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venerdì, Novembre 22, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data dell’8 Luglio.

Accadde che:

1579 (445 anni fa): viene ritrovata miracolosamente l’icona della Madonna di Kazan’ da una bambina che aveva ricevuto in sogno istruzioni dalla Madonna stessa. La santa icona venne così alla luce, avvolta in un vecchio drappo e perfettamente conservata. L’icona fu trasportata con solenne processione nella vicina Cattedrale di San Nicola e, successivamente, fu collocata nella Cattedrale dell’Annunciazione. La Madonna di Kazan’ è un’immagine di Maria, madre di Gesù, che prende il nome dalla città di Kazan’, nel XVI secolo capitale del Khanato di Kazan’ che fu conquistata nel 1552 da Ivan il Terribile durante la sua spedizione contro i Tatari. Divenne ben presto l’icona mariana più venerata in Russia nel tardo Medioevo. Era considerata la protettrice della famiglia: veniva donata agli sposi subito dopo la cerimonia nuziale e collocata nella carrozza che conduce gli sposi verso la loro nuova casa. Secondo la tradizione, l’icona doveva entrare per prima nella casa, come Signora del focolare domestico. Si suppone che l’icona originale sia stata dipinta probabilmente a Costantinopoli all’inizio del secondo millennio e fu poi trasportata dalla capitale dell’impero bizantino a un monastero di Kazan’, a 800 chilometri a est di Mosca, dal quale, presumibilmente a causa dell’invasione dei Tatari, scomparve nel 1209.

1978 (46 anni fa): Sandro Pertini è eletto settimo presidente della Repubblica Italiana, al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995. Rimarrà in carica fino al 1985, primo socialista e unico esponente del PSI a ricoprire la carica. L’elezione fu particolarmente travagliata a causa, da un lato, del recente assassinio di Aldo Moro e, sotto un altro versante, per la tumultuosa ondata di scandali che silurarono la legittimazione del Presidente della Repubblica uscente, Giovanni Leone. Ragion per cui, il Parlamento in seduta comune dovette prendersi molto tempo nello studiare un profilo, che potesse garantire un equilibrio politico-istituzionale all’interno delle istituzioni e che potesse rappresentare un amalgama del tessuto politico e sociale del Paese. Il profilo del socialista Pertini emerse subito nell’immaginario collettivo del Parlamento. Ligure, laureato in Giurisprudenza all’Università di Modena e in Scienze Politiche a Firenze, presente nel Partito socialista italiano sin dal primo dopoguerra, ed esponente della primissima ora della lotta antifascista, aderì al Partito Socialista Unitario di Turati all’indomani dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Il contributo politico-istituzionale maggiore, che pose solide fondamenta alla sua salita al Quirinale, fu la Presidenza della Camera, assunta ininterrottamente dal 1968 al 1976 dopo aver ricoperto la carica di Vicepresidente. Divenuto presidente, Pertini diede ampi spazi alle opposizioni senza dare spazio a momenti di ostruzionismo e favorendo l’instaurarsi di convenzioni costituzionali all’interno delle commissioni e dell’assemblea per una maggiore leale collaborazione tra maggioranza e opposizione. La grande popolarità del Presidente unita al suo carisma portò la dottrina ad interrogarsi sulle potenzialità e sui limiti dell’ampio uso delle esternazioni presidenziali: emersero molte riflessioni, che sancirono di dare impulso all’azione politica per rendere il Quirinale un simbolo di unità e di vicinanza politica per tutte le componenti della Repubblica, dai partiti alla società civile. A riprova di tutto ciò, si possono allegare le scelte del Presidente sulla sua vita quotidiana, come quella di non vivere al Quirinale, ma di mantenere come residenza la sua casa presso Fontana di Trevi assieme alla moglie, la necessità di rimanere aggiornato costantemente su ogni fatto di cronaca e non (esultanza alla finale dei mondiali di calcio del 1982 in Spagna o la veglia al capezzale di Alfredino Rampi, il bambino caduto in un pozzo artesiano nel 1981) e le consistenti iniziative volte a favorire il dialogo tra i partiti e la prevenzione di spaccature nel delicato periodo di passaggio dalla formula della solidarietà nazionale, sino alla nascita del Pentapartito. Nel 1980, in occasione del messaggio di fine anno ha dichiarato: “Bisogna essere degni del popolo italiano. Non è degno del popolo italiano colui che compie atti di disonestà. I corrotti ed i disonesti sono indegni di appartenere al popolo italiano, e devono essere colpiti senza alcuna considerazione.”

Nato oggi:

1876 (148 anni fa): nasce, a Cosenza, Pietro Mancini avvocato e politico. Figura notevole e irripetibile del socialismo calabrese, divenne oggetto delle aggressioni squadriste, che anche in Calabria cominciarono a moltiplicarsi nel corso del 1922: l’episodio più grave si ebbe il 23 ottobre, in viaggio sul treno Catanzaro-Cosenza, venne assalito e insultato da una squadra fascista che, dopo aver cercato di scacciarlo dal treno, dovette desistere per la ferma resistenza del deputato e l’intervento di alcuni passeggeri e ferrovieri. Patì il confino durante il ventennio fascista, ma non appena cadde il fascismo, fu uno dei protagonisti della ricostituzione del partito socialista in Calabria. Nel 1905 fondò “La Parola socialista”, organo provinciale del PSI a Cosenza, di cui fu direttore. Poco dopo, al congresso provinciale socialista di Cosenza del 1906, entrò nel comitato federale. Intensificò, quindi, il proprio impegno per l’emancipazione dei contadini, dapprima lottando per il riscatto delle terre demaniali, poi per la distribuzione delle terre incolte dei latifondi. Nel 1907 si candidò in una lista comune socialista e repubblicana per le elezioni comunali di Cosenza, ne uscì eletto, ma fu però un’esperienza breve. Fu Ministro dei Lavori Pubblici nel 1944, Senatore della Repubblica, impressionando l’aula con la sua oratoria che raggiungeva, senza staccarsi dai fatti, vertigini di lirismo. “Pericoloso nei riflessi dell’ordine pubblico” lo definiva una relazione di polizia, in quanto “oratore spigliato ed arguto” che riusciva “nei pubblici comizi a conquistare le masse”. Muore, a Cosenza, il 19 febbraio 1968

 

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