Si conclude la quarta edizione del Life Beyond Life Film Festival (https://www.lifebeyondlife.net/), proposto dall’Università Popolare ArtInMovimento (https://www.unipopaim.it/), in sinergia con l’Associazione Culturale SystemOut (http://www.systemout.org/), l’A.R.E.I. (Afterlife Research and Education Institute) e il Religion Today Film Festival, e collegato con i convegni internazionali “Andare Oltre. Uniti nella Luce” e “Oltre l’Oltre”. Il festival, ideato, co-fondato e diretto dal locrese Annunziato Gentiluomo, è un unico nel mondo per come investiga sui temi escatologici, in particolare sulla morte e sugli scenari della vita oltre la vita. Nell’edizione 2024, ha ricevuto praticamente da tutto il mondo 571 film, con un incremento del 33% rispetto alla precedente. Da questi sono stati selezionati 44 prodotti – precisamente 6 lungometraggi, 6 documentari, 16 cortometraggi e 6 doc shorts e 10 prodotti di Art Movie – provenienti da 22 nazioni differenti, in rappresentanza di tre continenti, nonostante il 50 % sia europeo.
Il LBLFF quest’anno ha previsto delle Giurie di eccezione per le cinque sezioni in concorso. La Giuria Lungometraggi, presieduta dal regista americano Ronni Thomas, è stata composta da Simone Semprini (Coordinatore di Giuria), PhD in Software Engineering, programmer per il Religion Today Film Festival e giurato in diversi festival internazionali del cinema (coordinatore di giuria); dal regista Giovanni Coda; da Riccardo Cristiani (Coordinatore di Giuria), ricercatore, traduttore editoriale indipendente e cultore di cinema; da Enrico Le Pera, regista, sceneggiatore e docente di cinema; e da Odette Spigolon, laurea in matematica, project manager presso il CSI Piemonte, appassionata di cinema.
La Giuria Documentari, presieduta dall’artista algerino Massinissa Askeur, Leone d’Oro a Venezia per le Arti visive 2023, ha previsto la presenza del documentarista Ignazio Figus (Coordinatore di Giuria); di Gianfranco Speranza, sceneggiatore e regista di film per ragazzi e fotografo professionista; dell’ingegnere Fabrizio Salvati, appassionato di cinema; di R. Craig Hogan Ph. D., autore e Presidente dell’A.R.E.I.; di Evelyn Meuren, operatore olistico e referente Arei Europe; e di Gianna Cannì, PhD in Storia delle Scritture Femminili, autrice di saggi e grande cinefila.
La Giuria Cortometraggi, presieduta dal regista singaporiano Derrick Lui, è stata formata dal regista e sceneggiatore Antonello Schioppa (Coordinatore di Giuria); da Lucio Toma, autore di corti, documentari, prodotti di video-arte e video musicali; dal critico cinematografico Giacomo Tinti (Coordinatore di Giuria); da Edmondo Riccardo Annoni, filmmaker, compositore e sound healer; dal regista Tanguy Pochoy; e dal regista Panagiotis Fafoutis.
La Giuria dei Short Docs, presieduta dal direttore artistico del Festival della Valle dell’Itria Sebastian Schwarz, è stata composta dal regista, musicista e sound designer Alessandro Di Maio (Coordinatore di Giuria); dal regista e documentarista Nicolas Guathier; dal regista e distributore Cristian Scardigno; dal designer Leonardo Moiso (Coordinatore di Giuria), cofondatore di OrtometraggiFilmFestival; dallo scrittore, musicista e attore Gianni Micheli; e dalla docente e traduttrice Claudine Marquet.
La Giuria Art Movie, presieduta dall’artista e pubblicitario tedesco Jürgen Ziewe (Presidente), è composta dall’incisore e grafico Samuele Maritan (Coordinatore di Giuria); dal regista e Life Coaching Fotis Skourletis; da Andrea Sorrentino, sacerdote e collaboratore del Religion Today Film Festival; dall’artista visiva e documentarista Elvira Sánchez López; e dall’architetto, pittore e docente di arte Diego Zangirolami.
Andando ai premiati, bisogna evidenziare che l’opera delle Giurie internazionali è stata, come sempre, molto attenta.
