Culmina con la mostra “Nostoi, rientri condivisi” il cerchio virtuoso nato dalle operazioni “Tempio di Hera” e “Achei”, condotte dai Carabinieri sotto la supervisione della Procura di Crotone. Diciassette reperti archeologici, trafugati da tombaroli e finalmente recuperati, sono tornati a Crotone per arricchire la già preziosa collezione del museo di Capo Colonna. Tra i pezzi esposti, spiccano uno specchio in bronzo della prima metà del V secolo a.C. e una lekythos attica a figure nere del 500 a.C., attribuita al Pittore di Edimburgo. Un’hydria a figure rosse con quadriga guidata da Eros, eleganti epychiseis in stile Gnathia: testimonianze eloquenti delle produzioni magnogreche e monito contro il saccheggio del patrimonio archeologico. “La mostra racconta il fenomeno deplorevole dei tombaroli che ha colpito il Crotonese e lo Ionio cosentino”, ha sottolineato Gregorio Aversa, direttore scientifico dell’esposizione. “Oltre al furto di reperti unici, queste attività illegali impediscono la conoscenza del nostro passato”. “L’esposizione è la celebrazione del rientro di oggetti che appartengono a questa terra”, ha affermato Filippo Demma, direttore dei parchi archeologici di Crotone e Sibari. “Racconta la storia di un recupero da valorizzare come testimonianza culturale di una società che apprezza il proprio passato”. Il prefetto di Crotone, Franca Ferraro, ha ringraziato i Carabinieri per il loro impegno. La mostra, ad ingresso libero, sarà aperta al pubblico fino al 31 ottobre (esclusi i lunedì) con orario 9-19. Un’occasione da non perdere per immergersi nella bellezza e nella storia della Magna Grecia.
Tesori ritrovati: reperti archeologici tornano a Crotone
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