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venerdì, Novembre 22, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 7 Luglio.

Accadde che:

1647 (374 anni fa): la popolazione napoletana insorge contro l’insostenibile pressione fiscale del viceré spagnolo. A capo della sommossa popolare c’è il pescivendolo e contrabbandiere Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello. Il contesto storico su cui si colloca la rivolta è costituito da una diffusa crisi materiale e sociale: Napoli, insieme agli altri territori governati dagli spagnoli, è ridotta alla fame per l’enorme pressione fiscale alla quale viene sottoposta dal governo spagnolo. La Spagna impone al Regno di Napoli le gabelle, ovvero le tasse sugli scambi e sui beni di consumo, attraverso il viceré. Nel gennaio 1647 viene approvata una nuova gabella sulla frutta fresca e secca; la misura è pesante, poiché insieme al pane la frutta rappresenta la base dell’alimentazione popolare. Negli eventi della primavera e dell’estate del 1647 due figure emergono su tutte: Giulio Genoino e Tommaso Aniello, detto Masaniello. Il primo è un intellettuale anziano, da decenni impegnato nella lotta giuridica per il riconoscimento di antichi diritti della ricca borghesia. il secondo, invece, è un popolano, uno dei tantissimi lazzari che vivono a Napoli. Egli diventa subito il catalizzatore della rivolta e incarna la prima figura storica, che esprime il genuino spirito popolare napoletano. All’epoca dei fatti ha ventisette anni e fa il pescivendolo, è stato precedentemente in carcere per essersi rifiutato di pagare le gabelle. L’opposizione di Napoli contro la gabella sulla frutta assume una forma violenta, con i soldi dell’intellettuale, Masaniello organizza una banda di circa duecento ragazzi armati di canne e al grido di “Viva ‘o Re ‘e Spagna, mora ‘o malgoverno”, il 7 luglio la sommossa esplode nella piazza del mercato della città, dove i venditori si rifiutano di pagare le gabelle. Il viceré spagnolo riesce a stento a salvarsi, dalla collera popolare, rifugiandosi in un convento. Dopo qualche giorno, il viceré si convince a trattare con Masaniello e i due giungono subito ad un accordo: il capopopolo riconosce l’autorità del viceré, il quale in cambio promette nuove istituzioni per la città e un maggiore equilibrio tra il potere nobiliare e quello popolare. Nel giro di pochi giorni, però, Masaniello inizia a dare segni di squilibrio mentale; viene per questo abbandonato dai suoi più fedeli seguaci e successivamente arrestato. Il 16 luglio viene ucciso da un gruppo di sicari, tra i quali ci sono anche suoi ex compagni di avventura.

1881 (140 anni fa): prima pubblicazione della versione finale del libro “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi, divulgato a puntate sul “Giornale per i bambini” diretto da Ferdinando Martini,  un periodico settimanale supplemento del quotidiano “Il Fanfulla”. Successivamente, la narrazione fu completata facendo confluire la storia interamente nel libro, uscito a Firenze nel febbraio 1883. Il protagonista è un burattino animato, Pinocchio, figlio di Mastro Geppetto, un povero falegname che desiderava un bambino. Le avventure di Pinocchio non è solo la storia di un burattino che vuole diventare un bambino vero; rappresenta una morale ben definita, Pinocchio è, infatti, una chiara metafora della condizione umana. Si tratta di un’opera ricca di simboli, archetipi e significati occultati nella gradevole maschera della fiaba. I contenuti esoterici sono numerosi e, ad una attenta lettura, la favola nasconde significati molto più profondi di quelli che può cogliere un bambino. Gli eventi favolistici nascondono significati e simbolismi che si rivolgono a chi è in grado di interpretarli. Si scopre subito una favola nella favola, una favola diversa dove il “Burattino” deve apparire con tutti i suoi difetti, ed è costretto a superare tutti gli ostacoli che gli si presentano per diventare “Uomo”. È in grado di essere tutto a tutti, perché Pinocchio è l’uomo comune e la sua lotta per essere reale è affascinante, metafora senza tempo per la condizione umana. Alla fine, impara a leggere e scrivere e riesce ad avere un mestiere, si è riscattato e il suo premio sarà la trasformazione dal legno alla carne. “Le avventure di Pinocchio” è tra le opere letterarie italiane più tradotte, visto che secondo fonti Unesco ne esisterebbero 240 versioni nelle diverse lingue del mondo.

Scomparso  oggi:

1994 (27 anni fa): muore a Roma Rocco Minasi avvocato, politico e meridionalista. Nato a Scilla (Reggio Calabria) il 14 marzo 1910, è stato un avvocato di grande perizia giuridica, che mise il suo sapere al servizio del popolo. Si affermò nel campo forense sin da giovanissimo, oltre che per la preparazione professionale e giuridica, anche per la sua oratoria e l’onestà intellettuale, qualità apprezzate oltre i confini calabresi. Militante, prima, e dirigente, poi, si impegnò per la nascita del movimento socialista in Calabria, partecipando attivamente alle lotte del movimento operaio. Portò il PSI della provincia di Reggio Calabria ad essere il più forte dell’intera regione, tanto da essere eletto nelle liste socialiste Deputato al Parlamento nel 1953 e riconfermato sino al 1972. La politica per Minasi era una vera passione, eletto sindaco della sua città natale nel 1964 fino al 1970, ancora la sua amministrazione viene ricordata tra quelle che maggiormente hanno impresso un impronta incisiva nella trasformazione fisica del paese.  Fu uno dei massimi protagonisti nazionali della tormentata vicenda del PSI, portato poi a dissoluzione da uomini senza fede. Nel 1963 fu tra i fondatori del PSIUP e, dopo il suo scioglimento, si ritirò dalla vita politica attiva, alla quale aveva impresso il segno di un pensiero e di una passione non comuni, calati in una prosa avvincente, come dimostrano gli Atti Parlamentari. Scilla gli ha intitolato una strada, la vecchia via Panoramica, che si affaccia sullo stretto di Messina.

 

 

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