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Calabria: in ricordo di Monsignor Ignazio Schinella, a sei anni dalla sua scomparsa

Don Enzo Chiodo, ricorda il Monsignor Ignazio Schinella, uomo di chiesa molto attivo tra i fedeli e nelle comunità in cui ha operato, oltre che fine educatore e teologo

Nel giorno in cui la Chiesa Cattolica fa memoria della comunione dei santi e commemora i fratelli e le sorelle defunti, ricorre il sesto anno dalla tragica morte del sacerdote monsignor Ignazio Schinella, educatore credibile e teologo capace di mettere insieme la carità intellettuale con la concretezza della vita.

Monsignor Schinella era nato ad Arena (VV) il 1° febbraio 1949, presbitero della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ha vissuto i suoi primi anni di sacerdozio a servizio del Seminario a Posillipo di Napoli, come animatore e accompagnatore di tanti giovani in cammino verso il sacerdozio. Rientrato in Calabria, a Catanzaro, è stato padre spirituale e in seguito rettore al Pontificio Seminario Teologico Regionale “San Pio X” e professore dell’Istituto Teologico Calabro.

In seguito, è stato padre spirituale al Seminario Maggiore di Napoli e vicepreside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione “San Tommaso” a Napoli. Accanto a tanti servizi ufficiali che ha svolto per la Chiesa calabrese e non solo, ha vissuto il suo sacerdozio lasciandosi plasmare dal pensiero e dall’opera del Beato Francesco Mottola, che ha studiato e amato assieme alle tante figure di preti calabresi che hanno segnato la storia della Calabria. Faticosi e pieni di preghiera sono stati i suoi viaggi in tutta la regione, presso situazioni o persone che vivevano momenti difficili, attuando la compassione di Cristo, la vicinanza umana e spirituale verso ogni persona.

Desidero ricordarlo oggi come un vero oblato, capace di offerta e dono della sua vita per il bene delle anime e della Chiesa; ancora oggi risuona il programma mottoliano del cammino di santità: «tacere, soffrire, godere, dimenticare». Non c’è stata occasione nella sua vita in cui il silenzio obbediente, l’assunzione di ogni dolore, l’amore verso i fragili e i feriti della vita e la sua capacità di dimenticare attraverso il perdono cristiano non siano stati così evidenti e incarnati nella sua persona: un vero certosino della strada. Tanti laici, seminaristi e religiosi, sacerdoti e vescovi hanno potuto sperimentare un pastore «secondo il cuore di Cristo» che nel mistero pasquale continua ad accompagnare la Chiesa.

Numerose sono le testimonianze che ricordano la sua umanità, la sua fede e la sua carità; un popolo anonimo ma semplice con quale don Ignazio si è sempre confrontato per evitare la superbia della vita e dal quale ha imparato dal sensus fidae a fare teologia e poesia.

Quest’anno, il 29 dicembre, ricorre il suo 50° di sacerdozio. Non dimenticare chi ci ha introdotti nel mistero di Cristo è un atto di riconoscenza e motivo di ringraziamento, segno di quel seme che caduto a terra produce molto frutto. Tanti che l’abbiamo conosciuto vogliamo ricordare questo momento significativo per tornare ad “imparare il Cristo”; un’espressione paolina tanto cara a don Ignazio Schinella che ha voluto raccogliere la sua esperienza educativa, in un volume datato, ma sempre di grande attualità, che l’editore Demetrio Guzzardi ha in programma di ristampare. Il testo è molto richiesto, per lo spessore spirituale e pastorale, frutto di esperienza e di grande attenzione verso i presbiteri e quei giovani che hanno ancora il coraggio di intraprendere la via del sacerdozio.

Sono certo che saremo molti i sacerdoti che il 2 novembre, giorno del suo ritorno alla casa del Padre, celebreranno la Santa Messa per lui, sicuri che continua a essere l’amico di Dio e degli uomini che nella comunione dei santi intercede per la sua Calabria, terra di santi e di peccatori, terra margia, ma piena di potenzialità ancora non espresse. In quest’anno mottoliano che la Chiesa di Mileto, con il suo vescovo, Attilio Nostro, ha voluto indire, mi piace vederlo come colui che ha saputo incarnare nella sua ingenuità l’ideale di don Mottola di essere prete universale con lo sguardo dell’aquila verso il Sole e la profondità dell’allodola.

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