Per la sezione Lungometraggi, la Giuria capitanata dal regista americano Ronni Thomas, ha assegnato il Premio come Miglior Film a “Pig at a Crossing” (Bhutan, regia di Khyentse Norbu), “per la sua profonda esplorazione del simbolismo buddista del bardo, lo stato intermedio tra morte e rinascita. Il film racconta in modo impeccabile il percorso espressivo e dinamico di trasformazione interiore: dall’esperienza del rimorso al desiderio di redenzione, dall’attaccamento materiale al distacco spirituale”.
Ha assegnato il Premio come Miglior regista a Khyentse Norbu (“Pig at a Crossing”) “per il linguaggio tecnico raffinato al servizio della narrazione, le lunghe sequenze e i colori brillanti che permettono alla storia di respirare e svilupparsi in completa comunione con la vivacità e il misticismo del Bhutan. E nondimeno per aver impiegato la creatività di molti giovani talenti locali: la prossima generazione di cineasti bhutanesi”.
Ha attribuito il Premio come Miglior attrice a Jessica Hossam (“The Goat”), “per la maturità e l’intensità con le quali ha interpretato un ruolo complesso, conferendogli autenticità e spessore. Con talento ha rappresentato il dolore e la crudeltà della violenza di genere e ci ha coinvolti in un viaggio allegorico in cui vita e morte si fondono in un delicatissimo incontro spirituale”.
Il Premio come Miglior attore va a Kuenzang Norbu (“Pig at a Crossing”), “per la sua capacità di impersonare, con sensibilità e rigore, il conflitto di una coscienza confusa e tormentata. L’interpretazione convincente rinforza la struttura narrativa del film e ci guida nel cammino di consapevolezza e accettazione che precede la rinascita, alimentando la nostra riflessione sulla natura della vita oltre la vita”.
Il Premio come Miglior Sceneggiatura della sezione Lungometraggi è stato attribuito a Ilaria Borrelli (“The Goat”), “per il suo straordinario equilibrio nel trattare temi complicati e attuali come la cultura tradizionale, il conflitto di genere e lo sfruttamento delle risorse, legandoli in modo originale a temi trascendentali. Il risultato è un invito deciso e corale alla critica delle disuguaglianze”.
La Giuria dei Lungometraggi ha assegnato, anche, la Menzione Speciale a “The Goat”, diretto da Ilaria Borrelli, “per la rappresentazione emblematica e poetica del rapporto tra la bambina e la madre defunta, una trovata evocativa e commovente che materializza il legame tra vivi e morti senza mai svilirne la componente soprannaturale e intimista, e che trasmette infine un messaggio di conforto e speranza”.
Passando alla sezione Documentari, la Giuria internazionale, presieduta dall’artista algerino Massinissa Askeur, Leone d’Oro a Venezia per le Arti visive 2023, ha assegnato il Premio come Miglior Documentario al danese “Cartwheels & Headaches – A Children’s Hospice from the Inside” di Oskar Enemark Sørensen e Karina Mølgaard Rasmussenfrom “per il coraggio, l’approccio scientifico e la prospettiva emotiva raccontata con autenticità, capaci di rendere il film uno strumento di trasformazione per i protagonisti e il pubblico”.
Il Premio come Miglior Regia dei documentari va a Simon Chambers (“Much Ado About Dying” – Irlanda -) “per le soluzioni narrative che permettono di far emergere la complessità della personalità del protagonista, evidenziandone le diverse sfumature, in una scoperta progressiva del personaggio che culmina in un finale sorprendente”.
Infine, la Giuria ha assegnato la menzione speciale all’americano “Life With Ghosts” di Stephen Berkley “per l’apertura mentale supportata dal pensiero critico sulla percezione scientifica mantenendo sempre una reale attenzione per la composizione cinematografica”.
Rispetto alla sezione Cortometraggi, la Giuria internazionale, presieduta dal regista singaporiano Derrick Lui, assegna il Premio come Miglior Cortometraggio al francese “On my father’s grave” (“Sur la tombe de mon père”) diretto da Jawahine Zentar, in quanto si tratta di “una narrazione avvincente che intreccia elementi di dramma familiare, sepoltura tradizionale e pregiudizi verso le donne.
I personaggi ben sviluppati e l’attrice principale, una giovane ragazza, offrono una performance di alto livello, con strati di profondità emotiva che aggiungono ricchezza alla narrazione, esplorando i temi della sepoltura.
