In questi giorni, Nicola Gratteri è stato nominato cittadino onorario di Portigliola. Una cosa è certa: la cittadinanza onoraria a Gratteri è stata conferita da tre anonimi funzionari estranei alla comunità, mai eletti e contro i cittadini di Portigliola che nessuno ha consultato. Alla faccia della sovranità popolare.
Gratteri ritorna in Calabria, a Portigliola, un comune del quale ci siamo occupati qualche tempo addietro quando il consiglio comunale democraticamente eletto, è stato sciolto per mafia. I cittadini sono scesi in piazza in difesa della loro libertà di scegliere i propri amministratori, in nome della Democrazia e della Costituzione.
Niente da fare.
In una “regione canaglia” i cittadini non contano nulla.
I commissari si sono insediati al Comune, ma il loro “lavoro antimafia” sembra impalpabile, invisibile, inesistente. Ad un tratto… il classico colpo d’ala e la ‘ndrangheta è stesa: Gratteri viene nominato dai commissari, “cittadino onorario” di Portigliola. Le cosche avranno pensato ad una fuga in Aspromonte.
Inconsapevoli che il dottor Gratteri appena qualche giorno fa, ha dichiarato dalla Gruber che chi, come Lui, ha “combattuto i criminali nella giungla colombiana o sulle montagne dell’Aspromonte non può temere i penalisti di Napoli.”
Quindi niente da fare, non resta loro che la Patagonia o il deserto dei Gobi, battuta a parte una cosa è certa: la cittadinanza onoraria a Gratteri è stata conferita da tre anonimi funzionari estranei alla comunità, mai eletti e contro i cittadini di Portigliola che nessuno ha consultato. Alla faccia della sovranità popolare.
Lo storico evento verrà tramandato alle future generazioni con una targa marmorea, rispettando le tradizioni del Regno del due Sicilie.
Intanto, mentre la banda suonava, poco distante da Portigliola, i giudici della Corte di appello fanno a pezzi la grande inchiesta di Gratteri denominata “Stige”: tra primo e secondo grado il 60% degli imputati vengono assolti. Stige va a raggiungere le sue molte sorelle che hanno fatto una fine peggiore.
In tutto questo, lo scandalo più grande è opera dei più importanti giornalisti che, in questi giorni, intervistano Gratteri con la lingua sul pavimento.
In occasione del suo ultimo libro, il cittadino onorario di Portigliola sta facendo il consueto giro delle sette chiese su tutti i canali televisivi e su tutti i grandi e piccoli giornali.
Invano si aspetta una sola domanda su Stige? Anzi sulle cento inchieste che come Stige hanno avuto l’effetto di far crescere esponenzialmente la ‘ndrangheta e rovinare la vita a migliaia di innocenti. Ad una domanda della Gruber, Gratteri ha risposto che Lui è abituato a mangiare “pane e veleno”. Probabilmente, ad infastidirlo è qualche timida critica ( e per quanto ci riguarda mai di carattere personale) tra un mare di “Olè” che si alzano ad ogni sillaba che pronuncia.
Ora a parte il fatto che il veleno fa male e che un magistrato “avvelenato” fa disastri, vorrei fare io qualche domanda a cui certamente Gratteri non risponderà :
Quanto veleno dovrebbe avere in corpo un INNOCENTE incarcerato ingiustamente nella inchiesta Stige o in altre simili?
Quanto gli amministratori e i cittadini di Portigliola?
Quanto i calabresi, non ancora storditi dalla martellante propaganda di regime, quotidianamente calpestati dalla ‘ndrangheta e che passano per “canaglie” grazie ad una narrazione interessata e falsa?
Eppure sono certo che costoro si siano liberati dal “veleno” trasformandolo in civile impegno democratico. Rifletta il dottor Gratteri nel suo esclusivo interesse, non accetti più una cittadinanza onoraria da chi non ha alcuna legittimità democratica per conferirla.
È una mortificazione per i cittadini; un’ inutile forzatura antidemocratica. E soprattutto ci pensi prima di rilasciare l’ennesima “intervista” senza domande.