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lunedì, Novembre 25, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importaanti che hanno segnato la data del 3 Marzo.

Accadde che:

1944 (80 anni fa): avviene il disastro di Balvano, anche conosciuta come “Sciagura del treno 8017” dal numero del convoglio coinvolto, la più grave sciagura ferroviaria italiana. Nella tragedia morirono circa 500 persone, benché le stime non vengono ritenute del tutto attendibili, in quanto il numero delle vittime potrebbe essere maggiore. Sul treno salirono centinaia di viaggiatori clandestini provenienti soprattutto dai grossi centri del napoletano, stremati dalla guerra, che nei paesi delle montagne lucane speravano di poter acquistare derrate alimentari in cambio di sigari e caffè, distribuiti dagli statunitensi. Il carico di persone influiva notevolmente sul peso del treno, portandolo a superare le 600 tonnellate. Il treno arrivò, circa a mezzanotte, alla stazione di Balvano-Ricigliano, dove registrò 37 minuti di ritardo per manutenzione alle locomotive. Da lì, alle 0.50 del 3 marzo, ripartì per un tratto in notevole pendenza con numerose gallerie molto strette e poco aerate. Sarebbe dovuto arrivare venti minuti dopo alla stazione successiva, Bella-Muro, ma alle 2.40 non era ancora stato segnalato. Nella galleria “delle Armi”, a causa dell’eccessiva umidità, le ruote cominciarono a slittare. Per la perdita dell’aderenza, il treno perse velocità fino a rimanere bloccato, senza riuscire a uscire dalla galleria. La galleria, dotata di scarsa aerazione, presentava già una significativa concentrazione di gas monossido di carbonio a causa del passaggio poco prima di un’altra locomotiva. Gli sforzi delle locomotive per riprendere la marcia svilupparono a loro volta grandi quantità di monossido di carbonio, facendo presto perdere i sensi al personale di macchina. In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stava dormendo, venne asfissiata dai gas tossici che, in assenza di vento, potevano uscire dalla strettissima galleria solo tramite il piccolo condotto di aerazione. Il bilancio della tragedia è ancora oggi impossibile da accertare e oggetto di controversie: quello ufficiale parlava di 501 passeggeri, 8 militari e di 7 ferrovieri morti, ma, alcune ipotesi arrivano a considerarne oltre 600. Molte vittime tra i passeggeri non vennero riconosciute. Furono tutti allineati sulla banchina della stazione di Balvano e poi sepolti senza funerali nel cimitero del paesino, in quattro fosse comuni. Le cause della tragedia furono molteplici: la giornata era poco ventosa, per cui la galleria non godeva della normale ventilazione naturale e l’umidità della foschia notturna aveva bagnato i binari, rendendoli scivolosi e ardui da percorrere per un treno così pesante. A questi si affiancava la mancata vigilanza delle autorità competenti, che avevano improvvidamente tollerato il sovraccarico del treno e la presenza a bordo di viaggiatori clandestini.

1955 (69 anni fa): Elvis Aaron Presley appare in televisione per la prima volta. In origine ‘Louisiana Hayride’ era un programma radiofonico a cui Elvis Presley aveva partecipato il 16 ottobre del 1954, mentre il 3 marzo il programma radiofonico, trasformato in televisivo, vede nuovamente la partecipazione del re del rock’n’roll e il pubblico di metà degli Stati Uniti ha l’opportunità di ammirare questo astro nascente della musica pop. Gli  interventi di Elvis al programma ‘Louisiana Hayride’ saranno molti anche perchè la sua presenza è garanzia di ascolti e successi. È stato uno dei più celebri cantanti di tutti i tempi, fonte di ispirazione per molti musicisti e interpreti di rock and roll e rockabilly, tanto da meritarsi l’appellativo de il Re del Rock and Roll o più semplicemente The King. La sua presenza scenica e la particolare mimica con cui accompagnava le sue esibizioni, ha esercitato una notevole influenza sulla cultura statunitense e mondiale. In particolare, i caratteristici movimenti oscillatori e rotatori del bacino, oltre che destare scandalo tra i benpensanti dell’epoca, poiché ai loro occhi essi richiamavano le movenze tipiche dell’amplesso, gli procurarono l’altro particolare appellativo, ossia “Elvis The Pelvis” (Elvis il bacino). Il suo decesso avvenne in circostanze mai completamente chiarite, il 16 agosto del 1977, e a partire da quella data si è ulteriormente intensificato un fenomeno già largamente in auge quando era ancora in vita, facendo in modo che Presley divenisse un vero e proprio oggetto di culto e di venerazione per molti dei suoi fan.

Scomparso oggi:

2008 (16 anni fa): muore, a Santa Maria Hoè (Lecco), Giuseppe Di Stefano o semplicemente Pippo, come lo chiamavano gli amici, tenore. Nato, a Motta Sant’Anastasia (Catania), il 24 luglio 1921, è stato uno dei cantanti lirici più amati e popolari del dopoguerra. Da bambino inizia a cantare nel coro della chiesa, ma è solo molto tempo dopo che l’amico Danilo Fois, portandolo alla Scala, gli fa scoprire l’amore per la lirica. Il debutto ufficiale, terminata la guerra, avviene il 20 aprile del 1946, a Reggio Emilia. Interpreta Des Grieux, nel Manon di Massenet. Con questa stessa opera, dopo una rapida e folgorante carriera che lo ha portato in alcuni dei migliori teatri italiani, debutta anche all’estero, a Barcellona, inaugurando la stagione del Gran Teatre del Liceu. L’anno dopo, nel ruolo di Duca di Mantova nel Rigoletto, è a New York, al Metropolitan, teatro nel quale torna a grande richiesta fino al 1951. Ed è a questo punto che entra in scena nella sua vita una figura molto importante: Maria Callas, che avvia con Di Stefano un sodalizio artistico molto importante, che sarebbe durato fino agli anni ’70. È il suo periodo aureo, in cui i suoi “pianissimi” diventano celebri, quasi leggendari.L’ultima volta sul palcoscenico in una rappresentazione operistica Di Stefano la fa nel 1992, alle Terme di Caracalla, nelle vesti dell’imperatore Altoum, nella Turandot. Nel 2004, nella casa di Diani, in Kenya, per difendere il suo cane dall’aggressione di alcuni rapinatori rimane gravemente ferito. Ricoverato all’ospedale di Mombasa, si aggrava di colpo ed entra in coma il 7 dicembre. Il 23 viene trasferito in un ospedale milanese, senza riprendersi mai dall’incidente e restando in stato di infermità fino alla sua morte.

 

 

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