Vito Pirruccio commenta e riflette sulla notizia che vede gli studenti del Liceo Scientifico “Savarino” di Partinico respingere la proposta di intitolare la loro scuola a Peppino Impastato.
Vito Pirruccio
La notizia che gli studenti del Liceo Scientifico “Savarino” di Partinico (PA) hanno respinto a larga maggioranza (797 su 1300 alunni) la proposta di intitolazione della loro scuola a Peppino Impastato lascia sgomenti quanti hanno letto la motivazione (meglio, parte di essa) consegnata al Prefetto del capoluogo siciliano: “… Peppino Impastato sarebbe un personaggio divisivo”. Non è la motivazione nel suo complesso che urta contro la nostra coscienza, ma l’aggettivo di chiusura utilizzato dai ragazzi per identificare la figura di Peppino Impastato che pone, inoltre, seri problemi di riflessione.
In verità la notizia andrebbe letta e analizzata nella sua interezza. Questo non per giustificare assolutamente la scelta degli studenti di Partinico (Quel “divisivo” racchiude un’ombra di sconforto per il presente e per il futuro che non ammette giustificazione alcuna), ma per un motivo molto semplice: mai scegliere mettendo a confronto figure di uomini e donne che hanno dato la vita per una causa giusta e di civiltà. Non è corretto come metodo, soprattutto perché il sacrificio della vita (Dare la vita per un ideale, per una causa giusta, per il prossimo) è per sua natura impareggiabile e non può essere trattato come una gara o un concorso qualsiasi. I ragazzi di Partinico si sono lamentati di non essere stati coinvolti, fin dall’inizio, nella decisione e sono venuti fuori con una loro proposta (L’ex sindaca Gigia Cannizzo o il giudice Rosario Livatino) chiaramente in contrapposizione al Consiglio d’Istituto. Gli adulti non avendo accompagnato i ragazzi in un percorso storico-culturale condiviso, alla fine, hanno adottato la soluzione “riparatrice” referendaria che è, in pratica, una “non scelta”. Ne è nato un improponibile confronto sfociato nell’accusa assurda di “divisivo” rivolta a Peppino Impastato.
Detto questo per onore del vero, resta da riflettere sui motivi che hanno spinto i ragazzi a giudicare “divisiva” l’opera e la battaglia di civiltà di Peppino Impastato. Ignoranza, superficialità, caduta formativa della scuola? Direi, tutti e tre gli elementi messi insieme che chiamano in causa, in ogni caso, il ruolo e l’operato dell’istituzione scolastica. E non solo.
L’ignoranza a scuola è un’aggravante che la svilisce nel suo compito educativo. Che servono i percorsi di legalità messi in piedi come funghi, se gli eroi del nostro tempo restano sostanzialmente sconosciuti nell’immaginario dei nostri ragazzi? Se il loro estremo sacrificio non lascia traccia nei giovani, dentro quali solchi gettiamo il seme della speranza? I ragazzi di Partinico dove e come hanno appreso la storia di Peppino Impastato? Il grido di speranza lanciato tramite “Radio aut” (Che va sottolineato, trasmetteva da Terrasini e non da Cinisi come viene riportato dai media dopo l’uscita del film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana), la rottura generazionale di Peppino in contrapposizione feroce alla sua stessa famiglia organica alla mafia, quel corpo martoriato fatto ritrovare sui binari il 9 maggio 1978 (Stesso giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in Via Caetani a Roma) e i depistaggi che ne seguirono, il ruolo e la tenacia di mamma Felicia sono passaggi conosciuti dagli alunni di Partinico? La storia di Peppino Impastato, come sottolinea il fratello Giovanni, è conosciuta o soltanto declinata per offrirla a un semplice like?
Ed è proprio la scelta della tipologia referendaria a creare scalpore (“Su 1.300 alunni, ben 797 hanno espresso il loro dissenso all’intitolazione dell’Istituto a Peppino Impastato”). Come scuola spieghiamo ai ragazzi che la democrazia rappresentativa, a differenza di quella plebiscitaria, non è legata agli impulsi del momento, ma è decisamente più ponderata e riflessiva?
La scuola per non cadere nel vortice della deriva assembleare deve preparare con cura i ragazzi alle prese di posizione o alle scelte impegnative. Nel caso dell’intitolazione di una scuola siamo dinanzi a un messaggio che segna l’istituzione che lo riceve con tutto il carico di storia che il nome stesso contiene. Se la decisione del Liceo di Partinico è arrivata dopo due anni e nonostante questo lunghissimo lasso di tempo i ragazzi lamentano il mancato coinvolgimento, la scelta sofferta sta ad indicare che la rappresentatività all’interno del Consiglio d’Istituto lascia molto a desiderare.
Sull’aggettivo “divisivo”, infine, la scuola deve farsi un esame approfondito di coscienza: o la storia e le vite delle figure prese in esame sono state studiate per sommi capi, oppure un certo revisionismo di bassa lega fa più proseliti della condotta scientifica. In ogni caso, un brutto segnale e un campanello d’allarme per chi opera tra i banchi di scuola.
Per concludere una proposta sull’esempio della Chiesa in tema di Martiri della Fede.
San Giovanni Paolo II che portò sempre nel suo Ministero i segni delle ferite inferte dalla violenza del ‘900 affidò alla Comunità di Sant’Egidio la cura della memoria dei testimoni della Fede del XX e XXI secolo nella Basilica di San Bartolomeo sull’isola Tiberina. Questo luogo della Memoria ricorda i Martiri cristiani di tutto il mondo che nel “secolo breve” e in questo squarcio del XXI secolo hanno versato il sangue per essere stati fedeli al Vangelo e a Cristo.
Sulla stessa scia della Chiesa, la Scuola che educa attraverso l’esempio portato all’attenzione dei ragazzi dovrebbe avere nei propri spazi di apprendimento i Martiri della Democrazia e della Libertà. Un itinerario che, al di là delle appartenenze ideali, politiche e religiose renda onore e gloria a quanti hanno testimoniato con la propria condotta e con il sacrificio estremo della vita i valori di libertà e di giustizia sociale, tratti unificanti della democrazia e non certo divisivi.