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Kant, il padre del federalismo europeo

Matteo Lo Presti ci parla di Immanuel Kant, il filosofo il cui pensiero è alla base del federalismo europeo.

Matteo Lo Presti

Aveva due occhi color celeste, una testa voluminosa, su un corpo alto solo un metro e mezzo. Era parsimonioso, indossò un cappello per circa vent’anni, ma consigliava di “non presentarsi al prossimo con abiti disgustanti”. In paese regolavano gli orologi dalle abituali uscite da casa, sempre verso mezzogiorno, si addormentava avvolto in coperte come un baco da seta nel suo bozzolo. Poco capiva delle donne: una sua nobile amica, vicina alle nozze gli confessò di non essere illibata. “Devi dire tutto al tuo promesso sposo”. La ragazza seguì il consiglio, il fidanzato la ripudiò e lei dopo tre mesi si suicidò gettandosi dalla finestra. Si chiamava Immanuel Kant era nato il 22 aprile 2024 a Koeningsberg, nella Prussia orientale porto sul Baltico, oggi territorio russo e dopo il 1946 si sarebbe chiamato Kaliningrad.

Due secoli dopo le scoperte eliocentriche di Copernico e Galileo, dalla sua intelligenza scaturì un importante rivoluzione filosofica: l’uomo diventava il protagonista del viaggio che compie nei labirinti del pensiero. “Non si può fondare una metafisica (= oltre il mondo fisico) su basi razionali (cioè scientifiche)”. Dio diventa un obiettivo etico del nostro cercare, cioè, della nostra libertà. Una visione antropocentrica, prodigioso edificio fondamento della filosofia moderna. Nelle drammatiche vicende attuali il pensiero di Kant è luminoso insegnamento per tenere lontana l’ipotesi distruzione nucleare che tutti paventano.

Nella tormentata Europa  del 1795 tra le paure sollevate dalla Rivoluzione Francese e i futuri esiti dell’epopea militare di Napoleone, il mite Kant pubblica un singolare libretto intitolato “Per la pace perpetua”. Il titolo del saggio è  Kant a spiegarlo “Se quest’iscrizione satirica posta sull’insegna di un osteria olandese, nella quale era dipinto un cimitero, valga per gli uomini in generale o in particolare per i sovrani ,non mai sazi di guerra, oppure valga solo per i filosofi, che vagheggiano quel dolce sogno, può lasciarsi indeciso”. Un testo di sbalorditiva attualità che, pochi, purtroppo leggono.

Kant non ha indecisioni valutative. Indica elementi per realizzare la Pace Perpetua: un presupposto repubblicano alla base della costituzione di ogni singolo stato; un presupposto internazionalistico che edifichi un’unione federale di stati desiderosi di stringere tra loro una lega della pace; il presupposto cosmopolitico, cioè la garanzia del diritto di ospitalità reciproca, con rigorosa proibizione del colonialismo. E ancora: non stringere trattati di pace che seminino germi di nuove guerre. Nessuno stato deve essere incorporato da altri e nessuno stato deve usare l’inganno interferendo negli affari interni di altro stato. E ancora abolire gli eserciti permanenti. La politica deve essere gestita in pubblico, perché ciò che viene gestito in segreto prepara arbitrio e inganno. Il diritto cosmopolita deve essere focalizzato sulle condizioni di un’universale ospitalità. Kant aggiunge con rigore di forte attualità” Ospitalità significa il diritto di uno straniero che arriva su un territorio di un altro stato di non essere, da questo, trattato ostilmente” come a dire teniamo lontane da noi sciocche e disumane discriminazioni.

Insomma, la preziosa tesi di Kant è che la pace richiede la subordinazione della politica alla morale. Norberto Bobbio ebbe a scrivere “Le idee di Kant restano tra le più audaci e illuminate che mai siano state concepite sul tema. Sono anche oggi una base di discussione e un sicuro orientamento per chiunque sia convinto che il problema dell’eliminazione della guerra è diventato problema cruciale del nostro tempo. Kant aveva una concezione ottimistica della storia che oggi noi non abbiamo più”.

Era utopistico il disegno di Kant? Hegel pensava che lo fosse perché ”una lega tra stati pacifici, non può avere garanzia di durata senza un potere coattivo, al di sopra delle parti, capace di fare osservare i patti”. Ma anche perché l’idealista Hegel pensava che la guerra fosse necessaria alla storia come il vento sul mare, per impedire di farlo imputridire.

Kant spiega che è difficile invertire il senso della storia. Ma oggi sappiamo che questo convincimento ha necessità legate alla sopravvivenza.

Il pensiero di Kant è alla base del federalismo europeo teorizzato da nobili antifascisti rinchiusi nel carcere di Ventotene dalla dittatura di Mussolini: Altiero Spinelli, Eugenio Colorni (ucciso per strada a Roma dai fascisti) Ernesto Rossi (molti anni di confino). Personaggi a cui dobbiamo il loro “Manifesto” nel quale si formulavano auspici per una comunità europea liberale, solidale e democratica. Kant e le coraggiose riflessioni, nel bicentenario della nascita, meritano di essere accolte con ragionevole ottimismo: aveva cercato con il suo impegno critico  di lasciare il mondo migliore di come lo aveva trovato.

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