Un capolavoro cinematografico, in cui la fotografia, il montaggio e il suono danzano in tandem con grande effetto, facendoci sentire il dolore, il trauma della protagonista, dall’inizio alla fine”.
Il Premio come Migliore Regia va Lewis Rose (“Pops” – United Kingdom -) “per la semplicità e la delicatezza con cui viene affrontato il tema delle ultime volontà e della sepoltura. Due fratelli, due visioni alla vita diametralmente opposte, per un film esteticamente perfetto capace di raccontare un conflitto ancestrale.
Gli attori in stato di grazia restituiscono ogni sfumatura dell’animo umano, mentre la regia accorta ed essenziale costruisce una storia forte e universale, capace di sorprendere fino al finale”.
Considerando le maestranze attoriali, la Giuria decide di attribuire il Premio come Migliore Attrice a Yasmine Kéfil (“On My Father’s Grave”), “per l’intensità, la veridicità e la maturità della sua interpretazione attraverso cui viviamo l’inquietudine e la lotta di una giovane donna al cospetto di barriere materiali, culturali e generazionali”.
Infine attribuisce tre Menzioni Speciali. La prima a “Casting di un padre” di Giulia Goy (Svizzera) “per l’ironia e l’intelligenza con cui si racconta il tema della mancanza e della perdita. Una regia semplice, ma efficace che, attraverso il linguaggio del mockumentary, ci conduce dentro la strana idea di una figlia di cercare un attore per tornare a parlare, un’ultima volta, con suo padre”. La seconda al francese “Delivery to hell” di Michael Drai “per la brillante ironia con cui si racconta il tema dell’aldilà. Un abile e sagace lavoro di sceneggiatura che restituisce allo spettatore un dialogo da “teatro dell’assurdo” che mette alla berlina tutti coloro che vivono quotidianamente nell’indecisione e nell’anonimato esistenziale. Una commedia che grida voglia di vita, voglia di affermazione, voglia di esistere”. La terza va all’italiano “Au revoir, Melograno” di Giacomo Pedrotti “per un film artisticamente audace, che si è distinto per la sua forte regia e visione, raccontando una storia d’amore perduta con il forte parallelismo del mondo delle piante. Astratto nelle immagini, forte nel concetto e unico nel montaggio, contraddistinto dall’accostamento di scene potenti”.
La Giuria internazionale dei Documentari brevi, capitanata dal musicista e direttore artistico del Festival della Valle dell’Itria Sebastian Schwarz, con entusiasmo conferisce il premio per il Miglior Short Documentary all’iracheno “The Land Of Buried Women” di Rekawt Hama Tofiq “per la sua sensibilità poetica e la delicata, ma potente esplorazione di temi complessi. Con atti semplici, ma ricchi di simbolismo, il regista si addentra nella cura e nella dignità postuma, dando voce alle donne anonime, vittime silenziose di moralità arcaiche e leggi oppressive. Attraverso scelte sapienti di montaggio sonoro e una narrazione che evita la complessità ostica pur rimanendo profonda, il film cattura non solo l’attenzione ma anche l’empatia dello spettatore. Si lodano in particolare la semplicità e l’umiltà con cui il film restituisce dignità a queste donne, mostrando come, anche oltre la vita, possa essere ritrovata una forma di giustizia universale. “The Land Of Buried Women” non solo pone le basi per un futuro potenzialmente diverso, ma ci invita a riflettere su un contesto culturale troppo spesso misconosciuto o giudicato superficialmente”.
La Giuria internazionale della Sezione Art Movie, presieduta dall’artista e pubblicitario tedesco Jürgen Ziewe, attribuisce il Premio come Migliore Art Movie al tedesco “Liminal Space: Diving Within” diretto da Anahita Safarnejad Choobary in quanto “dà ai suoi spettatori strani brividi. È un’ondata di emozioni: tra conforto e disagio ci si trova a piangere come statue. Si è testimoni di una storia che non è la nostra, ma che sembra così facile da comprendere come se la forma del film fosse un fiume di coscienza che scorre”.
Si conferisce ad Anahita Safarnejad Choobary il Premio come Miglior Regista
(“Liminal Space: Diving Within”), “per come viene rappresentata la visione dell’aldilà che è qualcosa a cui a pochi capita di assistere e che ancora meno riescono a spiegare. Anahita Safarnejad Choobary trova, invece, nel cinema un veicolo perfetto per comunicare le sue idee, i propri sentimenti e le sue esperienze”.
