Filippo Veltri ci parla del fascismo di ieri e di oggi attraverso le parole di Antonio Scurati, autore e editorialista di Repubblica.
Antonio Scurati dopo il suo doppio M. torna sul tema. Con il suo fascino potente e consolatorio, cento anni fa Mussolini sedusse l’Italia mentre i suoi squadristi la violentavano. In quel duplice gesto, oggi come allora, palpita il cuore nero di ogni tentazione autoritaria. Che cosa accomuna il fascismo ai sovranismi di oggi? Qual è la cattiva lezione che Mussolini lascia in eredità? L’autore della saga di M, tradotta in tutto il mondo e presto una serie tv, offre una risposta a questi interrogativi con ‘’Fascismo e Ppopulismo’’.
L’allarme per un ipotetico ritorno del fascismo guarda nella direzione sbagliata. L’attenzione degli allarmati democratici si concentra sui segnali più vistosi: gesti identitari (saluti romani, croci celtiche), violenze fisiche, manifestazioni di odio razziale. Si tratta di fenomeni esecrabili, ma appunto perché plateali forse meno pericolosi rispetto a quello meno immediatamente evidente: i movimenti politici che, pur ripudiando il ricorso alla violenza agita sul piano fisico (ma non su quello verbale) e pur muovendosi all’interno delle regole del gioco democratico, manifestano chiari caratteri ereditari del fascismo novecentesco. Sono quei partiti – spesso difficilmente riconducibili alle categorie di destra e sinistra – che vengono convenzionalmente definiti come populisti o sovranisti. Mentre i nostalgici dichiarati del nazifascismo non sono che un fenomeno di nicchia, i populisti europei e americani discendono, consapevolmente o inconsapevolmente, non dal Mussolini fondatore del Partito Fascista ma dal Mussolini che per primo intuisce i meccanismi della seduzione politica nella società di massa: in questo libro Scurati individua questi meccanismi e li smonta uno per uno, consegnandoci la chiave dell’epoca inquieta che tutti stiamo attraversando.
Che cosa si fa quando si sta un passo indietro? Si ragiona, si analizza, si prevede? No: si fiuta. E cosa si fiuta quando si riduce la vita politica ai suoi umori? Quasi sempre i malumori. E qual è l’odore dominante quando la civiltà si avvilisce al suo substrato animale? L’odore acido della paura. […] Esiste una sola passione politica più forte della speranza, e questa è la paura. Ma paura di cosa? Paura delle speranze degli altri. Ieri paura del trionfo della rivoluzione socialista, oggi paura del trionfo delle speranze in una vita migliore di popoli costretti a migrare in massa verso l’Europa.