Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 15 Ottobre.
Accadde che:
1815 (208 anni fa): Napoleone Bonaparte viene esiliato sull’isola di Sant’Elena, un lembo di terra di origine vulcanica che affiora dalle acque dell’Oceano Atlantico. L’uomo, che per oltre due lustri tenne in scacco l’Europa, l’imperatore dei francesi e generale di cento battaglie, parlò così del posto dove era stato relegato dopo il Congresso di Vienna e il conseguente periodo definito della Restaurazione: “In quest’isola maledetta non si vede né sole e né luna per la maggiore parte dell’anno. Sempre pioggia o nebbia. Se ne lamentano gli stessi inglesi, benché siano abituati all’umidità. L’unica cosa che abbiamo in abbondanza è il tempo”. Si rese conto subito che quell’isola sperduta sarebbe stata un ostacolo insormontabile anche per un uomo risoluto e geniale. Sant’Elena era a 1900 chilometri dalla costa africana, quella più vicina e a 3000 chilometri dalla costa brasiliana. Un minuscolo territorio nel bel mezzo dell’oceano. Gli Inglesi poi avevano fatto le cose in grande pur di non farlo evadere come era successo all’Elba. Almeno due fregate sorvegliavano l’isola di continuo e una guarnigione di 2000 soldati non aveva altro compito che quello di guardare a vista Napoleone. Dal 1815 fino a quel 5 maggio 1821 data che segnò la sua morte, Napoleone dimorò a Longwood privato di ogni libertà personale. Non poteva ricevere nessuno che non avesse avuto autorizzazione da parte del governatore dell’isola, la sua posta veniva aperta e censurata. Vi erano limiti alle sue passeggiate e al suo poter andare a cavallo. Napoleone fu privato della sua forza morale. La genialità dell’uomo gli fece comprendere dopo una quindicina di mesi di permanenza che non vi era possibilità alcuna di fuga. Tale consapevolezza lo portò a chiudersi in se stesso e a maturare una depressione che lo travolse.
1993 (30 anni fa): Nelson Mandela e Frederik de Klerk ricevono, a Stoccolma, il Nobel per la pace, per aver liberato il Sudafrica dall’apartheid. Un riconoscimento congiunto ai due statisti sudafricani, che rappresentavano il vecchio e il nuovo: l’affossatore del vecchio regime e il profeta del ‘nuovo Sudafrica’. De Klerk, che ha messo fine al regime di apartheid. E Mandela, l’attivista per i diritti dei neri, icona della lotta per tutte le libertà. Un uomo cresciuto nello spietato regime dell’apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994. Un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata, che ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere, uscendone come un ‘Gandhi nero’. Un simbolo, che con il suo messaggio di perdono e riconciliazione ha saputo trattenere il suo Paese dal precipitare in un temuto baratro di vendetta e di sangue.Nel novembre 2009, l’Onu proclama il 18 luglio il Mandela Day.
Scomparsa oggi:
2020 (3 anni fa): muore, a Cosenza, Jole Santelli Presidente delle Regione Calabria. Nata, a Cosenza, il 28 dicembre 1968 si è laureata in giurisprudenza con specializzazione in diritto e procedura penale all’Università di Roma La Sapienza. Nel corso della sua attività politica è stata sottosegretario alla Giustizia (dal 2001 al 2006) nel secondo e terzo governo Berlusconi, e sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali (da maggio a dicembre 2013) nel governo Letta. Nel gennaio 2014 è stata nominata da Silvio Berlusconi coordinatrice di Forza Italia in Calabria e dal 28 giugno 2016 è stata vicesindaco e assessore alla cultura al comune di Cosenza guidato dal sindaco Mario Occhiuto. Incarichi, questi ultimi al comune, da cui si è dimessa il 9 dicembre 2019 dopo che era iniziata a circolare la voce di una sua possibile candidatura alla presidenza della Regione proprio al posto di Mario Occhiuto, designato dalla componente calabrese di Forza Italia, ma stoppato dal leader della Lega Matteo Salvini. Ufficializzata a sua candidatura, ha stravinto le elezioni il 26 gennaio 2020, diventando la prima donna a diventare Presidente della Regione Calabria. Otto mesi dopo la notizia della sua morte ha lasciato tutti esterrefatti, il mondo politico calabrese e quello nazionale. Nulla, infatti, faceva sospettare che le condizioni di salute della presidente, malata da tempo di tumore, fossero compromesse o peggiorate a tal punto. Al contrario, era stata proprio lei qualche settimana prima a smentire le voci su un presunto aggravamento della malattia, bollandole come “cattiverie” e a riprova aveva tenuto a presenziare a diversi appuntamenti di campagna elettorale in tutta la regione.
