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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 9 Agosto.

Accadde che:

48 a. C. (2072 anni fa): si svolge in Tessaglia la battaglia di Farsalo, l’ultimo scontro tra Cesare e Pompeo. La schiacciante vittoria di Caio Giulio Cesare segna la definitiva sconfitta di Pompeo e la fine della guerra civile. Cesare parte da una situazione di svantaggio: ha un esercito numericamente inferiore rispetto a quello di Pompeo e si trova in un territorio a lui poco noto e assai ostile. Tra le fila avversarie regna, invece, la fiducia dopo l’energico discorso di Pompeo che sminuisce il valore e la forza dell’esercito di Cesare. Quest’ultimo ha, però, un vantaggio che si rivelerà decisivo per le sorti della battaglia. Il comandante della cavalleria di Pompeo è, infatti, Tito Labieno, che precedentemente ha combattuto con lui in Gallia prima di passare al nemico. Labieno è abituato ad applicare una tattica, che consiste nell’attaccare sul lato debole dell’avversario per poi convergere verso il centro contro il grosso dell’esercito nemico. Consapevole di ciò Cesare stacca dal lato destro del suo esercito sei coorti di soldati e le posiziona come riserva. Durante la battaglia di Farsalo tutto va secondo le previsioni di Cesare. Subito dopo la sconfitta, Pompeo si rifugia in Egitto nella speranza di trovare un posto sicuro alla corte di Tolomeo XIV; va invece incontro ad un tragico destino. Il faraone, infatti, temendo possibili ritorsioni da parte di Cesare, lo fa decapitare prima ancora che il generale romano riesca a mettere piede sulla riva.

1945 (78 anni fa): durante la Seconda guerra mondiale, avviene il bombardamento atomico di Nagasaki: una bomba atomica, viene sganciata dal B-29 statunitense BOCKSCAR sulla città di Nagasaki, in Giappone, alle 11:02 di mattina (ora locale). Esplose a un’altitudine di 469 metri con una potenza pari a 22.000 tonnellate di TNT uccidendo all’istante 40.000 persone (25.000-60.000 verranno ferite). Si stima che morirono altre 40.000 persone per via delle malattie causate dal fallout nucleare e delle radiazioni. Questo bombardamento avvenne tre giorni dopo quello su Hiroshima. La bomba era destinata a colpire Kokura, uno dei principali arsenali navali del Giappone, ma le cattive condizioni meteorologiche fecero cambiare il bersaglio all’ultimo minuto. È un mistero storico il perché gli americani non diedero tempo ai giapponesi di comprendere la scala della distruzione, che aveva colpito Hiroshima e quindi arrendersi e dichiararsi sconfitti nella Seconda guerra mondiale: dal primo al secondo bombardamento atomico passarono appena 72 ore.  Dopo Hiroshima, con grande sorpresa degli americani i giapponesi non si arresero immediatamente. La sorpresa era in un certo senso legittima: la distruzione di Hiroshima era stata di tale portata, che qualsiasi governo ragionevole non avrebbe atteso che poche ore prima di annunciare la sua disponibilità a discutere i termini della resa. Il Giappone, però, non era un paese che si poteva considerare in quel momento normale. Le sue infrastrutture erano state così danneggiate dai bombardamenti convenzionali che le notizie circolavano molto lentamente. Anche quando quello che era successo cominciò a diventare chiaro, il governo giapponese si divise su cosa fare. C’era un partito della pace, che vedeva nella bomba un’ottima scusa per arrendersi senza perdere l’onore, ma il grosso del governo e degli ufficiali dell’esercito era letteralmente disposto a morire insieme al resto del paese piuttosto che arrendersi. Nel frattempo, mentre il governo giapponese si perdeva in discussioni, gli avieri americani sull’isola di Tinian stavano preparando la seconda missione atomica. il 10 agosto, il governo giapponese fece sapere che era pronto a discutere la resa.

Scomparso oggi:

1991 (33 anni fa): viene assassinato, a Villa San Giovanni, Antonio Scopelliti magistrato. Nato, a Campo Calabro, il 20 gennaio 1935 è stato l’unico giudice ad essere ucciso dalla ‘ndrangheta in Calabria. Entrato in magistratura a soli 24 anni, svolge la carriera di magistrato requirente, iniziando come Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Roma, poi presso la Procura della Repubblica di Milano. Si è occupato di vari maxi processi, di mafia e di terrorismo. Ha rappresentato, infatti, la pubblica accusa nel caso Moro durante il primo processo, nel sequestro dell’Achille Lauro, nella Strage di Piazza Fontana e in quella del Rapido 904. Nell’agosto di 32 anni fa, era tornato nella sua regione per trascorrere le vacanze estive e, mentre rientrava in paese a bordo della sua automobile, dopo una giornata al mare, venne intercettato dai suoi assassini: due persone a bordo di una moto, appostati lungo la strada. L’agguato avvenne all’altezza di una curva, poco prima del rettilineo che immette nell’abitato di Campo Calabro. La morte del magistrato, colpito con due colpi alla testa esplosi in rapida successione, fu istantanea. L’automobile, priva di controllo, finì in un terrapieno, per questo in un primo momento si pensò ad un incidente stradale. Quando fu ucciso stava preparando il rigetto dei ricorsi per Cassazione avanzati dalle difese dei più pericolosi esponenti mafiosi condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Secondo alcuni pentiti sarebbe stata la cupola di Cosa Nostra siciliana a chiedere alla ‘ndrangheta di uccidere Scopelliti, e, in cambio del favore ricevuto, sarebbe intervenuta per fare cessare la guerra di mafia che si protraeva a Reggio Calabria dall’ottobre 1995. Per la sua uccisione furono istruiti e celebrati presso il Tribunale di Reggio Calabria ben due processi, uno contro Salvatore Riina e sette boss della “Commissione” di Cosa Nostra, ed un secondo procedimento contro Bernardo Provenzano ed altri sei boss, tra i quali Filippo Graviano e Nitto Santapaola. Furono tutti condannati in primo grado nel 1996 e nel 1998 e successivamente assolti in Corte d’Appello nel 1998 e nel 2000, perché le accuse vennero giudicate discordanti. L’omicidio di Scopelliti rimane così impunito.

 

 

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