Una commedia greca sorprendente, che attinge all’attualità in maniera scanzonata e con un pizzico di politicamente “scorretto”. Il Gruppo della Creta ha portato in scena gli “Acarnesi”, una delle opere più conosciute di Aristofane, personalizzandola senza risultare stucchevole o banale. La rivisitazione della compagnia teatrale, che ha messo mano su un classico greco, ha piacevolmente sorpreso il pubblico di Catanzaro, Lamezia Terme, Simbario e Caulonia, città in cui si sono tenute le repliche dello spettacolo inserito nella stagione teatrale di AMA Calabria.
Il Gruppo della Creta, da sempre impegnato in spettacoli incentrati sulla nuova drammaturgia, è riuscito a portare in scena un evento di metateatro, che riesce a catturare il pubblico sin dalle prime battute. Quando a dare il via alla commedia è il regista Alessandro Di Murro, presente sul palco dall’inizio alla fine, si pregusta la consapevolezza di trovarsi dinanzi ad un evento dallo stile unico. Di Murro, facendo riferimenti attuali, parla al pubblico come se parlasse ad un suo amico, spiegando quanto gli “Acarnesi” siano aderenti ai giorni nostri, come una coperta cucita su misura. Una satira politica, che fa riferimento alla classe più potente e al malcontento del popolo dinanzi alle decisioni prese da coloro che detengono il potere.
Il Gruppo della Creta, come Aristofane 2.400 anni prima, rompe la quarta parete rendendo partecipi gli spettatori, invitandoli ad alzarsi quando inizia l’assemblea dei cittadini di Atene, rendendoli parte attiva dell’intero spettacolo. Quel primo dialogo attivo tra il regista ed il pubblico, verrà più volte ripreso durante la commedia partendo dal tema dell’ingiustizia a quello della pace, dalla differenza di pensiero tra le diverse generazioni alla chiave di volta che, invece, le unisce.
La contemporaneità che si scontra con la classicità trova la sua massima espressione negli oggetti di scena: maschere che, di volta in volta, servono a dar vita a personaggi come l’ateniese Anfiteo, lo stratega e soldato Lamaco e gli anziani Acarnesi. Maschere che richiamano l’antica Grecia, ma che vengono indossate da attori che parlano una lingua moderna e che fanno riferimento alla cultura popolare (la pizza, Dragon Ball, la televisione). L’unico a non indossare una maschera è il protagonista, Diceopoli, interpretato dall’attrice calabrese Laura Pannia, come ad indicare che lui sia il personaggio più limpido in scena, non animato da secondi fini.
Con la scelta di un’attrice che interpreta un uomo protagonista, si ribalta la tradizione dell’antica Grecia dove erano gli uomini ad interpretare anche le parti femminili. Sul palcoscenico, oltre a Di Murro e Pannia, anche gli attori Matteo Baronchelli, Alessio Esposito e Amedeo Monda, sono complici in quest’opera di riadattamento ben riuscito.
Durante uno dei momenti di metateatro, in cui il regista si rivolge direttamente al pubblico, Di Murro ricorda che Aristofane ha scritto gli “Acarnesi” a trent’anni circa e, in egual maniera, il Gruppo della Creta è formato da attori che hanno la stessa età. In tal modo, lo scontro tra Diceopoli e gli anziani di Acarne acquista un senso tangibile di quanto due diverse generazioni possano avere opinioni diverse su uno stesso tema. Gli Acarnesi, che hanno combattuto la guerra, la considerano quasi sacra, Diceopoli, invece, desidera la pace tanto da inventarne una privata. Solo lui in pace con Sparta, a farsi beffa del resto degli ateniesi che volevano continuare la guerra.
In scena è presente un oggetto anacronistico che, però, rappresenta l’anello di congiunzione tra le due generazioni: la televisione. Nell’opera classica Diceopoli minaccia di distruggere la cesta contenente il carbone, fondamentale per gli anziani di Acarne, nello spettacolo del Gruppo della Creta è la scatola televisiva a rappresentare un elemento imprescindibile, da cui non si possono separare né gli anziani né i più giovani.
Una commedia che ha un finale amaro, con la pace (Diceopoli) che divora la guerra (Lamaco), come a richiamare i classici valori che, col tempo, vanno perdendosi. A tal proposito, la decisione della Compagnia di non inserire un personaggio chiave, il tragediografo Euripide, diviene simbolo dei valori perduti. Euripide, difatti, dovrebbe rappresentare l’intellettuale, colui a cui Diceopoli si rivolge per acquisire l’ars oratoria che gli necessita per convincere gli altri a fare la pace. Alessandro Di Murro, però, sul palcoscenico rivela che volutamente non ha rappresentato Euripide perché oggi non vi è una figura intellettuale contemporanea a cui poter fare riferimento.
La stagione teatrale di AMA Calabria tornerà giovedì 14 dicembre al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme e venerdì 15 dicembre al Teatro Politeama di Catanzaro con “Giulietta e Romeo”, balletto in due atti liberamente ispirato alla tragedia di William Shakespeare. Protagonisti d’eccezione Carola Puddu e Paolo Barbonaglia, già stelle di “Amici di Maria De Filippi”, con il Balletto di Roma.
I biglietti di “Giulietta e Romeo” potranno essere acquistati presso la biglietteria del Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme, oppure presso la biglietteria del Teatro Politeama e il Teatro Comunale di Catanzaro. Per eventuali ulteriori informazioni si potrà consultare il sito www.amaeventi.org.