine e del significato recondito delle parole, utilizzata spesso nella predicazione e nell’amministrazione del sacramento della penitenza, ha raccolto in queste pagine il tesoro di vita del nobile linguaggio calabrese e bivongese in cui si conservano i variegati apporti delle civiltà del passato che hanno segnato nella lingua del popolo il loro passaggio. Riscoprire l’etimo, l’origine di una parola è divertente, è come un gioco appassionante e denso di emozioni nel rincorrere nei meandri di un labirinto antico l’archeologia del linguaggio. Sono poche, anzi pochissime le pubblicazioni sull’etimologia dei dialetti calabresi, il testo diventa perciò uno stimolo per perseguire questo studio approfondito del linguaggio che nella sua varietà può offrire alla terra di Calabria una unità culturale su cui poggiare lo sviluppo anche socio-economico della propria popolazione.

La Iannelli si è poi soffermata sull’altro volume “Da Kaulon a Stilo. Compendio storico-culturale della Kauloniatide Stilese”, 608 pagine che scaturiscono dal proposito di offrire uno sfondo identitario storico-culturale al territorio che cadeva sotto la tutela di Stilo erede di questa parte centrale della Kauloniatide, allo scopo di motivare una collaborazione intercomunale, e possibilmente anche di accorpamenti di alcuni tra i nove comuni interessati. Padre Bova, come ha giustamente osservato la Iannelli, ha strutturato il poderoso lavoro in forma di compendio bibliografico di tutti i principali studi che hanno riguardato la storia di questo territorio oscurata nel tempo e anche della parte che deve essere ancora scoperta attraverso le ricerche archivistiche e soprattutto archeologiche.

I coloni greci che si insediarono sul promontorio Cocinto (Punta Stilo), non furono attratti dalle fertili pianure come Crotone, Sibari, Metaponto favorevoli all’agricoltura e alla pastorizia, ma dalla ricchezza degli alberi di alto fusto che all’epoca sfioravano il mare, e soprattutto per i minerali molto ricercati nell’Età del ferro, sia per la confezione di armi che per gli attrezzi agricoli, materiali di cui erano ricco il fiume Assi, chiamato Argentario, ma soprattutto il gruppo dolomitico di Pazzano. Questa ricchezze mineraria ha fatto la storia industriale dell’Assi nella zona detta Ferriera, della valle dello Stilaro, di Chiesa Vecchia a Ferdinandea, e infine del grande complesso di Mongiana. Tutta questa attività industriale si bloccò con il nuovo governo italiano dopo l’Unità d’Italia.

Nel volume padre Bova sottolinea come, con indirizzo diverso, questo territorio fu valorizzato da Achille Fazzari, colonnello e amico intimo di Garibaldi, che lasciò in eredità la splendida villa di Ferdinandea, impropriamente attribuita a Ferdinando II, e la sorgente di Mangiatorella con la florida attività di imbottigliamento dell’acqua minerale.

La sindaca Zaffino e l’editore Arcidiaco si sono soffermati poi sull’opera di Francesco Bova, zio di padre Damiano e padre dell’Ambasciatore Mario, presente all’incontro. “Didattica gioiosa”, è un vero e proprio gioiello che si presta ancora oggi come prezioso sussidio didattico per le classi primarie. Arcidiaco ha auspicato che, nell’ambito del protocollo d’intesa, voluto dalla vicepresidente regionale Giusi Princi, tra Regione e Istituto Scolastico Regionale che prevede la possibilità di adottare per le scuola della regione testi di autori e editori calabresi, il manuale didattico di Francesco Bova possa arrivare sui banchi delle scuole primarie della Calabria.

Francesco Bova nelle difficili contingenze del periodo di guerra e del dopoguerra, silenziosamente preparava i suoi alunni a diventare cittadini del domani, svelando le potenzialità e i valori racchiusi nelle piccole cose… L’efficacia dell’insegnamento di Bova non derivava solo dalla comunicazione attraente, festosa, utile comunque e conveniente, ma soprattutto dalla gioia: questa, non come effetto dello “spasso”, momentaneo e caduco, ma benessere mentale che provoca lo “stato gioioso”, la disposizione permanente in cui la fatica ed il sacrificio protesi verso “le cose nuove” si intrecciano allo “star bene”, fondamento esclusivo dell’apprendimento facilitato ed efficace.

La sindaca Zaffino ha voluto ricordare che “il maestro Ciccio Bova a Bivongi ha lasciato in eredità parecchie opere che sono patrimonio della chiesa locale e di privati. Fin da giovane dimostrò un’ampia apertura mentale e un’accentuata sensibilità di cuore, per le innovazioni che con difficoltà filtravano nella vita di un piccolo centro urbano della Calabria. Da una parte era legato al piccolo mondo agricolo paesano e a quello familiare, di cui diventerà, nell’età adulta, un nostalgico cantore; dall’altra introduceva nella sua vita, nella famiglia e nella scuola tutte le novità del mondo contemporaneo. Era dotato di una visione universale della realtà. Spirito aperto, afferrava subito il nuovo che la mente umana forgiava, filtrandolo opportunamente nel setaccio della tradizione, col rispetto che si deve alla saggezza antica”.

L’editore Arcidiaco ha, infine, voluto sottolineare come l’idea di Padre Damiano di consorziare i comuni della Vallata dello Stilaro può trovare un supporto nello Statuto della Città Metropolitana di Reggio Calabria, che in più punti prevede ed auspica la collaborazione tra Comuni limitrofi.

Padre Damiano ha chiuso il convegno ringraziando commosso per il grande affetto ricevuto ricordando la metafora del campanile che ha la base solidamente fissata nel territorio ma la punta svettante verso il cielo e ben visibile da tutti i paesi vicini.

A fine serata i presenti si sono stretti a padre Damiano, alla sindaca e ai relatori per ringraziarli dell’interessante e coinvolgente serata che ha esaltato il sentimento identitario nello spirito del “genius loci”.

 

 

 

 

 

 

 

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