Bruno Gemelli ci parla di Rocco Minasi, socialista e politico di spicco calabrese.
Bruno Gemelli
Il socialismo calabrese dell’ultimo secolo è stato attraversato dalla diarchia Giacomo Mancini–Francesco Principe. Non che siano mancati altri personaggi, come Salvatore Frasca, Tonino Mundo, Gaetano Cingari, Michele Riolo, Sisinio Zito, tanto per fare qualche nome, ma questi erano presenti nella stessa area autonomista, pur con diversi accenti. Il “tertium non datur” ci fu veramente e rappresentò l’ala massimalista dello schieramento socialista di quel tempo.
Parlo dell’avvocato Rocco Minasi (Scilla, 14 marzo 1910 – Roma, 7 luglio 1994), parlamentare socialista negli anni ’50 e ’60.
Nel 1964 Minasi fu fra i promotori della scissione di sinistra che dette vita al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Psiup), con il quale venne rieletto alla Camera alle elezioni del 1968. Concluse il proprio mandato parlamentare nel 1972.
A livello locale fu sindaco di Scilla dal 1964 al 1970, e poi consigliere comunale di Reggio Calabria.
L’altro calabrese importante che aderì al Psiup fu Mario Brunetti che poi sarebbe diventato consigliere regionale.
Il Psiup nacque da una scissione della corrente di sinistra interna del Partito Socialista Italiano, contraria all’interruzione della linea politica frontista nei confronti del Partito Comunista Italiano. I suoi aderenti li chiamavano “carristi” in quanto presunti sostenitori dei carri armati sovietici che stroncarono la rivoluzione ungherese del 1956. Primo segretario del Psiup fu Tullio Vecchietti, un mite professore romano. Il cassiere del nascente partito socialista fu Lucio Libertini, ribattezzato dagli avversari politici, “cingolo d’oro”, per l’allusione ai finanziamenti sovietici.
Il 13 luglio 1972 il IV congresso dello Psiup deliberò lo scioglimento del partito e la contestuale confluenza nel Partito Comunista Italiano. Il giornalista Mario Albano fece un’allusione alla scarsa longevità politica del nuovo partito interpretando ironicamente la sigla PSIUP come “Partito Scomparso In Un Pomeriggio”.
Ritornando a Rocco Minasi c’è da ricordare che furono scritte alcune sue biografie, come quelle di Letterio Licordari per la collana Icsaic e di Pasqualina Ciccone che così lo ricorda: «Nato nel 1910, annovera tra i suoi antenati uomini di grande spessore culturale, come l’illuminista e naturalista Antonio Minasi e il chimico Raffaele Piria (contribuì a scoprire l’Aspirina n.d.r.). Nonostante una vicenda giudiziaria ai danni del padre Raffaele, scaturita da un grave errore investigativo che gli fece vivere un’adolescenza abbastanza difficile, studiò prima a Messina e poi a Roma, dove conseguì la laurea in giurisprudenza. Brillante avvocato sin dagli esordi, fu protagonista e organizzatore della resistenza romana contro l’occupazione nazista. Viene ricordato in politica per il suo tenace impegno nel far nascere il partito socialista in Calabria, difendendo tenacemente i diritti del movimento operaio. Nel suo agire si ispirò soprattutto al pensiero e all’opera del dirigente Rodolfo Morandi, al quale Minasi era legato da una profonda amicizia. Rese il Psi della provincia di Reggio Calabria uno dei più forti del Meridione e dal 1953 al 1968 fu eletto deputato al Parlamento, caso unico nella storia di Scilla».
Rocco Minasi scrisse due saggi, “L’istinto impareggiabile” (edizioni Edit Faenza) e “Après nous le déluge” -Dopo di noi, il diluvio- (edizioni Il Filo collana Nuove voci).