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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data dell’8 Marzo.

Accadde che:

1908 (116 anni fa): per molti anni, l’origine dell’8 marzo si è fatta risalite a una tragedia accaduta in questa data, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell’industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. L’incendio del 1908 è stato, però, confuso con un altro incendio nella stessa città, avvenuto nel 1911 e dove si registrarono 146 vittime, fra cui molte donne. I fatti che hanno realmente portato all’istituzione della Festa della Donna sono, in realtà, più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto. Festa della Donna affonda le proprie radici nel VII Congresso della seconda internazionale socialista (18-24 agosto 1907). In quell’occasione, la risoluzione finale votata dai partecipanti impegnava tutti i partiti socialisti a “lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne”. In poco tempo il tema del diritto di voto fu affiancato da altre rivendicazioni: su tutte quelle relative alle discriminazioni sessuali e allo sfruttamento delle operaie sul posto di lavoro, in termini di salario percepito come di orari di lavoro richiesti. Solo il 16 dicembre 1977, l’ONU istituì la “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e per la pace internazionale”, da tenersi l’8 marzo di ogni anno per ricordare il ruolo della donna negli sforzi di pace e per sottolineare la necessità di porre fine a ogni tipo di discriminazione nei suoi confronti. In questo modo vennero recepiti a livello mondiale anni di lotte e si cercò pure di fare piazza pulita delle varie bufale sull’origine della Festa della Donna.

1935 (89 anni fa): Hachikō, cane di razza Akita, famoso in Giappone per la sua fedeltà e lealtà, muore di filariasi all’età di 12 anni, dopo aver atteso ininterrottamente il ritorno del padrone per ben 10 anni. Il cane, infatti, è diventato famoso per la sua grande fedeltà nei confronti del suo padrone, il professor Hidesaburō Ueno, agronomo giapponese. Dopo la morte improvvisa di Ueno, il cane si recò ogni giorno, per quasi dieci anni, ad attenderlo, invano, alla stazione di Shibuya, dove l’uomo partiva ed arrivava quotidianamente in treno. La vicenda ebbe un enorme riscontro nell’opinione pubblica dell’epoca e ben presto Hachikō divenne, in Giappone, un emblema di affetto e lealtà. L’Akita Inu aveva solo due mesi quando venne adottato da Hidesaburo Ueno, professore dell’Università Imperiale di Tokyo e, la relazione che si creò tra loro, fu di grande intensità. Tanto che, appunto, il professore pendolare per esigenze di lavoro, veniva accompagnato tutte le mattine alla stazione di Shibuya dal cane, il quale poi, all’ora perfetta, lo andava anche a riprendere per fare ritorno a casa insieme. Il 21 maggio 1925, però, l’uomo non fece ritorno con il treno: venne stroncato da un ictus durante la lezione e morì improvvisamente. Ma Hachiko non poteva saperlo e quindi puntuale arrivò all’appuntamento. Lo attese per ore quella sera senza vederlo arrivare. Ma per lui era inaccettabile rassegnarsi e giorno dopo giorno continuò a presentarsi e ad attenderlo. Mai in dieci lunghi anni, ci fu volta che Hachi non fosse davanti alla stazione all’ora prestabilita. Non ci fu freddo, pioggia o neve che gli impedì di sperare che il suo compagno umano tornasse. Ormai era diventato un riferimento per la tanta gente commossa davanti alla sua tristezza di non riuscire più a riabbracciare il suo compagno che lo aveva amato, accudito e gli aveva dato una famiglia. La notizia della sua morte, quell’8 marzo, finì su tutte le prime pagine dei giornali e quella data venne dichiarata un giorno di lutto nazionale. Ora il corpo del cane è esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo.

Nato oggi:

1938 (86 anni fa): nasce, ad Udine, Bruno Pizzul giornalista e telecronista sportivo italiano, con la sua voce, ha attraversato più di trent’anni di calcio dietro il microfono della Rai, diventando nel tempo una vera e propria icona. Divenuto calciatore professionista e buon centromediano, fu ingaggiato dal Catania nel 1958. Tre sono le compagini in cui milita: Udinese, Cremonese e Catania, tuttavia un infortunio al ginocchio gli preclude ogni velleità agonistica. Entra in Rai superando un concorso istituito nel 1969 da Radio Trieste. Nello stesso anno realizza la sua prima telecronaca, la partita è Juventus-Bologna. Nel 1972 commentò la sua prima finale dei Campionati Europei di allora tra le squadre di Germania Ovest e Urss, tutt’altro che un incontro facile viste le ingerenze sovietiche su parte della popolazione tedesca di allora. Un anno dopo ancora, fu sua la telecronaca della finale della Coppa delle Coppe (oggi conosciuta come Coppa Uefa) tra il Milan di Nereo Rocco e Luciano Chiarugi e il Leeds United allenato da Don Revie. Dalle telecronache sportive passò di lì a poco alla conduzione dello storico rotocalco televisivo “La Domenica sportiva”. Dal 1975 fino al 1993, la sua conduzione tenne incollati allo schermo milioni di telespettatori. Sono più di 2000 le sue telecronache: è stato telecronista ufficiale per Messico ’86, Italia ’90, Usa ’94, Francia ’98, Giappone-Corea ’02, ma non ha potuto mai gioire celebrando l’Italia Campione del Mondo.

 

 

 

 

 

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