Paolo Arillotta ci parla della nuova giunta reggina e delle responsabilità del partito democratico per l’attuale stato delle cose
Passate le feste, la Città si svuota.
Partono i giovani … la ricchezza … la speranza … il futuro. E le case restano vuote … vuote.
In concomitanza, Falcomatà ha presentato la nuova Giunta municipale.
Una scelta difficile, solitaria ed isolata, ma forse obbligata per uscire dall’angolo nel quale lui stesso si era cacciato quando, reintegrato nelle funzioni, ha pensato di scrollarsi di dosso le critiche ai 10 anni di sua gestione, scaricandole sulla Giunta che lui aveva lasciato prima della sospensione e su chi aveva pensato di essere in squadra, nella sua squadra, e che certamente in questi anni non ha mosso un passo che non fosse concordato con lui. In cosa gli assessori dimissionati hanno demeritato? Perché hanno fallito tanto da rendere necessario un ricambio contro la volontà dei partiti? In cosa hanno fallato rispetto all’impostazione ed all’andamento pre sospensione?
Non è stato detto. Nessuno l’ha detto. Ma tant’è!
Oggi si sarebbe pretesa una riflessione meno superficiale e comoda che buttare la croce addosso a ignari malcapitati. Una riflessione vera sull’approccio con cui proseguire questa esperienza amministrativa in quest’ultimo scorcio di consiliatura.
Riflessione che questa compagine amministrativa non può fare, perché non potrebbe eludere la brutalità, sotto il profilo politico e democratico, dalla quale è nata, e che risiede nello sfregio del commissariamento per infiltrazioni mafiose, e nella gestione della terna commissariale.
Se così è, ed è, la responsabilità dell’attuale, pietoso, stato delle cose, non è tanto, o solo, di Falcomatà, ma piuttosto del PD, che, attraverso i suoi esponenti locali e nazionali se l’è assunta quando ha ritenuto lecito e legittimo sovvertire l’ordine istituzionale e democratico attraverso percorsi impropri, fino ai noti limiti inimmaginabili, sia nei confronti delle persone, ed in particolare di una, Peppe Scopelliti, e sia nei confronti della Città, con quel commissariamento frutto di una concezione irricevibile della democrazia e del vivere civile.
È il PD che ha buttato allo sbaraglio una classe dirigente incerta e tentennante, senza offrire una visione, un progetto, alternativo a quello che negli anni precedenti aveva fatto di Reggio, oggi si riscopre dopo anni di contumelie, una Città di riferimento sia nel Paese, che in Europa che nel Mediterraneo.
Orbene! Il conto non deve essere reso da Falcomatà, ma dal PD e da coloro i quali lo hanno rappresentato e lo rappresentano in questa Città e anche fuori.
Perché, dopo 10 anni di gestione, … passate le feste, la Città si svuota … partono i giovani … la ricchezza … la speranza … il futuro … e le case restano vuote … vuote … anche di quelli del PD.