Il comitato civico “Difendiamo l’Ospedale” non vuole arrendersi e continuerà a lottare, consapevole che la partecipazione diretta dei cittadini rappresenti lo strumento più efficace per risvegliare le coscienze e dare concreta realizzazione ad un diritto costituzionale che, nella nostra realtà, continua a rimanere solo sulla carta.
Nella sanità della Locride sembra, ormai, essersi diffuso il virus dell’indifferenza e della rassegnazione, del quale anche altri settori non sono di certo immuni. Per quanto riguarda la salute, questo è molto grave perché fa venire meno la fiducia e la convinzione che le cose possano cambiare. Le difficoltà di accesso alle cure sono esperienza quotidiana di ogni cittadino che, con grandi difficoltà, cerca di trovare una soluzione ai propri problemi. Il pronto soccorso dell’unica struttura ospedaliera è intasato, e si è obbligati a molte ore di attesa prima di avere una diagnosi o il risultato di un esame di laboratorio o l’esito di un referto. Se si ha la sfortuna di sentirsi male nei giorni prefestivi o festivi, tutto diventa molto più complicato, anche per l’accesso ai servizi di assistenza primaria.
La sanità pubblica nel nostro territorio si è complessivamente indebolita, nell’indifferenza di chi gestisce e di chi amministra. Le responsabilità sono di certo molte e diffuse, ma a queste oggi si aggiunge anche l’atteggiamento di rassegnazione da parte dei cittadini. Al massimo, dopo una momentanea indignazione per episodi particolarmente gravi, tutto ritorna come prima, tanto “tutto è inutile”, purtroppo “non cambia mai niente”. Eppure gli strumenti democratici per ribellarsi a questo stato di cose ci sarebbero, primo fra tutti la voce unitaria dei nostri sindaci e dei nostri rappresentanti regionali.
Un territorio, la Locride, che sembra rassegnato alle disuguaglianze. Come comitato civico, anche se perfettamente consapevoli dei nostri limiti, abbiamo scelto di non restare in silenzio. Con spirito collaborativo, abbiamo sempre cercato di tenere alta l’attenzione sulle criticità più evidenti, a difesa del diritto alla salute dei cittadini e anche della professionalità e della sicurezza degli stessi operatori sanitari. Siamo sempre entrati nel merito delle criticità, facendo precisi riferimenti su carenze di organici e di attrezzature, su aspetti organizzativi che obbligano i cittadini a rivolgersi al privato, quando ovviamente sono nelle condizioni economiche di poterlo fare, sui ritardi inaccettabili delle ristrutturazioni edilizie. Assieme ad altri comitati ed associazioni abbiamo chiesto con forza che si affrontasse il problema della riorganizzazione complessiva del sistema sanitario, alla luce dei nuovi scenari sanitari ed epidemiologici, e, in particolare, della Casa della Salute di Siderno, oggi Casa di Comunità, delle cure primarie territoriali, della continuità assistenziale, dell’integrazione ospedale – territorio.
In un contesto così critico, certo non può sorprendere la difficoltà di reperire personale sanitario disposto ad operare nelle nostre strutture, tutte ormai in condizioni di organico ridotto e di sovraccarico di lavoro, obbligate a fare affidamento sui medici a gettone e sui medici stranieri. Soluzioni queste provvisorie, previste nel momento della pandemia, che di fatto sono diventate strutturali. Le aggregazioni funzionali dei medici di medicina generale (AFT) stentano a decollare e, soprattutto, non riescono ad essere quel punto di riferimento territoriale in grado di fare filtro e decongestionare il pronto soccorso.
Per poter dare una svolta, servirebbe, prima di tutto, prendere atto delle criticità esistenti, senza nascondere la realtà e senza cercare di stendere sopra, come spesso accade, cortine fumogene. Siamo stati come cittadini, facenti parte di un comitato civico, rispettosi, fiduciosi, consapevoli del fatto che per cambiare le cose ci vuole del tempo. Purtroppo, dopo la pandemia, la situazione non è cambiata o è cambiata molto poco, anzi, in alcuni settori importanti, come Cardiologia, Gastroenterologia, Urologia è addirittura peggiorata. Dagli ultimi dati ufficiali presenti sul sito dell’ASP di Reggio Calabria, riferiti al mese di maggio 2024, i tempi medi di attesa per le prestazioni ambulatoriali, riferiti a tutti i codici di priorità (breve, differibile, programmata), sono inaccettabili e, soprattutto, se confrontati con i dati dei mesi precedenti, sono anche peggiorati. È difficile comprendere perché sia così difficile prenotare, tramite CUP, una visita specialistica o un esame strumentale nelle nostre strutture, ospedaliere e territoriali, costringendo i cittadini a spostarsi presso altre strutture. Da tempo, sono numerosi i cittadini della Locride, soprattutto quelli con redditi bassi o medio-bassi, che hanno rinunciato alle cure per motivi di costo, di distanza o di liste di attesa troppo lunghe. Continuiamo a ricevere segnalazioni da parte dei cittadini di disservizi per i quali servirebbe, talvolta, anche solo ascolto da parte di chi ha responsabilità dirigenziali.
Il comitato civico “Difendiamo l’Ospedale” non vuole arrendersi e continuerà a lottare, consapevole che la partecipazione diretta dei cittadini rappresenti lo strumento più efficace per risvegliare le coscienze e dare concreta realizzazione ad un diritto costituzionale che, nella nostra realtà, continua a rimanere solo sulla carta.