Per ricordare Jole riproponiamo l’intervista che ci ha concesso la sorella Roberta.
Sono trascorsi quasi tre anni dalla morte di Jole, qual è l’ultimo ricordo che conserva di sua sorella?
I ricordi che conservo di Jole sono innumerevoli. Quello che mi ritorna in mente, oggi, è la felicità che provava in questa casa a Sangineto.
È sempre apparsa una donna determinata e coraggiosa, ma era davvero così?
All’esterno appariva come una donna forte e coraggiosa, ma in famiglia era tenerissima e dolcissima.
Nei suoi otto mesi di Governo ha saputo valorizzare e difendere la sua Terra, dimostrando un amore viscerale. Quali erano i suoi progetti per la Calabria?
I suoi progetti per la Calabria erano tanti, voleva partire dalla ‘Rivoluzione reputazionale’ così la definiva, ovvero invertire la percezione che hanno le persone al di fuori della nostra regione.
Torniamo indietro. Che bambina è stata Jole e cosa sognava di diventare da grande?
La su passione è sempre stata la politica. Sin da bambina leggeva tantissimo e guardava tutti i telegiornali.
In una sua intervista ha detto: “Marcello Pera mi ha insegnato a pensare; Silvio Berlusconi mi ha dato l’entusiasmo, mi ha trasmesso la capacità creativa”. Questi due uomini quanto hanno influito nel suo percorso di vita e professionale?
Marcello Pera e Silvio Berlusconi sono stati importantissimi per lei, perché le hanno fatto realizzare il suo sogno e cioè dedicarsi totalmente alla sua passione più grande: la politica.
Jole è sempre stata coerente con le sue idee. Perché ha scelto il partito di “Forza Italia”?
Ha scelto Forza Italia, perché era un partito giovane, dove c’era moltissimo entusiasmo e il Presidente Berlusconi le ha sempre dato molto spazio, perché Jole era preparatissima. A soli 32 anni è diventata sottosegretario alla Giustizia.
Ha mai provato nausea per la politica?
No, non ha mai provato nausea per la politica, è sempre stata molto coerente con sé stessa.
Quando è stata eletta sottosegretaria di Stato al Ministro della Giustizia dal 2001 al 2006 nel Governi Berlusconi II e III, quali emozioni ha provato e come ha vissuto quegli anni?
Quando è diventata sottosegretario alla Giustizia si è trasferita a casa mia e piangeva, perché pensava di non essere all’altezza. In realtà, è stata bravissima. Tra le tante cose che ha fatto mi piace ricordare la riforma dell’affido condiviso.
“Io sono una persona danneggiata dalla malattia”. Dove ha trovato la forza per combattere il cancro e allo stesso tempo impegnarsi per la sua Regione?
Jole ha insegnato a tutti che si può morire, ma che non si può smettere di vivere.
Ha sempre affermato che la sua gioia più grande sono i suoi nipoti. Che zia è stata?
È stata una zia unica, dolcissima, tenerissima e generosissima.
Cosa amava di più della nostra Calabria?
Della Calabria amava tutto: i suoi profumi, i suoi colori, il suo mare, i suoi Castelli…. Tutto!
È vero che a sua sorella piaceva la Locride e veniva spesso in vacanza in questo territorio?
Amava moltissimo la Locride e appena poteva andava a Roccella o a Gerace. Passava lì buona parte dell’estate….
Jole ha sicuramente vissuto una vita intensa, ma ha avuto dei rimpianti?
Non so sinceramente se ha avuto dei rimpianti, probabilmente sì come del resto lo abbiamo tutti, ma lei ha fatto esattamente quello che voleva fare e cioè dedicarsi agli altri, alla sua famiglia, ai suoi nipoti e alla sua Regione.
Cosa le manca di più di sua sorella?
Per me, è stata una roccia su cui poter sempre contare… Mi manca tutto di lei…