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lunedì, Novembre 25, 2024
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Appello per il riconoscimento dei diritti di Bartolo Priolo detenuto in Costa d’Avorio

Ci scrive Giuseppe Tortora, avvocato di Bartolo Priolo, un italiano che lamenta una serie di situazioni che nulla hanno a che fare con il vivere civile. Bartolo Priolo cittadino italiano arrestato in Costa d’Avorio, denuncia una condanna ingiusta priva di prove concrete. Priolo lamenta il mancato supporto dell’Ambasciata Italiana e la grave situazione di disagio e malattia in cui versa in carcere. Egli richiede un intervento urgente delle autorità italiane per garantire i suoi diritti fondamentali e sanitari. Priolo, che ha deciso di iniziare uno sciopero della fame per richiamare l’attenzione sulla sua condizione, non ha ottenuto l’autorizzazione necessaria dal carcere. L’avvocato Giuseppe Tortora sollecita un’azione concreta per il rispetto dei diritti di Priolo, sottolineando la differenza nel trattamento dei detenuti in Italia rispetto alla Costa d’Avorio.
Sotto il profilo processuale e giudiziario la sentenza verrà chiaramente impugnata, ma ciò che colpisce che il Priolo è stato stritolato umanamente e personalmente senza che vi siano prove vere e fondate sul suo presunto ruolo nella vicenda. Era stata già segnalata la situazione di grave disagio in cui versa il cittadino italiano Priolo Bartolo, che sin dal suo arresto si è visto mancare ogni assistenza da parte dell’Ambasciata che solo in una occasione ha ritenuto di interessarsi con la visita di un Funzionario a cui non è però seguito alcun concreto interessamento rispetto a condizioni di detenzione che definire difficili appare certamente pleonastico. Oggi alla luce del provvedimento giudiziario Priolo chiede attenzione agli organi in indirizzo e grida la sua totale estraneità ai fatti, a prescindere da una sentenza che sa essere ingiusta, priva di riscontri come è pacificamente emerso nell’istruttoria. Priolo, peraltro, come già segnalato, versa in uno stato di malattia pregresso ed attuale che ne rende concretamente insostenibile la detenzione carceraria. Purtroppo, la tutela del diritto alla salute non è una priorità dell’amministrazione penitenziaria Ivoriana e su questo profilo, non giudiziario ma sanitario e di tutela dei diritti inviolabili della persona, che si è chiesto e si chiede oggi ancor di più l’intervento deciso degli Organi in intestazione. Si tratta della tutela di un cittadino, con patologie gravi che non sono per nulla tenute in considerazione nel luogo ove è ristretto, con la conseguenza inevitabile di gravi pregiudizio alla dignità, alla vita ed alla incolumità del Signor Priolo, il quale ha diritto a ricevere la giusta attenzione ed il giusto interessamento in sua tutela, sopratutto oggi che è avvinto da un senso totale di ingiustizia per una sentenza grave ed errata e che non può in alcun modo accettare. Priolo era in Africa per lavorare, guadagnare il pane lontano da casa e dalla famiglia e non ha alcun interesse diretto o indiretto in affari ed operazioni di qua- lunque tipo che non siano la cucina in cui operava. Priolo è stato abbandonato dalle Autorità Italiane a cui ha chiesto aiuto ed oggi intende iniziare uno sciopero della fame totale, ritenendolo l’unico mezzo per richiamare l’attenzione su di se e la propria vicenda. Ma neanche questo gli è concesso: pare che non gli sia stato concesso l’accesso all’ufficio matricola del carcere ove doveva comunicare tra l’altro la sua volontà in tal senso.
 Ebbene, in Italia i diritti dei detenuti, anche stranieri sono rispettati e garantiti, nella forma della correttezza ed umanità del trattamento, ma questo non è reciproca- mente garantito al detenuto Priolo in Costa d’Avorio. Ci appelliamo a tutti Voi perché almeno sia levata una voce di concreto aiuto non all’imputato ma al cittadino che chiede di avere il sostegno in una battaglia di vita che deve e vuole continuare per affermare ciò che i Giudici non hanno voluto vedere.
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