Francesco Martino riflette sulla guerra e su tutto il dolore e la disperazione che genera tra i popoli
Guardo impotente a quello che succede nella striscia di Gaza, come siamo ancora impotenti della guerra in Ucraina.
Innocenti morti, uccisi in uno scontro senza tregua.
Eppure, non si può tacere, basta guerre!
Due popoli che vivono uno accanto all’altro, eppure da quasi ottanta anni sono in guerra.
La maggioranza dei cittadini palestinesi ed ebrei non hanno mai vissuto in pace, sempre con la paura e i palestinesi vicino in condizioni che dire umani è un controsenso, nati e vissuti in campi di profughi. Occorre dissotterrare l’ascia di guerra, l’esercito israeliano non può continuare a distruggere vite umane e le città, resteranno solo le macerie e morti e sentimenti di rivalsa.
Occorre che ci sia una tregua “permanente” e se qualcuno non li “obbliga” a sedersi a un tavolo, a discutere tra di loro e decidere come convivere sugli stessi luoghi i Palestinesi si troveranno sempre sotto il controllo di Israele, una potenza nucleare.
Sperare che i paesi arabi abbiano a cuore il destino dei palestinesi e anche della loro vita è pura illusione. Nessuno li vuole sul proprio territorio, anzi ho il dubbio che gli stati arabi li utilizzino nello scontro regionale e contro gli USA. L’Egitto non li vuole, il Libano li ha espulsi, ricordate Sabra e Shatila.
Lo scontro tra mussulmani ed ebrei si gioca anche sulla loro pelle.
Ogni volta che c’è stato una guerra lo Stato palestinese si è sempre ridotto di più, nel 1948, nel 1967. Alla fine di questa ultima tragedia si rischia che la striscia di Gaza diventi ancora più stretta, anche se la vita dei palestinesi a Gaza era impossibile, 2 milioni di abitanti su 320 Km quadrati, significa 5 mila. abitanti per kilometro quadrato. il 20% della popolazione in Israele è araba, 900 mila coloni ebrei hanno occupato terre in Cisgiordania.
E sarebbe ora che si capisse che gli stati, i confini, sono una finzione che serve solo per suddividere le persone in base a religioni e qualcuno ce ne liberi, etnie, culture che in questi anni non hanno più senso. Ormai con il diritto all’emigrazione, a trovare luoghi in cui vivere decentemente, per cause ambientali, per guerre, si scontra contro nazionalismi, ricerca di piccole patrie, rimpiango la Sinistra che era internazionalista e lottava contro i padroni, si parlava di lotta di classe, non di lotta tra paesi e si cantava anche l’Internazionale.
Un pensiero alle vittime di questa tragedia, in quanto mi rendo conto che siamo impotenti, ma occorre anche protestare per costringere il governo italiano e le opposizioni ad essere più attivi contro questa mostruosità della guerra.