La Giuria assegna la propria Menzione Speciale al portoghese “Kafka’s Doll” diretto da Bruno Simões “per la varietà delle tecniche di animazione e per la sua storia avvincente, un forte trait d’union tra il film e il tema principale del LBLFF”.
L’artista Corrado Leoni conferisce il Premio Best Visual Emotion Impact a “Liminal space – diving within” di Anahita Safarnejad Choobary “per il suo impatto visivo straordinario. L’ambiente surreale e distopico in cui fluttua la protagonista, immersa nel ricordo del padre ed imprigionata all’interno della sua anima, commuove lo spettatore ed accentua la sofferenza per il distacco con la persona amata.
Il sinistro paesaggio lacustre, avvolto nella sua luce particolare, grazie alla perfetta definizione delle immagini, è il simbolo di un presente lucido e reale, che fa da contrasto alle vecchie riprese amatoriali di Anahita bambina. È tuttavia sufficiente una voce, un ricordo di un passato evanescente, a trasformare l’universo in cui viviamo e ad interagire con lo stesso.
Un passato che non muore mai e nel quale abbiamo bisogno di immergerci, nonostante abbia le sembianze di una maschera amorfa, soffocante e ostile”.
Affiancano i giurati tecnici, due giurie di studenti di due scuole secondarie di secondo grado di Torino.
Difatti, la Giuria dell’IPS “Albe Steiner” di Torino, coordinata dal prof. Enrico Le Pera, conferisce il proprio Premio al cortometraggio colombiano “Un Caballo En La Alcoba” (“A Horse In The Bedroom”) di Darío Vargas “per l’originalità della storia, per la profondità dei personaggi e per l’attinenza al tema del festival. In particolare la regia e la fotografia hanno saputo raccontare intrattenendo grazie a un ottimo uso dei colori e a inquadrature efficaci”.
La Giuria degli studenti dell’IPS “Albe Steiner” di Torino conferisce una Menzione Speciale a “Malakout” di Farnoosh Abedi “per la sua spiccata originalità e l’elevata qualità registica e fotografica. È stata inoltre apprezzata molto la capacità di intrattenere lasciando allo spettatore la libertà di interpretare il significato della storia”.
Gli studenti dell’IIS “Bodoni-Paravia”, coordinati dal docente Mauro Minozzi, attribuiscono il proprio Premio al Cortometraggio italiano “Prova d’amore” di Denis Nazzari “per l’originalità e la struttura narrativa che si risolve in un finale inaspettato lasciando allo spettatore la miglior ipotesi conclusiva. Grazie all’atmosfera intima e accogliente, fin dai primi fotogrammi si riesce ad entrare nella quotidianità del protagonista, di cui si condividono le piccole azioni con una crescente e rapida progressione emozionale”.
Questi stessi studenti conferiscono una Menzione Speciale al corto portoghese “Kafka’s Doll” di Bruno Simões in quanto “è una storia d’animazione dai contenuti semplici e piacevolmente leggibili che creano un’ottima narrazione per una storia toccante. Il messaggio arriva chiaro, valorizzato dalle scene chiare e luminose con un montaggio naturale, e riesce a toccare il cuore emozionale di noi giovani”.
La direzione artistica del Life Beyond Life Film Festival attribuisce alcuni riconoscimenti specifici.
Il Premio Best Creative Editing va al francese “Dead Dreams Falling” di Craig Murray “per la rielaborazione caleidoscopica del tema dell’anima declinato come accompagnamento alla morte, interconnessione e sincronicità. Immagini a tinte forti, dall’alto valore simbolico ed evocativo, si susseguono incalzanti, con un ritmo capace di tenere bloccato sulla sedia lo spettatore e una musica ipnotica e immersiva”.
Si decreta che il Premio Best Performance vada a Mehdi Rahim-SilvioliKe (“Delivery to Hell”), nei panni di “Thomas Bernardi”, “per la sua mimica facciale impressionante, per la naturalezza con cui rende l’incredulità, lo smarrimento, l’indecisione e il disincanto.
