Giorgio Castella ci narra la storia di Beppe, un ragazzo torinese che dopo mezzo secolo torna a visitare la Calabria del suo amico Giorgio, trovandola mutata e distante da come la ricordava.
Giorgio Castella
Uno degli amici stimati di Giuseppe “detto Beppe” era un ragazzo calabrese di nome Giorgio.
I suoi genitori negli anni 60 non riuscendo a dare una prospettiva di vita ai propri figli nel loro territorio, erano emigrati a Torino dove l’industria automobilistica della FIAT cercava manodopera.
La predisposizione di Giorgio verso gli studi spinse i suoi genitori ad investire sul sapere. Beppe e Giorgio si conobbero presso l’istituto tecnico industriale, essendo compagni di banco la loro amicizia andava oltre i rapporti scolastici condividendo interessi comuni che animavano la loro giovinezza. Nel 1978 conseguirono il diploma di perito industriale che gli aprì le porte nel mondo del lavoro.
Nel mese di agosto con la chiusura dello stabilimento della FIAT, la famiglia di Giorgio ritornava in Calabria per trascorrere le ferie nel piccolo paese di origine.
Erano gli anni dei sequestri di persona e proprio nel territorio dell’Aspromonte venivano nascoste e trattenute le persone sequestrate a scopo estorsivo dalla mafia (‘ndrangheta). Tutto ciò aveva creato attenzione mediatica nell’opinione pubblica nazionale al punto che lo Stato dovette varare leggi speciali ed inviare l’esercito in diversi paesi dell’Aspromonte per far fronte al fenomeno criminale.
Nonostante il periodo non fosse dei migliori per venire in vacanza in Calabria, Giorgio non esitò ad invitare il suo amico Beppe a trascorrere le ferie nel suo paese. Beppe a sua volta accettò l’invito e all’età di 19 anni partì da Torino con il suo amico Giorgio con destinazione Agnana.
Il viaggio fu lungo e faticoso percorrendo 1350 Km con molti tratti di strada statale; nonostante ciò, Beppe era pieno di entusiasmo.
I suoi occhi vedevano per la prima volta la bellezza della Calabria: aranceti, uliveti secolari, le acque del mare azzurro e cristallino. Percorrendo il valico di montagna, ammirava le piante di ginestra che coloravano il bordo delle strade, e lunghe distese di faggeti, pinete e abeti dove i raggi del sole facevano fatica a penetrare in un ambiente oscuro quanto affascinante per la sua bellezza.
Il giovane torinese durante la sua permanenza in Calabria ricevette tutti gli onori riservati agli ospiti. Cose semplici ma autentiche.
Aveva potuto conoscere il valore dell’amicizia fra i giovani e di tanti lavoratori onesti dalle mani incallite che esprimevano il loro rammarico dell’ondata criminale che “macchiava” la bellezza della montagna e dei paesaggi che la circondavano.
Dopo 45 anni, nell’estate del 2023, Beppe partiva da Torino per trascorrere le vacanze in Calabria con destinazione Roccella Jonica.
Rivedeva la Calabria rinnovata: l’autostrada Salerno – Reggio Calabria e la superstrada Jonica -Tirrenica a scorrimento veloce che collega i paesi della Locride senza essere obbligati a percorrere i valichi di montagna come nella sua giovinezza. Pur essendo affascinato dalla bellezza del mare di Roccella “bandiera blu”, dalla vitalità turistica che ogni sera offriva con eventi musicali e presentazioni di libri, volle rivedere i luoghi che avevano lasciato un ricordo indelebile nella sua memoria.
Visitò il borgo di San Luca per rendere omaggio allo scrittore Corrado Alvaro, poi si diresse verso il borgo di Agnana. Posteggiò la sua macchina nella piazzetta come fece diverse volte durante la sua permanenza in Calabria. Si incamminò verso l’interno del paese con l’intento di ricordare la casa dove per circa un mese aveva dormito.
Aveva girato ogni vicolo senza riuscire ad individuare la struttura della casa di cui ricordava perfettamente lo stile e il colore della facciata. Il caldo aveva preso il sopravvento a tal punto da indurlo a concedersi una sana pausa. Si dissetò in una fontana dove scorreva dell’acqua fresca e riacquistò le forze e riprese nuovamente la salita verso il borgo ma cambiando percorso. Il volto di Beppe si colorì di felicità quando si trovò proprio difronte a quella casa, non aveva più dubbi, si avvicinò al portone dove sul campanello c’era ancora scritto il nome della famiglia che lo ospitò. Preso dall’emozione si soffermò a rievocare quella bella estate: “La piazzetta brulicava di persone, dalle finestre delle case le ragazze si affacciavano scambiandoci i sorrisi, i bambini con i loro vociare creavano allegria, si sentiva il profumo delle pietanze tradizionali che fuoriusciva dalle finestre delle cucine, mentre con il mio amico Giorgio ammiravamo il paesaggio che ci circondava”
Beppe, dopo 45 anni rivedeva il borgo che aveva visto per la prima volta nella lontana estate del 1978 e notava che rispetto allora nel piccolo paese dominava il silenzio. Alcuni abitanti gli spiegarono che il paese di Agnana, come altri piccoli borghi del territorio, si erano spopolati, e molte case erano ormai disabitate. Molti degli abitanti di un tempo non c’erano più e i pochi giovani rimasti sul territorio avevano abbandonato il borgo alla ricerca di nuove prospettive.
Cosa resta ora di quel borgo?
Resta sicuramente il paesaggio (almeno per ora), la bellezza dei luoghi e l’ospitalità della gente.
Dopo 45 anni, si possono fare anche delle considerazioni.
Quando Beppe venne per la prima volta in Calabria non era facile viverci (e forse per alcuni versi non lo è neanche ora) ma oggi rispetto ieri c’è qualche consapevolezza in più. Alcuni borghi (un tempo abbandonati) grazie alla loro bellezza e all’ospitalità diffusa hanno ripreso a vivere (basti pensare a Pentadattilo o Caulonia solo per citarne alcuni), sfruttando la vocazione turistica dei luoghi.
Rispetto allora è sicuramente più forte il contrasto alla ‘ndrangheta, i valori della legalità cominciano a radicarsi nelle nuove generazioni o almeno nella “meglio gioventù” di questa terra, cioè di quella che quotidianamente si impegna con enormi sforzi e sacrifici. Oggi rispetto a ieri si possono immaginare prospettive nuove proprio grazie a quei giovani che decidono di restare. Basta sfruttare bene quello che abbiamo puntando sul turismo e sull’agricoltura sostenibile.
Serve maggiore coesione e partecipazione tra cittadini e amministrazioni locali per valorizzare le risorse esistenti. Puntare sulla bellezza del proprio paese, sviluppare itinerari turistici adatti al territorio (preservandolo e non deturpandolo). Impegnarsi a far conoscere sempre più la cucina tradizionale, rilanciare l’agricoltura impiegando le nuove tecnologie e sviluppando l’allevamento di bestiame.
Insomma, le “ricette” ci sono ma bisogna aver il coraggio di mettersi in gioco senza piangersi addosso.
Chissà magari il prossimo borgo a rinascere sarà proprio Agnana, io me lo auguro.