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Giacomo Matteotti il suo ultimo discorso

A quasi 100 anni dalla sua uccisione, viene ricordato la determinazione di Giacomo Matteotti, socialista assassinato dai fascisti, dopo la sua coraggiosa denuncia.

Matteo Lo Presti

Aveva solo 39 anni Giacomo Matteotti quel pomeriggio del 10 giugno 1924, quando  in Lungotevere Arnaldo da Brescia, fu aggredito da banda di assassini fascisti comandata da Amerigo Dumini che dopo pochi minuti di una selvaggia aggressione, nonostante la coraggiosa  ed disperata resistenza del giovane socialista, l’uccise con una pugnalata al cuore. Su un auto che trasportò il cadavere non molto lontano ,per seppellirlo sotto pochi centimetri di terra lungo la riva del Tevere . A quasi un secolo di distanza è accertato che la morte del leader socialista non fu un incidente, così come raccontato dalle interessate cronache fasciste. La banda dei fascisti aveva il compito di uccidere Matteotti e i mandanti  essere stati sia Mussolini sia l’ombra dei Savoia. Il giovane parlamentare socialista aveva scoperto un giro di corruzione che coinvolgeva i Savoia e Mussolini per la concessione  petrolifera  in Libia da assegnare alla londinese Sinclair Oil.

Oltre a questo caso di palese corruzione, nel suo ultimo intervento alla Camera del 30 maggio 1924, aveva elencato e denunciato con precisione da contabile, ma con l’indignazione di un vero democratico ,le violenze,le aggressioni e le intimidazioni messe in atto dalle bande fasciste durante le elezioni politiche del 6 aprile precedente. Quelle elezioni si erano tenute sulla base della legge Acerbo,che aveva promesso al vincitore un larghissimo premio di maggioranza. Ed avevano garantito a Mussolini una vittoria schiacciante :due terzi dei deputati eletti (374 su 535) risultando fascisti, contro appena una quarantina di popolari ,una quarantina di socialisti (tra Psi e Psu), ed una ventina di comunisti. Ma a giudizio di Matteotti, l’intera tornata di votazioni era stata solo un gigantesco broglio: perché “il Governo non si sentiva soggetto al responso elettorale“ e  aveva lasciato capire a tutti che avrebbe mantenuto il potere con la forza. Sicché “ciascun cittadino  sapeva a priori che se anche avesse osato affermare a maggioranza il contrario ,c’era una forza a disposizione del Governo che avrebbe annullato il suo voto e il suo responso. ”Brogli denunciati da Matteotti di cui cent’ anni dopo raccogliamo come essenza di ogni battaglia democratica contro il fascismo. Parole con le quali Matteotti si preparava a morire.

Nessuno ha ricordato che Matteotti era stato assai critico contro la presa dl potere da parte di Mussolini per i consistenti aiuti che aveva ricevuto e dagli agrari e dagli industriali, i quali pervicacemente cercavano di mantenere un ruolo egemonico nell’economia dl paese dopo i guadagni ottenuti con la fornitura di armi all’esercito italiano , Agnelli e Pirelli in testa come testimonia il bel volume di Ernesto Rossi “Padrini del vapore e Fascismo” ed. Laterza.

Matteotti disegna in un impegno politico solitario un affresco importante della geografia economica e sociale italiana all’indomani del 1918 ,con lucidità e con l’attento messaggio delle cifre ,l’iniquità sociale dei provvedimenti economici del fascismo,tutti tesi a privilegiare i settori forti dell’economia. Dati che confermano la profonda ingiustizia sociale,ma anche la grandi incompetenze del fascismo.

Il dossier economico e politico presentato da Matteotti alla Camera  è completato dalla pubblicazione delle “parole di capi” e dalle cronache dei fatti che documentano come  capillarmente la violenza e l’intimidazione fascista, con il bavaglio alla stampa,hanno spento la democrazia creando le premesse per la dittatura.

A Milano in dieci municipi il 30 maggio è stato ricordato l’ultimo discorso di Matteotti sotto il titolo “una piazza per Matteotti”. Molta emozione tra i partecipanti.

Nella stessa giornata, alla sera, al teatro Franco Parenti  è andato in scena lo spettacolo “ GIACOMO (Matteotti): un intervento d’arte drammatica in ambito politico” con la regia di  Giampiero Borgia. Protagonista Elena Cotugno che con solitaria potenza interpretativa da voce tragica al martire socialista, immerso nelle petulanti e vergognose interruzioni del suo parlare. Scanni disordinati sul palco, un veloce vorticare di parole di sostanza veritiera, offre emozioni alle centinaia di spettatori, tantissimi giovani che gremivano la sala. Spettacolo animato da voce femminile, metafora di una solidarietà umana inclusiva di sofferenza e tragedia ,oltraggiata dalla crudele, stupida intolleranza che, perdente di fronte agli ideali di democrazia, preferirà spegnere con un orrendo assassinio la luce coraggiosa di un uomo a cui la storia del nostro Paese deve sempre molto.

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