In coppia con Barbara Carlotti (“Esther”) riesce a riempire la scena strappando il sorriso e facendo riflettere su uno scenario possibile”.
Infine, il Premio Best Afterlife Research va a “Life With Ghosts” di Stephen Berkley “per l’equilibrio tra ricerca scientifica ed esoterica intorno ai temi della morte e della vita oltre la vita, ricorrendo a testimoni di livello e un’estetica di buona qualità”.
Andrea Morghen, Direttore della programmazione del LBLFF, in qualità di Direttore del Religion Today Film Festival, attribuisce il Religion Today Award a “Delivery to Hell” diretto da Michael Drai “per come, con sagacia e ironia, affronta il tema della vita oltre la vita declinato nelle diverse confessioni religiose, dipingendone quadri a volte grotteschi, ma carichi di senso e rassicuranti”.
La Commissione Musica del Festival, composta da Carmelo Spoto, Vixia Maggini e André Luiz Ruiz, conferisce il Premio come Migliore Colonna Sonora a Nicola Piovani (“Prova d’amore”) “per come scandisce il tempo della narrazione, per come esalta la capacità dei protagonisti di raccontarsi e veicolare messaggi anche senza l’ausilio della parola, e per le emozioni che trasmette che rimangono dentro oltre i titoli di coda”.
Lo staff del Convegno Internazionale “Andare Oltre. Uniti nella Luce” attribuisce il Premio Andare Oltre a “Un Caballo En La Alcoba” di Darío Vargas “per la delicatezza con cui tratta il tema della morte, introducendo la figura dello psicopompo, il cavallo appunto, lasciando aperto il finale e permettendo al pubblico di ricostruirselo. Con una fotografia d’autore e attraverso valide maestranze, si presenta come un prodotto di qualità e offre spunti e visioni interessanti sulla natura dell’anima e ì sull’Oltre”.
“Siamo contenti di quanto realizzato. Nonostante le difficoltà siamo riusciti a realizzare il quarto Life Beyond Life Film Festival, portandolo da tre a cinque giorni, grazie al Patrocinio del Comune di Pino Torinese che ci fornito l’Auditorium. Questa edizione ha sancito la coesione del gruppo e il suo peso nella realizzazione di un festival corale, ricco di sfumature e qualità, frutto delle sensibilità di ogni singolo presente. Le Giurie, che ringrazio sinceramente, si sono mosse con enorme professionalità e la matinée all’IPS Albe Steiner con Andrea Morghen e i due registi Darío Vargas e Denis Nazzari è stato un momento nutriente e di grande cultura. Mi sento grato per quanto, in modo assolutamente auto-finanziato, stiamo portando avanti. Tutti crediamo nel valore di questo festival e soprattutto sul fatto che dobbiamo andare avanti”, dichiara il Direttore artistico Annunziato Gentiluomo.
“Abbiamo lavorato tanto, ma il risultato è arrivato. Abbiamo già pianificato una riunione per fare il punto su quanto avvenuto e sarà prima dell’ultima giornata, il 5 giugno, al CineTeatro Baretti di Torino dove saranno proiettati i cinque vincitori. Il nostro grazie va anche alla madrina di questa quarta edizione, Lorenza Aimone Querio, all’artista genovese Corrado Leoni e ai tre registi che ci hanno così generosamente raggiunto: Denis Nazzari, Michele Ciardulli e il colombiano Darío Vargas”, conclude il Direttore alla Programmazione Andrea Morghen.
“Lavorare con degli amici meravigliosi come Nunzio e Andrea è veramente motivante. Tutto è stato deciso in democrazia, cercando un consenso e valorizzando il punto di vista di tutti. Gli Assessori Elisa Pagliasso e Davide Boniforti hanno accolto la nostra iniziativa con cura, confermandoci la disponibilità anche per il prossimo anno”, conclude il Direttore all’organizzazione e alla logistica Matteo Valier.
Si ricorda che l’evento è patrocinato dal Comune di Pino Torinese, dalla Bimed – Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo -, dall’ASI Settore Arti Olistiche e Orientali, dalla Fondazione per la Salutogenesi Onlus e dalla CNUPI, e vanta tra i suoi partners culturali l’IPS Albe Steiner, l’IIS Bodoni-Paravia, l’Associazione Ghost Hunters, il Collateral 102 e il Koqix e Psiche 2 Edizioni.
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