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“Polsi ambiente 2024” e la “Giornata della terra”

È particolarmente significativo dare l’annuncio ufficiale di “Polsi Ambiente 2024” (quarta edizione!) in questo 22 aprile, ricorrenza della “Giornata della Terra”: costituendo, l’evento organizzato da “La Discussione”, una piccolissima speranza, una goccia di acqua pura in un mondo inquinato ed impazzito.

Tommaso Marvasi

Significativo perché in questo aprile tristissimo e grave per il nostro pianeta, pervaso da venti di guerra e da un’ondata dell’odio più pernicioso e feroce che si possa immaginare (quello religioso e razziale), anche il più piccolo contributo alla salvezza del pianeta mi pare addirittura necessario e indispensabile.

Ma significativo anche perché – proprio dalla Calabria, proprio dalla mia Locride – mi pare giunga un segnale virtuoso: che mi riempie il cuore di orgoglio, di speranza e di ottimismo.

Non mi riferisco soltanto alle manifestazioni previste per la “Giornata della Terra” in moltissime località calabresi: non passerelle per politici che inseguono la qualifica di ecologisti, ma concrete operazioni ambientali di migliaia di persone comuni, di giovani e meno giovani, che stanno pulendo e bonificando proprio i luoghi che più di ogni altra cosa qualificano il territorio della Locride: le infinite e bianche spiagge dello Jonio, le profondissime spaccature, che costituiscono il letto delle impetuose fiumare che con violenza scendono dall’Aspromonte.

Alcune delle organizzazioni che hanno partecipato a questi eventi saranno invitate a Polsi Ambiente 2024, il cui tema di fondo sarà, per l’appunto, quello delle “bonifiche”.

Significativo perché proprio la Locride – apertissima per la sua posizione geografica e per la sua storia, ma anche per la naturale accoglienza della sua gente – mostra di essere il luogo dove si è capito in modo naturale il fondamento stesso dell’Earth Day: abbiamo un solo pianeta; non soltanto dobbiamo conservarlo, ma in esso dobbiamo tutti convivere in pace ed armonia, nel rispetto della libertà religiosa, politica e individuale.

La Locride è già famosa per il “modello Riace”, che – avevo proposto in un mio scritto di alcuni anni fa (La via legale al “metodo Riace” in questo giornale, 7 novembre 2021) – emendato da alcuni errori potrebbe rappresentare un’utile soluzione per l’immigrazione (e consentitemi di compiacermi col Sindaco Lucano – che pure non conosco personalmente – per la sua recente assoluzione da ogni accusa). La Locride, proprio nei giorni passati ha dato un altro grande segnale di apertura, libertà ed integrazione tra i popoli.

Si è tenuta a Locri (ma anche in tanti altri luoghi in Italia e nel mondo) la festa del Vaisaki, la festa di primavera dei fedeli indiani di religione Sikh.

Una grande festa: che ha coinvolto non solo la numerosa ed integratissima comunità indiana della Locride, richiamando indiani da ogni parte della Calabria e trovando piena adesione, simpatia e collaborazione nella popolazione calabrese e nelle associazioni (si è segnalato in particolare l’architetto Gianni Macrì, che non soltanto ha attivamente collaborato con i Sikh per la riuscita della manifestazione, ma che si è anche offerto di progettare il loro tempio). Migliaia e migliaia di indiani che convivono pacificamente con la popolazione locale, che rispetta e garantisce le loro tradizioni e la loro libertà, con un rispetto che mi rende orgoglioso.

Questo il senso vero della ricorrenza dell’Earth Day: unione e convivenza pacifica; solo la libertà e la legalità (che deve essere anche degli Stati, non solamente dell’individuo) consentiranno al pianeta e all’umanità di sopravvivere. Se in uno Stato Europeo si producono meno gas serra è un piccolo beneficio per tutto il pianeta. Ma i sacrifici ed i costi economici affrontati da ogni comunità diventano inutili se il mondo è in guerra: perché sono sufficienti pochi missili e poche bombe per determinare un inquinamento ambientale insostenibile, senza neppure considerare i danni all’ecosistema e la minaccia alla diversità biologica. danni causati agli ecosistemi. L’attività bellica poi, di per sé, richiede energia. Lo spostamento di armamenti e truppe, con mezzi certamente non ecologici, l’energia necessaria per produrre armi e mezzi da combattimento, rilasciano enormi quantità di inquinanti: molte più di quelle che consumiamo. Il pianeta è uno, non si può pensare ad una ecologia che non sia globale.

Ma “Polsi Ambiente” è ottimista e pensa già al dopo guerra, alle “bonifiche”: che non riguarderanno solamente la “martoriata” Ucraina o il sempre rovente Medio Oriente, dove l’odio raggiunge il suo apice e priva l’uomo della sua principale ed essenziale qualità: l’umanità.

Ma che riguarderanno anche il nostro territorio, non devastato per fortuna dalle bombe, ma spesso non rispettato dall’uomo, che dovrebbe invece fare della Terra il suo tempio.

Ne parleremo nella Locride, da venerdì 21 giugno a domenica 23 giugno, per l’appunto nella Quarta Edizione di Polsi Ambiente: e ringraziamo il Vescovo di Locri, S.E. Mons. Francesco Oliva, il Rettore del Santuario della Madonna della Montagna, Don Tonino Saraco, i Comuni tutti della Locride (Locri, Siderno e San Luca in particolare), il Parco Nazionale dell’Aspromonte, i nostri tradizionali sponsor istituzionali Consorzio PolieCo e GAL Terre Locridee ed il giornale “La Riviera” che ci supporterà nei giorni dell’evento.

Ancora presto per anticipazioni. Come al solito il venerdì, sulla Costa, sarà dedicato alla green economy (la sessione della mattina) ed alle questioni giuridiche (nel pomeriggio). Il sabato tratteremo temi strettamente ambientale, presso il Santuario di Polsi, nel cuore dell’Aspromonte. Quest’anno con una terza giornata – di solito una passeggiata naturalistica per ammirare da vicino i tanti monoliti alpini della “Montagna” – più impegnativa, con la visita ad un luogo simbolo: una base militare USA abbandonata da decenni (nel territorio di Roccaforte del Greco, contrada Nardello, in piena area “grecanica”), da bonificare, anzi, riqualificare: così proponiamo anche un obiettivo concreto, mostrando come la Pace possa essere più forte della guerra.

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