Paolo Veltri, preside di Ingegneria Unical e già direttore di Dipartimento, commenta la notizia del Comitato Ponte di Messina e la “scomparsa” dell’Unical dal ruolo di protagonista nel campo
Commento la notizia del Comitato del Ponte di Messina, ma non per ripetere le circa cento ragioni del mio dissenso, ma per rendere di pubblico dominio la scomparsa dell’Unical in ambiti scientifico professionali nei quali siamo stati protagonisti per decenni. Conosco gran parte dei colleghi del Comitato e con alcuni di loro ho lavorato. Posso dire che sono professionisti di qualità medio alta. Ma è sorprendente che l’ingegneria civile Unical, del cui dipartimento sono stato direttore per sei anni, sia scomparsa. Colpa di chi? Anche mia, purtroppo.
Nella tecnica e scienza delle costruzioni abbiamo avuto fari luminosi, così nella geotecnica, nella geologia, nelle opere idrauliche, nella pianificazione territoriale. E oggi? Chi ci ha sostituito – e spesso siamo stati noi a scegliere i sostituti – cosa ha fatto in questi anni? Come hanno pensato di mettersi alla pari con il loro passato ingombrante ma di elevato valore? Cosa stanno facendo per far capire a tutti – società civile, politica, accademia in senso ampio, mondo delle professioni – che la pur eccellente Artificial Intelligence non ha il deserto attorno a sé?
Capisco di non essere più nessuno, accade a tutti quando si va in pensione, ma è legittimo chiedere al Senato accademico e ai due Dipartimenti eredi della gloriosa tradizione civile e ambientale cosa fanno, di cosa si occupano, di cosa discutono?
È il mio uno sfogo? Forse si, ma è anche una assunzione di colpe che altri, ben più di me, dovrebbero sentire come macigni sulla propria coscienza