L’Anpi ci narra, attraverso le ricerche storiche di Giorgio Castella, la vita del partigiano di San Luca “Fiore”, Giampaolo Sebastiano
Era nato a San Luca (R.C.) il 20-01-1921. Figlio di Antonio e Georgi Maria.
Ha 20 anni quando viene chiamato alle armi; è in atto la Seconda Guerra Mondiale. Il Governo di Benito Mussolini, oltre a essere alleato con i tedeschi di Hitler, aveva dichiarato guerra a due nazioni pacifiche: la Francia e L’Inghilterra. Giampaolo, parte su un piroscafo da Bari, sbarca nella zona del Montenegro dove le truppe tedesche e italiane erano impegnate ad occupare il territorio balcanico. Rimane circa un anno nella zona di guerra.
Il 25 luglio 1943 il capo del Governo Benito Mussolini viene arrestato e sostituito con il generale Pietro Badoglio. Con l’Armistizio del 8 settembre 1943, le truppe tedesche occupano le città italiane. Il generale Badoglio ed il Re Vittorio Emanuele III scappano a Brindisi, lasciando allo sbando l’esercito italiano. Il 12 settembre 1943 Mussolini viene liberato dall’esercito tedesco e, pur di continuare a governare, istituisce la Repubblica di Salò.
I disertori e i renitenti che non ubbidivano al nuovo Stato venivano condannati alla pena di morte. Giampaolo Sebastiano non aderì alla Repubblica di Salò, non accettò la cieca violenza esercitata dai tedeschi e dai fascisti; decide di dare una svolta alla sua vita: scopre i valori della libertà e della democrazia e sceglie di far parte delle formazioni partigiane Giustizia e Libertà con il nome di battaglia “Fiore”.
I compagni della Brigata partigiana della “Valle Maira” descrivono Sebastiano come un giovane solerte e coraggioso, che partecipa ad azioni di guerriglia contro i nazifascisti con determinazione, conquistando la fiducia degli uomini e delle donne che prendevano parte alla lotta armata, riconoscendogli sul campo di battaglia il grado di Capo-Squadra.
La notte del 13 ottobre del 1944, in località Ciarlara della “Valle Maira”, Giampaolo era intento a rastrellare armi e munizioni ricevute dagli aeri alleati. Nell’atto di liberare una mina impigliata nell’involucro nel quale era stata paracadutata, saltò in aria e perse la vita. I partigiani di “Giustizia e Libertà” trasportarono le sue spoglie al cimitero di Pradvales (Cuneo), affranti dal dolore per la perdita del valoroso compagno che aveva deciso di riscattare la libertà dall’invasione tedesca.